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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca / Santo Stefano / Via degli Scalini

Investì il giovane Matteo Prodi, quella di Grandi "fu una manovra azzardata"

Lo scontro mortale, in cui morì il nipote dell'ex premier, fu "conseguenza dell'esclusiva azione del conducente", scrive il gup nelle motivazioni della sentenza di condanna per il professore universitario

La manovra automobilistica che il professor Roberto Grandi effettuò sui colli bolognesi, all’incrocio tra via Barbiano e via degli Scalini, il 27 febbraio di tre anni fa e che provocò la morte di Matteo Prodi, il nipote 18 enne dell’ex eurodeputato Vittorio, fratello di Romano, fu “di per sé azzardata, anche se comune agli utenti di quella strada”. Di certo, se Grandi avesse dato correttamente la precedenza alla bici con alla guida il ragazzo, l’impatto mortale “non si sarebbe verificato”. Lo scrive il gup Sandro Pecorella nelle motivazioni del processo in abbreviato in cui il professore universitario è stato condannato in primo grado a sette mesi e tre giorni.

Secondo il giudice, la vittima non violò il codice della strada 

Secondo il giudice, quindi, non ci fu nessuna violazione del codice della strada, nessuna imprudenza e, in definitiva, nessun concorso di colpa da parte della giovane vittima. L'incidente, continua infatti Pecorella, "appare essersi realizzato come conseguenza dell'esclusiva azione del conducente, non essendoci, in questo caso, alcun concorso, né nel comportamento della persona offesa, né nelle condizioni climatiche" o in altri eventi esterni. Inoltre "non è provata l'elevata velocità del ciclista ma, anzi, appare ragionevole il contrario". Il gup ha riconosciuto a Grandi le attenuanti generiche e l'attenuante del risarcimento del danno, attraverso l'assicurazione, ai familiari della vittima, rappresentati dall'avvocato Guido Clausi Schettini, che ritirò la costituzione di parte civile dopo il risarcimento.

Grandi: "Attendo ancora di capire cosa avrei potuto fare per evitare l'impatto"

L'imputato, che ha avuto anche la sospensione condizionale (è difeso dagli avvocati Pietro Giampaolo e Luca Sirotti), nonostante le chiare parole contenute nelle motivazioni del giudice, continua a non darsi pace. "I tre anni dal tragico incidente non hanno diminuito il dolore persistente e ancora attendo una ricostruzione della dinamica dell’impatto della bicicletta contro l’auto che chiarisca alla mia coscienza la mia responsabilità personale e che cosa avrei potuto fare per evitarlo”, le sue parole. Alle ultime elezioni comunali Grandi si era candidato in testa alla lista civica in sostegno di Matteo Lepore, ma a meno di due settimane dal voto  aveva deciso di ritirarsi, dopo che un cugino del giovane Prodi aveva definito "inopportuna" la sua candidatura. 

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