Coronavirus e lavoro, la Uil: "Solo a Bologna oltre 10.000 domande di cassa integrazione"
Preoccupazione delle imprese rispetto a una crisi del tutto inattesa
Con lo stop causato dall'emergenza sanitaria, sale anche la domanda di cassa integrazione: "Solo a Bologna a oggi sono oltre 10.000. E il numero cresce ancora", conferma il segretario della Uil Giuliano Zignani. "Tutto sommato, però, la situazione in regione è sotto controllo. Soprattutto nelle grandi aziende non ci sono grossi problemi. Più difficile è controllare le piccole realtà e verificare che chi lavora possa farlo in sicurezza", osserva.
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Sul fronte delle richieste di deroga avanzate dalle aziende bolognesi alla Prefettura per continuare a lavorare pur non essendo nell'elenco dei codici Ateco (il codice identificativo alfanumerico che classifica le imprese quando entrano in contatto con le pubbliche istituzioni), i sindacati hanno segnalato a Bologna una quindicina di aziende che non avrebbero i requisiti. "Se non ci sono le condizioni è giusto fermarsi", dice Zignani.
Crisi inattesa
Preoccupazione delle imprese rispetto a una crisi del tutto inattesa, che si somma al rallentamento dell'economia già in atto prima dell'emergenza. Il 2019 si è chiuso per l'industria con calo della produzione dell'1,2%. Secondo i dati di Unioncamere, nel quarto trimestre il volume della produzione delle piccole e medie imprese dell'industria in senso stretto dell'Emilia-Romagna è sceso dell'1,5%, confermando la tendenza negativa del trimestre precedente (-1,7%). È peggiorato il saldo tra le quote delle imprese che hanno rilevato un aumento e quelle che hanno riferito una riduzione della produzione rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, scendendo da -6,8 punti nel terzo trimestre a -11,7 punti nel trimestre in esame. Il valore delle vendite si e' ridotto dell'1,2%, con una perdita meno marcata di quella della produzione.
Il fatturato estero, nell'ultima parte del 2019 in Emiliua-Romagna, ha mostrato una migliore tenuta ed è rimasto sostanzialmente invariato, dopo essersi ridotto dello 0,4% nel trimestre precedente. A suggerire ulteriore cautela è la conferma di una tendenza negativa del processo di acquisizione degli ordini, che ha subito una flessione tendenziale dell'1,3%, leggermente meno ampia rispetto alla perdita dell'1,8% del trimestre precedente. Inoltre, anche gli ordini pervenuti dall'estero hanno subito un'analoga flessione (-1,3%). Il grado di utilizzo degli impianti si è attestato al 75,4%, un dato inferiore rispetto al livello del 78,5% riferito allo stesso trimestre dell'anno precedente. Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini risulta pari a 10,2 settimane, in lievissimo calo rispetto al dato del trimestre precedente (10,3 settimane). Solo l'industria alimentare viveva a fine anno ancora una fase di crescita. L'attività è in arretramento in tutti gli altri settori e la recessione è particolarmente sensibile per le industrie della moda e per la metallurgia. (dire)