Città 30. Lettera aperta al Sindaco di Bologna
Buongiorno signor Sindaco, sono un cittadino di Bologna che usa l’auto e che ogni tanto va in bicicletta. Non sono solito esternare le mie perplessità sulla stampa né, tantomeno, sui social ma, questa volta, farò un’eccezione perché le disposizioni di Bologna città 30 rappresentano una violenza su tutti gli automobilisti, poiché le regole imposte sono tali da non poter essere rispettate! Chi è costretto ad utilizzare l’auto (per lavoro) si trova, così, suo malgrado, già in violazione nel momento stesso in cui sale in macchina e non sarà l’osservanza delle regole del codice della strada e la sua diligenza a salvarlo dalla contravvenzione, bensì la fortuna. E, poiché audaces fortuna iuvat… non si vede nulla di buono all’orizzonte. Quando i dati di ISTAT ci informano che le principali cause di incidenti stradali sono la distrazione, il mancato rispetto delle regole di precedenza o del semaforo e la velocità troppo elevata (troppo significa oltre il limite dei 50 km/h) è difficile capire come si possa sostenere che abbassare il limite a 30 Km/h sia un modo efficace per ridurre l’incidentalità e i morti sulle strade? Chi non rispetta i 50, perché dovrebbe rispettare i 30? Voi dite che in altre città europee la riduzione del limite a 30 avrebbe ridotto in maniera consistente il numero di incidenti. Se anche fosse vero, mi domando se in quei contesti imporre un limite di velocità equivalga a vederlo rispettato? La domanda è legittima, perché qui da noi chiunque può constatare che le regole del codice della strada sono disattese dalla maggior parte degli automobilisti e di controlli non se ne vedono. La certezza della pena c’è solo per il parchimetro scaduto; per il resto, è innegabile che sulle strade vige una certa anarchia. Se avesse voglia, signor Sindaco, di fare una prova e, ogni tanto, girare per la città guardando auto, taxi, autobus, corriere e ogni altro mezzo che circola sulle strade, potrà facilmente osservare come il rispetto delle regole, non solo del limite di velocità, sia una prerogativa di pochi. D’altronde, chi guida per necessità è esasperato da scelte di urbanistica che vanno contro il buon senso e l’umana comprensione. Sono state ristrette le strade e allargati i marciapiedi in prossimità degli incroci, perseguendo una canalizzazione esasperata. Risultato, lunghe code, aumento dei tempi di percorrenza e meno parcheggi. Si dice che serva a disincentivare l’uso dell’auto, ma, io penso che prima di ricorrere all’ostruzionismo urbanistico, che non giova a nessuno, si dovrebbero creare alternative efficaci. Le pensiline più ampie e gli attraversamenti pedonali più stretti e dotati di scivolo dovrebbero permettere un agile attraversamento a pedoni e carrozzine. L’intento è condivisibile, ma poi si permette che in quelle aree vengano abbandonate (dire parcheggiate sarebbe improprio) le biciclette elettriche delle società di noleggio. Questo atto di scarsa civiltà, è facile da constatare e sarebbe facile da impedire, se ce ne fosse la volontà, ma il tempo passa e le cose non cambiano. Evidentemente va bene così! Ogni tanto, dico, scherzando, che se volessi commettere un reato, lo farei in bicicletta, vista l’assoluta impunità goduta dai ciclisti. I ciclisti che si dotano di segnalazioni luminose di notte sono una rarità assoluta. I ciclisti ignorano che le strade possono avere un senso di marcia e ora che sono state disegnate delle false ciclabili (non saprei come definirle altrimenti) sulle carreggiate, riescono ad andare contromano anche là dove, per traffico eccessivo, prima non avevano l’ardire di andare. I ciclisti chattano con gli smartphone pedalando senza mani e così facendo attraversano incroci regolati da semaforo, non curandosi del fatto che, per loro, sarebbe rosso. Io, quando guido l’auto in città, ho il terrore dei ciclisti. Mi chiedo, perché in bicicletta tutto è permesso? Perché non si sente mai parlare di educazione stradale per chi va in bicicletta? Perché mai e poi mai venga elevata una contravvenzione a un ciclista!? Capirà, signor Sindaco, che vivendo questa realtà tutti i giorni, quando si sente parlare di migliorare la qualità di vita nella nostra città e di salvare vite portando a 30 km/h il limite di velocità, si cade nello sconforto. Se Lei volesse fare qualcosa di utile per noi cittadini bolognesi, ciclisti, pedoni o automobilisti, potrebbe avviare una campagna di sensibilizzazione sull’educazione stradale, così si salverebbero delle vite. Con i soldi spesi a fare cartelli e segnali per il limite a 30, quante iniziative di sensibilizzazione si sarebbe potuto realizzare? Potrebbe adoperarsi affinché le società di noleggio delle biciclette, muscolari ed elettriche, rispondano, in qualche modo, degli atti d’inciviltà di chi le utilizza e le abbandona sui marciapiedi, intralciando il passaggio dei pedoni e impedendo quello delle carrozzine. Potrebbe far realizzare ciclabili vere, che non occupino la carreggiata. Sulla strada le biciclette dovrebbero viaggiare seguendo le regole del traffico, come ogni altro veicolo. Potrebbe far realizzare dei parcheggi, a pagamento ma a un prezzo giusto, così che chi deve usare l’auto abbia anche la possibilità di parcheggiarla. Potrebbe adoperarsi per evitare che all’uscita delle scuole si crei il caos per i parcheggi selvaggi in doppia e tripla fila. Avrebbe potuto (ormai è tardi) realizzare un trasporto su gomma, anziché su rotaia, per evitare ai cittadini l’enorme e inutile disagio dei lavori del tram. I have a dream… una citta nella quale automobilisti e ciclisti possano vivere e muoversi insieme rispettandosi e amandosi; una città dove le auto e le moto si fermano per far attraversare i pedoni sulle strisce; una città dove si trova parcheggio; una città dove i miei problemi di cittadino sono anche i problemi di chi ci governa e pertanto, si adopera per risolverli. Nella speranza che mi abbia letto e che leggendomi si sia messo, per un momento, nei panni di chi, tutti i giorni usa la strada per andare al lavoro, Le porgo i miei migliori saluti. Ferruccio Di Donato