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Incidenti stradali

Auto pirata: il dolore dei genitori della bolognese uccisa in Puglia

Era in Salento e stava festeggiando i suoi 23 anni Anna Innorta, la ragazza di Bologna travolta da un'auto pirata tra Porto Cesareo e Torre Lapillo. Le scuse dell'automobilista e lo strazio dei genitori

I genitori di Anna Innorta, la giovane studentessa bolognese che a soli 23 anni ha perso la vita in un incidente stradale in Salento mentre era in vacanza con gli amici, restano chiusi nel loro dolore, ma dichiarano di “voler fare chiarezza sull’accaduto”. Giuseppe Innorta e Daniela Perugini hanno già incaricato il loro legale e il PM Paola Guglielmi ha confermato la possibilità di procedere con la sepoltura, mentre la madre dell’automobilista pirata, Valentina Carrozzo, chiede perdono: “Non era ubriaca”.

LA RESPONSABILE. Alla guida dell’auto pirata che ha travolto Anna, Valentina Carrozzo, commessa di 24 anni di Salice Salentino, che si trova ora agli arresti domiciliari con le accuse di omicidio colposo, lesioni personali e omissione di soccorso. La giovane resta in attesa dell’interrogatorio di garanzia e ai familiari ripete, in lacrime, di non avere visto il gruppo di amici sul ciglio della strada.

L’ETILOMETRO. “Le due prove all’etilometro hanno dato come esito 0,71 e 0,69 - spiega l’avvocato difensore Paolo Spalluto in una dichiarazione pubblicata su Il Resto del Carlino - ricordiamo che fino a pochi anni fa il limite di legge era 0,8. Penso che sia capitato a ognuno di noi di mettersi al volante dopo avere bevuto una birra o un bicchiere di vino. Non è stato quello a determinare l’incidente. E’ vero che lei se n’è andata ma era nel panico: era scesa insieme all’amico che era con lei, poi è risalita in auto ed è partita mentre l’altro ragazzo è rimasto lì. E’ andata subito dai genitori, che abitano a breve distanza dal luogo dell’incidente, e ha detto tutto: il padre è sceso per andare sul luogo del sinistro. C’era già il 118 ma non ancora i carabinieri. Poi è andato alla stazione di Porto Cesareo, che di notte è chiusa, e là si è fatto prestare il cellulare da un ragazzo per chiamare il 112. L’omissione di soccorso richiede il dolo”.

 

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