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Dopo 650 anni, gli Olivetani lasciano Bologna e Santo Stefano

Il 31 gennaio la congregazione si sposterà a Ferrara per mantenere un solo monastero per regione: alla Curia affidata la basilica e il restauro. Gli Amici di Santo Stefano: "Dolore e rabbia"

Se ne andrà il 31 gennaio gli olivetani dalla Basilica di Santo Stefano dopo che il Vaticano ha chiesto di accorpare le comunità e la congregazione han scelto il monastero di proprietà San Giorgio di Ferrara.
I cittadini saluteranno quindi l’ordine religioso stabilitosi a Bologna nel 1364, nel monastero di San Michele in Bosco divenuto dopo il passaggio di Napoleone caserma, carcere, villa e poi nel 1880 Istituto Ortopedico Rizzoli.

SALVARE LA BASILICA. A metà del secolo scorso, venne loro affidata la Basilica di Santo Stefano da dove nel 2010 lanciarono un s.o.s. per la necessità di restauri “urgenti, non più rinviabili”, mobilitando così tutta la cittadinanza e numerosi artisti bolognesi che si spesero per la raccolta fondi. Da tre anni dunque il complesso delle “sette chiese”, tra i più suggestivi d’Italia, è in ristrutturazione e sarà la Curia a prendersene cura prima dell’arrivo di un altro ordine e di un nuovo priore. E' stato infatti effettuato il primo sopralluogo per conoscere lo stato dei lavori dopo la ristrutturazione del presbiterio, del campanile, e dello studentato.

GLI AMICI DI SANTO STEFANO. "Dolore – e perché no? anche rabbia - nel cuore degli amici e dei fedeli di Santo Stefano" per il Comitato "Amici di Santo Stefano" che hanno chiesto anche l'intervento del Cardinale Carlo Caffarra: “Eminenza Reverendissima, i monaci benedettini olivetani sono a Bologna una cara presenza di umanità e fede, Vi preghiamo, Eminenza, di intervenire, fate qualcosa perchè non debbano lasciare la nostra città: Bologna vuole bene ai suoi monaci che tanto bene fanno colle opere e colla preghiera alla nostra città. Vi ringraziamo sin d'ora certi che farete tutto quanto potete per lasciare a Bologna i suoi bravi e pii monaci.”

LA CONGREGAZIONE DI MONTE OLIVETO MAGGIORE. Ha la sua origine nella vocazione eremitica di alcuni nobili senesi che si ritirarono in luogo solitario, detto Accona, poi Monte Oliveto, a circa trenta km da Siena, desiderosi di istituire "una scuola del servizio divino" (Regola Benedettina). La "Charta fundationis" del monastero Sancta Mariae de Oliveto in Acona porta la data del 26 marzo1319; tre giorni dopo, i fondatori ricevettero l'abito monastico bianco dal delegato del vescovo di Arezzo, professando la Regola di San Benedetto. Nel '400, secolo d'oro per gli Olivetani, il numero dei monaci superò le 900 unità con 53 monasteri; nel '500, continuando l'espansione in tutta Italia, costruirono altri 30 monasteri; nel Seicento altri 10.

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