Ex Staveco, una semplice idea.
Gentile redazione di Bolognatoday,
sono un ragazzo di trent'anni interessato allo sviluppo urbano ed economico della città. Negli ultimi giorni è arrivata la notizia della disdetta da parte del Rettore Ubertini di impegnare l' Università di Bologna nel progetto di riqualificazione dell'ex Staveco, per dar vita al Campus Universitario 1088 tanto agognato dall'ex numero uno dell'Ateneo Dionigi.
Da parte mia, condivido la scelta di Ubertini dettata dalla volontà di non svendere il patrimonio immobiliare dell'Alma Mater e di non "spogliare" il cuore della città da ciò che la rende vitale: gli studenti.
A questo punto, balzata la palla di nuovo in mano al Comune, si riaccende il problema di quale ruolo affidare a quell'area tanto strategica della città. Mi piacerebbe, grazie alla vostra testata giornalistica, esprimere una mia modesta idea in proposito, da semplice cittadino ma attento osservatore delle trasformazioni e dei fabbisogni sociali. Ricordo che prima che il Comune affidasse integralmente il recupero della Staveco all'Università, vi erano state varie proposte di cui alcune dal sottile sapore speculativo, quale l'idea di invitare alcune Università straniere ad insediarsi in quell'area. Quest'ultima opzione, che sembra essere tornata in auge, fu fortemente criticata dall'ex Rettore Dionigi il quale dichiarò che Bologna non poteva permettersi di diventare una succursale della Stanford University. A questo punto, tramontata l'dea dello stesso Dionigi e trovandomi comunque d'accordo con lui nello scongiurare subalternità accademiche di stampo anglo-sassone, proporrei di concentrare in una parte di quell'immensa area attività a carattere artigianale di alta qualità. Per essere ben preciso, mi piacerebbe che, coerentemente al contesto paesaggistico, sorgessero delle realtà il cui fine sarebbe il recupero e la trasmissione di mestieri nobili e qualificanti. L'artigianato bolognese ha bisogno di vivere attraverso nuove leve e vedo in città realtà eccellenti che hanno bisogno di farsi conoscere e, allo stesso tempo, non vedo corsi di formazione adeguati se non in maniera sporadica. Ho avuto la fortuna di frequentare la Scuola di Scrittura fondata da Carlo Lucarelli il cui nome richiama e vuole sottolineare il lavoro artigianale che vi è dietro: "Bottega Finzioni" ( Proprio con Bottega Finzioni, in collaborazione con CNA, ho pubblicato un racconto in seno alla raccolta "Poche storie, siamo artigiani"). Questa realtà di produzione e trasmissione culturale rappresenta, ad esempio, un ambito a cui potrebbe essere destinata la ex Staveco insieme ad altri ambiti che riguardano la produzione alimentare, dei manufatti e della moda. Insomma una vera e propria grande Bottega e Accademia dei mestieri dove gli allievi impareranno e produrranno artigianato di qualità Made in Bo.
Vi ringrazio per l'attenzione
Cordiali saluti.
Sebastiano