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Il mio pomeriggio tra gli spettatori / Savena / Via Sardegna

Così resiste l'ultimo cinema porno, dove Moana Pozzi è ancora una star

Ho passato un pomeriggio tra i clienti del Corallo: over 60, gay, ma anche coppie. Un mondo fermo a 40 anni fa che si oppone alla sfida di OnlyFans. Il proprietario: ''Vengono soprattutto per parlare, più che una sala hard siamo un circolo''

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Bologna, periferia est della città. È il primo pomeriggio di un giorno di inizio marzo e sorprendente c’è il sole. Il paesaggio, difficile da identificare tra gli alti palazzi del quartiere Savena, scivola verso la bassa pianura padana, lasciandosi alle spalle il colore rosso dei mattoni del centro città e le ombre lunghe dei colli bolognesi. La nomenclatura delle vie e delle piazze, chiamate con i nomi delle regioni italiane, indica che la fretta di costruire ha abdicato, non senza colpe, all’originalità. Tra questi palazzi ce n’è uno che, al piano terra, ospita il cinema Corallo, l'ultima sala hard di Bologna e tra le poche rimaste attive in Italia.

La locandina: si cambia film ogni giorno

Il cinema Corallo è alloggiato al piano terra di un palazzo color grigio cemento e l’ingresso è coperto dal buio dei portici, in ombra, anche se a Bologna il pomeriggio è assolato. Le due vetrate che danno sulla strada sono chiuse da una cancellata grigia, ad eccezione di una porta a doppia anta con i vetri oscurati. Ci sono due alloggi per le locandine esterne al cinema, in una delle due è affisso uno stanco poster: ‘Oggi solo film per adulti. Si cambia film ogni giorno’.

I primi spettatori, che entrano ed escono dalla porta, sono tutti sopra i sessant’anni. Giacche scure, alcuni con un cappellino con la visiera, altri fumano una sigaretta solitaria prima di entrare. Due di loro sono vestiti con il completo grigio da ufficio, pronti per un’esperienza da vivere in un tempo sospeso dalla vita di tutti i giorni. Un altro spettatore, invece, indossa una tuta da ginnastica, testimonianza dello sforzo di alzarsi dal divano per raggiungere il Corallo nonostante l’età avanzata. Un cliente, anche lui oltre i sessant’anni, mi dice che viene al cinema almeno una volta alla settimana: “Mi rilasso, cerco un po’ di distrazione. Alla fine è un modo come un altro per uscire dalla monotonia di tutti i giorni”. E quale è il rapporto con gli altri spettatori? “Ci sono quelli più espansivi, che chiacchierano e cercano di fare conoscenza, altri invece rimangono un po’ sulle loro”.

La hall dell’ingesso ha le pareti rosse, sulla sinistra c’è un banco dove il titolare, Andrea, legge il giornale. La programmazione prevede due spettacoli, uno di seguito all’altro, tra le ore 15 e le ore 22, orari di apertura e chiusura del cinema. Il biglietto intero, per l’uomo, costa 11 euro. Le donne entrano gratis. Sul ticket c’è il titolo del film in programma: “Mandy… bella di giorno”. Pago, entro.

I poster anni Novanta come benvenuto

Per accedere al teatro ci sono due rampe di scale, una a sinistra e una a destra. Una volta  in sala vengo accolto da una scena di sesso tra un uomo e due donne. Tra le fila ci  saranno una decina di persone. Tutti uomini. Scendo qualche scalino e mi accorgo che  qua e là mancano alcune sedute. Mi siedo in seconda fila e rimango lì per almeno un’ora.  Alle mie spalle sento diverse persone che si alzano e camminano: uno strano gioco della  sedia in cui si gira tra i sedili senza mai rimanere davvero fermi, anche se le sedute sono  praticamente tutte libere. Alcuni vanno in bagno, altri cambiano posto.

