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Vittoria di Trump negli USA, il centro-destra: 'L'America ha scelto, noi no'

Un voto super-democratico per i politici del centro-destra cittadino quello che ha fatto vincere l'imprenditore newyorchese, oggi 45° presidente degli Stati Uniti

"Ha vinto la democrazia, l’elettorato che produce ed è contro l’illegalità e l’immigrazione irregolare. Mentre è stato sconfitto un sistema di potere, dei media, delle star e dei mercati finanziari, che non sanno parlare al cuore della gente", così il capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, che vede la vittoria di Donald Trump come "un nuovo inizio nella sconfitta dei Democratici americani" colpevoldi aver lasciato un’eredità fatta "di un tessuto sociale impoverito, dal peggioramento delle condizioni di lavoro, dalla vessazione delle riforme di Obama (come quella della Sanità, non all’altezza delle promesse e che ha fatto ricadere tutti i costi sulla classe media)". Per Fabbri Obama "è uscito vittorioso alle passate elezioni più per il colore della sua pelle che non per le sue azioni. Non ha riformato in meglio il sistema sanitario, non ha portato avanti la riforma sull’utilizzo delle armi, non ha avuto una politica estera decisa e vittoriosa, né tanto meno ha saputo imprimere una svolta alla crisi. Anzi, ha lasciato un’eredità di politica estera complessa da gestire: dalle tensioni create con la Russia, alla destabilizzazione della Libia, della Siria, fino alla poca lungimiranza sull’Iraq, che hanno spianato la strada all’Isi".

Laconico il commento di Marco Lisei, capogruppo forzista in Consiglio Comunale a Bologna: "La differenza è' che l'America ha scelto il suo Presidente, noi no". 

"Quello che doveva perdere, quello impresentabile, quello che per tutti i sondaggi la Clinton avrebbe asfaltato perché la Clinton ha dalla sua Wall Street, Obama e Michelle, il politicamente corretto, la finanza che conta, gli immigrati, Madonna e pure Lady Gaga" ha scritto in una nota il capogruppo FI in Consiglio Regionale Galeazzo Bignami "trovo singolare come i paladini del politicamente corretto, i commentatori che continuano a dirci cosa è giusto e cosa è sbagliato, gli esperti di quel che accadrà qui è cosa accadrà là, continuino a sbagliarle tutte. Come con la Brexit e mille altre occasioni. Poi il giorno dopo sono di nuovo lì a raccontare cosa è giusto e cosa è sbagliato e cosa accadrà. Però nel frattempo il mondo se ne infischia e la gente guarda le cose per come stanno perché la realtà non è nei salotti buoni, ma è nella strada. Questo vale anche in Italia" continua Bignami "e la Destra dovrebbe pensarci bene prima di essere così preoccupata di dire o no le cose come stanno per non offendere i salotti buoni e i perbenisti di professione. Dovrebbe fregarsene, perché la gente è molto più avanti e se ne infischia del politicamente corretto, dei commentatori perbenisti, degli esperti che le scagliano tutti" 

"Il voto di Trump è frutto di un rapporto costruito al di fuori del suo stesso partito, con un movimento che ha coinvolto operai e agricoltori, ceti produttivi e classe media - cotinua Fabbri - ha parlato non solo ai 'bianchi' come dicono alcuni sedicenti opinionisti di sinistra, ma anche agli afroamericani e agli ispanici": Quindi "Renzi ha sbagliato a schiararsi così apertamente per Hillary. Un presidente del Consiglio – dice Fabbri – dovrebbe essere più equilibrato, in questi casi. Inoltre, notiamo che porta sfortuna… speriamo che Obama gli ricambi il favore, visto che si è pronunciato per il “si” in vista del referendum costituzionale!"

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