Mostra personale di Nino Noce 88-18
Cosa fa un pittore per trent’anni? Dipinge. Decine, centinaia di quadri, lasciati come impronte di un andare e girovagare, fermarsi e ripartire, deviare e tornare. Poi si guarda indietro e ci sono opere che non vedrà mai più, sono andate a vivere altrove, può solo ricordarle. Altre invece sono lì, sono ancora lì: appese a un muro di casa, appoggiate dietro una porta nello studio, affastellate nella nicchia del controsoffitto, mentre il pittore continua a dipingerne di nuove. Tele che non sono state lasciate libere di andare, sono state trattenute, perché erano le prime di una serie, o le ultime. Significative per la pittura o per il pittore, per la sua idea di pittura e per sapere cosa succede quando passi trent’anni a dipingere. A rappresentare un momento, che è quello in cui quel quadro è apparso, che è anche il momento che nel quadro è ritratto, ma che è soprattutto il momento in cui le cose si incontrano, e questo incontro ha una forma. Le opere si lasciano andare, raramente succede che siano sottratte al mondo quando vengono fatte: l’arte non sta nei cassetti degli adolescenti che vi richiudono i diari, l’arte è un dialogo col mondo. E poi dove la metteresti tutta la roba che fai, e poi è il tuo lavoro. Ma certe no, certe si tengono. Anche per guardarle tutte insieme trent’anni dopo e vedere l’effetto che fa. E per mostrarle. E scoprire la costruzione dell’opera che è costruzione di tante opere, e vedere che ci sono segni che ricorrono anche quando cambiano i materiali, che c’è un vuoto sempre presente, che ci sono figure che figure non sono e panorami che non sono panorami ma questo non è un gioco al camuffamento, al voler sembrare ciò che non si è, è solo che il soggetto è la tensione e le forme hanno valore per la tensione che esprimono. Spesso le figure sono due, non antagoniste ma al contrario simili, quasi una simmetria fra diversi. Non si riconoscono: si incontrano. Come due opposti, che alla fine s’assomigliano più di quel che credono. E come messa in scena di una contraddizione, o meglio di un ossimoro: quei quadri sono dettagli colossali. Di trent’anni di pittura, come di un deflagrante presente.