L'ingresso del cinema Corallo

Il silenzio nella sala cozza con le grida delle attrici; attrici che, peraltro, rimangono lontane dal tipo di performer dei giorni nostri. Le icone, qui, sono ancora Cicciolina, Selene e Moana Pozzi, come  testimoniano le locandine nella hall di ingresso del cinema: i capelli biondi cotonati, le  forme abbondanti, i sorrisi maliziosi, modelli di bellezza ormai in contrasto con le luci  bianche, senza ombre, delle star di Instagram e OnlyFans.

Quando si proiettavano pellicole per bambini

La storia del cinema Corallo è un percorso poco lineare: “Il Corallo era una sala ‘normale’, e anzi la domenica mattina trasmetteva film per bambini. Io, per esempio, qui ho visto Fantasia” mi dice Andrea. “Tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, la sala era gestita da una persona che a Bologna dirigeva diverse sale, non a luci rosse. Visto che la  distribuzione costava molto, anche perché all’epoca le pellicole da 35 millimetri andavano  affittate, alcuni soci gli suggerirono di passare alle luci rosse. E così fece”.

Dagli ultimi due decenni dello scorso secolo le sale a luci rosse di tutta Italia sono state decimate. Colpa di internet, colpa del politicamente corretto, o semplicemente i costumi che cambiano. Ma all’epoca le luci rosse erano un business. A Bologna, fino al Duemila, di cinema hard ce n’erano almeno una quindicina, alcuni anche in pieno centro, come il Royal di via Rizzoli. Andrea mi racconta che i cinema a luci rosse, tra gli anni Ottanta e Novanta, potevano contare su un numero consistente di spettatori, specialmente militari, “fino a cento, centocinquanta spettatori in contemporanea per ogni cinema”. Poi, uno ad uno, hanno chiuso. Stessa sorte per le altre sale a luci rosse in Emilia Romagna. Al momento resistono in cinque: l’Ariston a Forlì, il Roma a Piacenza, il Modernissimo a San Giovanni in Marignano, provincia di Rimini, e il Nuovo Odeon a Modena, ultimo multisala di genere. E poi lui, il Corallo.

Le coppie in cerca di emozioni forti

Andrea dirige il cinema di via Sardegna relativamente da poco. In pratica lo ha ereditato: prima il padre, poi la madre e infine lui: “È iniziato tutto quasi come una scommessa. All’inizio davo una mano. Poi, da cinque anni, è diventata un’attività a tempo pieno. Per ora ci mangio, fra un po’ vediamo” dice ridendo.

Chiedo ad Andrea chi sono i suoi clienti. “La clientela è prevalentemente over 65, ma non esclusivamente: c’è il giovanotto dell’Arcigay, c’è il quarantenne, c’è il travestito, il transessuale, c’è la coppia che viene qui invece di andare in qualsiasi albergo della città. È davvero un mare magnum”. Certo, dice, oggi la sala “non è più lo stesso luogo di trent’anni fa. Oggi le persone vengono qui anche solo per parlare. A me piace definirlo più un circolo che un cinema e basta. C’è chi viene a prendere il caffè, c’è chi lavora da remoto e neanche entra in sala, c’è quello che ti racconta la sua vita. Io ho imparato un po’ a conoscerli e c’è davvero ogni tipo di personaggio”.

Quando ho deciso di scrivere del cinema Corallo mi sono immaginato come un esploratore, pronto a raccogliere i resti di una civiltà ormai sepolta. Niente di più diverso da ciò che ho incontrato. Uno spazio ‘altro’ rispetto a quello della vita quotidiana, un tempo  sospeso, ma anche un luogo di comunità. Il Corallo è questo e molto altro. Andrea lo definisce “un circolo più che una classica sala hard”. L’ultimo cinema erotico di Bologna è un posto dove le persone scelgono di incontrarsi, di passare del tempo insieme, due chiacchiere e poi in sala, al diavolo l’imbarazzo e le costrizioni sociali. “Ho sempre tentato di dare un’impronta diversa rispetto al passato, rispetto all’immaginario classico del cinema hard – conclude Andrea –. Anche  confrontandomi con i clienti, l’idea è quella di renderlo un ambiente quasi familiare, uno spazio di socialità e un luogo di ritrovo. Spero di riuscire a trasmetterla”.

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