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Marco Biagi, il ricordo della politica. Merola: “Attualità del suo contributo”

L'Italia intera si commuove al ricordo di Biagi e l'aula di Palazzo d'Accursio riflette sulla problematica del lavoro. Il sindaco: "Esposto a critiche ingenerose e strumentalizzazioni"

Una giornata interamente dedicata a Marco Biagi, così come la seduta del consiglio comunale di oggi, durante la quale si sono susseguiti gli interventi in ricordo della dedizione e dell’operato del giuslavorista ucciso ormai dieci anni fa dalla mano estremista delle Brigate Rosse.  Dopo la commemorazione celebrata nella piazzetta a lui intitolata, alla presenza delle Istituzioni e della famiglia, il ricordo è entrato anche nell’aula della politica, mai come ora impegnata dalle tematiche legate al lavoro, un’emergenza reale.  Parte da Marco Biagi per toccare il tema scottante dell'attualità in Italia, la riforma del mercato del lavoro. L'eredità di Marco Biagi?  "Scelte difficili, responsabilità, pragmatismo e valori non improntati all'ideologia, cioè non portati al livello dell'ideologia ma di valori e principi" secondo Elsa Fornero, ministro del Lavoro.

IL RICORDO DI MEROLA. “In  questi  ultimi  anni,  segnati  da una pesante crisi finanziaria ed una trasformazione epocale dei paradigmi economici – dice il sindaco in Consiglio - il contributo lungimirante del professor Marco Biagi è fondamentale. Dopo l’emergenza occorrono azioni per  la  crescita del nostro Paese e la discussione sulla riforma del mondo del  lavoro,  a partire da quell’accordo che Governo e parti sociali stanno cercando in questi giorni, conferma l’attualità del Suo contributo”.

COMMOZIONE E SGUARDO AL PRESENTE. “Oggi ci manca, una persona che porta avanti un impegno lineare, coerente,  insieme  giuridico  e  civile – prosegue Merola - che è sintetizzato così bene nel titolo  che  la  Fondazione  Marco  Biagi  ha  voluto  dare  al  convegno internazionale che si è inaugurato quest’oggi a Modena: “Regole, Politiche e Metodo”. Chi lo ha conosciuto bene ed ha lavorato al suo fianco, lo ha descritto come  una  persona  sempre  pronta  a nuove sfide, non incline ad accettare veti. Una figura forte dunque, ma troppo esposta a critiche ingenerose e strumentalizzazioni  di parte. Solo la cecità di persone e istituzioni  che avrebbero dovuto tutelare  fin  da  subito l’uomo e le idee che con forza portava avanti, ha fatto sì che il professor Marco Biagi rimanesse isolato, inerme, senza un’adeguata scorta che lo potesse proteggere. Le Brigate Rosse, e il terrorismo più in generale, hanno ucciso liberi pensatori,  professionisti, cittadini, operai e servitori dello Stato che null’altro  facevano se non compiere il loro dovere nei confronti del loro. Dobbiamo  a  persone  come  Marco  la possibilità di tornare a parlare alle nuove  generazioni, spero, come  padri vicini alle loro aspettative e ai loro problemi".

IL RICORDO DI NAPOLITANO. Tutta la politica italiana ha ricordato oggi il giuslavorista ucciso dalle Brigate rosse il 19 marzo del 2002, e sono arrivate commosse anche le parole presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: “È significativo e importante che la ricorrenza di un così tragico e doloroso momento venga colta per guardare anche al presente e al futuro, gettando luce sulla fecondità della ricerca e dell'impegno di Marco Biagi. All'omaggio che così gli rende e al ricordo del suo sacrificio mi associo con profonda personale convinzione e con più che mai viva consapevolezza del debito di riconoscenza che le istituzioni repubblicane e la società civile conservano verso Marco Biagi, per il servizio da lui reso stoicamente al progresso culturale e sociale del paese, al moderno arricchimento del suo patrimonio di conoscenze, ad una più libera battaglia delle idee e alla soluzione di problemi di fondo della collettività nazionale”.

