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Polemiche sul "Braccio teso": il manifesto Arci fa discutere

Botta e risposta sui social tra i consiglieri Pd Licciardello e Santi Casali e il presidente del circolo 'La Fattoria' Spataro

"Braccio teso, per aiutare chi è in difficoltà". È una campagna comunicativa dell'Arci di Bologna, che gioca sul contrasto tra slogan dal sapore fascista e un appello alla solidarietà, e fa scatenare le critiche di alcuni rappresentanti del Pd.

Così su Facebook va in scena un botta e risposta: da un lato i consiglieri comunali dem Piergiorgio Licciardello e Raffaella Santi Casali, dall'altro il presidente del circolo Arci "La fattoria", Simone Spataro. Tutto nasce da un post di Licciardello, che sul social network pubblica la foto di alcuni manifesti della campagna Arci: in grande si legge "braccio teso", come nel saluto romano, poi più in piccolo la frase continua con le parole "per aiutare chi è in difficoltà".

Le critiche dei cattodem

Per il consigliere dem l'idea proprio non funziona. "Nel marketing si definisce 'epic fail' una campagna di comunicazione che danneggi l'immagine del committente o, comunque, produca risultati drammaticamente contrari agli obiettivi", scrive Licciardello: "Penso che questi cartelloni dell'Arci entrino di diritto ai primi posti della classifica".

La critica del consigliere è dura: "Consiglio al genio che ha partorito questa grandiosa campagna una approfondita riflessione sul suo futuro professionale". Tra i commenti, spunta quello di Spataro: "Sono contento che ti abbia colpito. Spero che ti sia anche chiaro che il braccio teso è per le persone in difficoltà. Approfondiamo anche il 'piccolo'". Ma Licciardello non si lascia convincere: "Mi spiace dirtelo, ma è stato proprio mancato il bersaglio"

Comunque "il braccio è sempre teso verso chi ha bisogno. La nostra mano non ha titubanze verso chi ha necessità. Era evidente", insiste Spataro. "Lampante", si inserisce con sarcasmo Santi Casali, che poi aggiunge: "È che sono intellettuali, pensatori, provocatori, gente che sta due spanne sopra il mondo. Mica come noi borghesucci".

La polemica si allarga e nel mezzo ci finisce anche la querelle sul progetto di legge regionale contro le discriminazioni e l'omotransfobia, che ha visto e vede volare scintille tra l'area di riferimento di Licciardello e Santi Casali (PerDavvero) e altre componenti della sinistra.

Intanto, la campagna comunicativa nei giorni scorsi aveva fatto emergere qualche perplessità anche sulla pagina Facebook dell'Arci. Alla vigilia del 25 aprile, in particolare, l'Arci aveva pubblicato la foto di altri manifesti: in quel caso la scritta più evidente recita "tornate a casa vostra", poi più in piccolo si legge "razzisti".

Il 25 aprile "non è una ricorrenza: mandiamo a casa- ha scritto l'Arci nel post- i razzisti, i fascisti, gli omofobi. Difendiamo i valori della solidarietà, della libertà, dell'uguaglianza. Aiutateci a casa nostra, vi aspettiamo in Arci".

Alcuni utenti hanno espresso perplessità sulla riuscita dei manifesti e l'Arci, nel rispondere, ha sottolineato che "l'intento è quello di utilizzare una frase di uso (purtroppo) comune per attirare l'attenzione e poi ribaltarne il senso subito dopo". (Pam\Dire)

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