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Elezioni Regionali Emilia-Romagna

Elezioni Regionali. Andrea Defranceschi rompe gli indugi: "Casellario limpido, mi candido"

Trasparenza e nessuna "pendenza" per il consigliere 5 Stelle che infine si candida a guidare la Regione Emilia Romagna: 'Ho sempre dato la possibilità di vedere come spendevamo i nostri soldi"

Trasparenza e nessuna "pendenza" per Defranceschi che infine rompe gli indugi: "Si, mi sono candidato" ovvero "ho cliccato in automatico appena aperte le liste, prima di far caso all'introduzione del nuovo parametro di selezione. Quello di inquisito. Tuttavia lo riconfermo, perché sono consapevole di non aver ricevuto nessun documento che attesti quanto risulta dai giornali, ovvero che io sia effettivamente indagato".

Casellario giudiziale pulito, anzi "limpido, come è noto, vi vengono iscritti solo procedimenti penali in corso. Cosa che io non ho. Il parametro nuovo" ovvero l'impossibilità di candidarsi per gli inquisiti "è necessario ma scivoloso. Discutibile, perché ci espone al ricatto da parte di tutti i partiti e politici che attacchiamo: se ti voglio far fuori ti querelo così non ti candidi, Se ben regolato invece, è un parametro prezioso" secondo il capogruppo 5 Stelle in Regione.

Lo scrive sul sito del Movimento 5 Stelle del gruppo assembleare regione Emilia-Romagna, e lo rilancia su Facebook: "Per quanto mi riguarda, non avevo dubbi sul mio operato durante le indagini della Corte dei Conti, e non ne ho oggi". Defranceschi fa riferimento che gli imputava l’irregolarità del pagamento anticipato dei due contratti di lavoro e che gli costo la sospensione dal Movimento, proprio il giorno della venuta di Grillo a Bologna. "Né dovrebbero averne gli attivisti il Movimento, giacché a loro per primi ho sempre dato la possibilità di vedere come spendevamo i nostri soldi. Quelli dei cittadini. Perché la trasparenza è condivisione. Nessuna cena sul Lago del Garda, nessun viaggetto a Venezia o alla sede del partito, nessuna auto blu, nessun gioiello e nemmeno 50 centesimi per un bagno pubblico".

ATTO DOVUTO. Qualora risultasse effettivamente indagato "in quanto capogruppo (e non in quanto consigliere a titolo personale, come pare essere in uso al Pd), va reso noto a chi vuole strumentalizzare la cosa" chiarisce "che è un atto d'ufficio obbligatorio se si vuole accedere al bilancio di un gruppo consiliare, di cui io sono responsabile penalmente. Tant'è vero che per tutti questi anni ho chiesto di vedere quelli del Pd e non mi è stato permesso, in quanto protetti - ebbene si - da privacy".

USO LEGITTIMO DI OGNI CENT."convinto della necessità che la magistratura indaghi ciò che è inspiegabilmente secretato, ho chiesto che si andasse fino in fondo a questa indagine. E ho sempre portato per primo in procura ogni documento di cui venivo in possesso. E tutt'oggi lo ribadisco, quando mi verrà, eventualmente, reso noto cosa può essere contestabile, chiarirò in procura l'uso legittimo di ogni centesimo, perché sono certo che di nuovo, si risolverà in un nulla di fatto. Proprio com'è successo al collega Davide Bono. Va da sé, che certo non mi candiderei nuovamente a guidare il Gruppo, ma esclusivamente come consigliere in attesa che si dimostri quanto detto, per mettere a disposizione la mia esperienza in 5 anni di battaglie, di cui la mia situazione attuale è il prezzo da pagare".

SILENZIO. "Sempre per questo motivo, sono stato in silenzio fino all'ultimo: per evitare che la mia posizione venisse strumentalizzata offuscando le elezioni regionali. Non è mia abitudine occupare la scena, che invece deve essere dedicata a ben altri dibattiti. Com'è noto, sono il primo che abitualmente fa un passo indietro per salvaguardare il Movimento e tutti i ragazzi che vi lavorano e si impegnano. Ma non uno di più, perché fra questi ci sono anch'io. E rispetto il lavoro che ho fatto, e che proprio per il Movimento va difeso. Quindi continuerò a lottare, rimanendo come sempre, dalla stessa parte"


 

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