BERSANI: “NON REALIZZATE TUTTE LE SUE IDEE”. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha commentato la triste giornata in una nota stampa: “Ricordare oggi Marco Biagi a 10 anni dal barbaro assassinio perpetrato dagli ultimi residui delle Brigate Rosse ci consente di rendere omaggio a un innovatore, a uno studioso appassionato della democrazia. Non sempre la traduzione delle sue idee nella legislazione italiana è stata fedele: Biagi inseriva le proprie proposte in un disegno generale che prevedeva una profonda riforma del sistema degli ammortizzatori sociali che non è stata realizzata; è stata usata solo l'idea di una maggiore flessibilità, traducendola in provvedimenti che non hanno reso giustizia alla visione più complessiva di Marco Biagi. Dalla sua vicenda - prosegue - viene anche una lezione sulla necessità di alimentare sempre il dialogo e il confronto e di condannare e combattere senza remore ogni forma di deriva estremista e violenta. L'estremismo violento - conclude - è un veleno che per troppo tempo e per troppe volte ha corroso la democrazia italiana, giocando ogni volta, come i lavoratori e i cittadini sanno sulla propria pelle, a favore di una stabilizzazione conservatrice”.

CANCELLIERI: “PAGO’ CON LA VITA LA SUA LUNGIMIRANZA. L’ex commissaria di Bologna Annamaria Cancellieri: “Ormai possiamo dire che appartiene a tutti, era un uomo super partes, dello Stato, del Paese e questa è la più bella vittoria. È una ferita ancora aperta - ha pagato con la vita la sua lungimiranza. In questi anni Marco Biagi è stato letto in tanti modi, è stato tirato da una parte e dall'altra vendendo spesso solamente un aspetto del suo pensiero, ma ormai possiamo dire che appartiene a tutti. La parola che meglio lo definisce è la flex-security, aveva capito che il mercato del lavoro chiedeva flessibilità, ma non era un uomo del precariato”.

CASINI: “BIAGI, UOMO DELLE ISTITUZIONI”. “Il rapporto tra la tecnica e la politica che oggi è la cifra della storia nazionale era la condizione di Marco Biagi che non fu mai etichettato come un uomo di parte, era molto più semplicemente un uomo delle istituzioni". Lo afferma il leder dell'Udc Pier Ferdinando Casini ricordando il giuslavorista a 10 anni dalla sua morte e sottolineando il fatto che Biagi lavorò sia con "Il ministro Treu sia con Maroni lasciandosi guidare - aggiunge - solo dall'onestà intellettuale e dalla sua competenza. Chi lo vuole etichettare dimostra di non conoscerlo e se lui fosse ancora tra noi sarebbe il primo a rammaricarsene così come si rammaricò delle polemiche di un certo sindacalismo". "Il rammarico più grande per noi e lo Stato é di non essere riusciti a proteggerlo, ma se i terroristi hanno spezzato la sua vita essi non sono riusciti a impedire che dai semi dei suoi insegnamenti si fortificasse una scuola, le sue idee sono l'eredità più preziosa". "Riflettere oggi - sottolinea - è adempiere ad un debito personale di amicizia" ma, prosegue Casini "occorre farlo in particolare nella fase attuale in cui i temi del lavoro tornano ad occupare posizioni prioritarie".

CESARE DAMIANO. "Ancora oggi discutiamo delle sue idee che riguardano l'attualità. Ho sempre rispettato il suo pensiero, anche se non ho condiviso che con forme molteplici di flessibilità in entrata si potessero creare più posti di lavoro soprattutto per i giovani. Da ministro – ha detto  Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera - ho applicato con una direttiva una sua proposta sul lavoro a progetto che ha permesso di stabilizzare oltre 24mila lavoratori dei call center. In questi giorni, attraverso la trattativa tra governo e parti sociali, c'é l'occasione di intervenire sul tema degli ammortizzatori sociali che è la parte incompiuta della sua idea di riforma del lavoro".
 

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