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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Morte dottoressa, Amato si difende: "Non l'ho ammazzata"

L'ex medico della Virtus è accusato di aver assassinato la moglie, Isabella Linsalata, con una somministrazione di medicinali. Sentito in due occasioni dagli inquirenti nega ogni addebito

Giampaolo Amato, 64 anni, il medico accusato di aver assassinato Isabella Linsalata, la moglie 62enne, con una somministrazione di farmaci, tra 30 e 31 ottobre 2021, è stato sentito dai magistrati in due occasioni, il 25 marzo e il 22 settembre 2022. L’uomo, arrestato sabato scorso, si è sempre dichiarato innocente. E lo dice durante gli interrogatori, presenti nell’ordinanza di custodia cautelare, in cui l’ex medico della Virtus ripercorre il rapporto con la moglie e con la donna con cui aveva una relazione sentimentale, negando tutte le accuse nei suoi confronti. «Non ho commesso nessuno dei reati contestati. Non ho ammazzato nessuno, non detengo farmaci di quel tipo né li ho mai presi dall’ospedale dove lavoro», afferma il 25 marzo.

Gli esami del sangue e l'episodio della bottiglia

Due sono i principali episodi a cui è chiamato a rispondere: gli esami del sangue della moglie e l’episodio della bottiglia. Verso la metà del 2019 Linsalata più volte non si sente bene, accusa malesseri sempre più frequenti e così, anche su consiglio delle amiche e della sorella, si sottopone ad alcuni esami del sangue e i successivi risultati evidenziano valori elevati di benzodiaziepina. «Lei minimizzò molto la cosa, io invece dissi: ma come Isabella, come mai? Cosa vuole dire che avevi dei dosaggi alti? E mi ero preoccupato», la versione che Amato fornisce agli inquirenti. A suo dire la donna lo avrebbe rassicurato, spiegando che prendeva “poca roba per stare tranquilla, un po’ calma”, ma sempre nell’ordinanza di custodia cautelare che dispone il carcere per il 64enne, emerge che Linsalata aveva chiesto alle sue amiche e alla sorella di non raccontare a nessuno l’esito delle analisi, per non rovinare la carriera del marito e per proteggere il rapporto con i figli.

L’altro episodio, è quello della cena a maggio del 2019 tra Amato e Linsalata. Dopo aver bevuto del vino la donna non si sente molto bene, chiama la sorella che accorre a casa loro. Trova la bottiglia di vetro e se la porta via con sé per poi consegnarla tempo dopo agli investigatori. Sulla bottiglia vengono ritrovate tracce di Midazolam, la stessa sostanza rilevata dal medico legale nell’autopsia. Ma su questo episodio, Amato non sa fornire spiegazioni. «Non so, anche perché io imparo di una bottiglia tre anni dopo, una bottiglia verosimilmente presa da mia cognata a casa nostra, conservata per 3-4 anni non so dove, non so come che poi viene segnalata. Io non lo so spiegare sinceramente, non lo so. Sono rimasto molto perplesso, non ho la competenza per potermi spiegare la cosa e non me ne riesco a dare una spiegazione».

Il medico indagato anche per la morta della suocera

Amato risulta indagato anche per la morte della suocera, deceduta 22 giorni prima della figlia. Le analisi sull’anziana signora sono "risultate positive a Midazolam ed al suo metabolita", ed è emerso anche il sospetto della presenza di sevoflurano nel prelievo di polmone. Nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Claudio Paris, si sottolinea però che gli esiti medico-legali su questo secondo caso di possibile omicidio, sempre con somministrazione di farmaci, sono da intendersi “come preliminari e necessitanti di indagini di conferma". Sempre il gip, nel motivare le esigenze cautelari per il medico, sottolinea il "concreto rischio" per la donna con la quale ebbe una relazione extraconiugale, "di subire una sorte analagoa a quella della Insalata". 

Il medico indagato anche per la morte della suocera

L'intervista nell'ottobre 2020 di BolognaToday a Isabella Linsalata sui vaccini antinfluenzali

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