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"Parroci disobbedienti e dibattiti politici in parrocchia": l'appello della presidente Acli

Dal divieto del vescovo di Reggio Emilia che ha impedito a chiunque abbia incarichi in diocesi o nelle parrocchie di candidarsi: "Aiuto ai fedeli per capire da che parte stare

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"Parroci disobbidienti, che abbiano a cuore la formazione della coscienza politica e delle anime dei propri fedeli. Che ospitino, anzi che organizzino dibattiti, sempre super partes, è ovvio, ma che aiutino i fedeli a capire da che parte stare". È quanto auspica la presidente delle Acli di Bologna - Associazioni cristiane lavoratori italiani -, Chiara Pazzaglia, in un editoriale pubblicato sull'ultimo numero de 'L'apricittà', la rivista del sindacato.

Pazzaglia parte dal divieto delle settimane scorse dal vescovo di Reggio Emilia, Giacomo Morandi, che ha impedito a chiunque abbia incarichi in diocesi o nelle parrocchie di candidarsi. Allo stesso modo, ha vietato alle realtà e alle strutture della chiesa reggiana di ospitare iniziative di campagna elettorale, come riferisce la Dire. 

"Partiti e persone che sostengono idee che vanno contro la morale cattolica"

Un "nuovo non expedit", per Pazzaglia, che sarebbe anche stato "benedetto dal nostro cardinale Zuppi. Che i catechisti, i consiglieri diocesani, persone attive in parrocchia non possano fare politica è un grave errore. Così come non organizzare dibattiti in parrocchia, specie su quei temi considerati 'divisivi', su cui nessuno ormai aiuta noi e soprattutto i giovani a formare correttamente la coscienza". Oggi, invece, "più che mai sarebbe indispensabile questo tipo di formazione - sostiene Pazzaglia - come si può sentire di cattolici che votano partiti e persone che sostengono idee che vanno contro la morale cattolica? Eppure sono proprio questi che ho visto far campagna elettorale nelle parrocchie, nella precedente tornata amministrativa". Ad esempio, cita, "gente di cui è ben nota la posizione sul suicidio assistito". 

Per questo, Pazzaglia si augura di vedere per le prossime elezioni "parroci disobbidienti. Parroci che abbiano a cuore la formazione della coscienza politica e delle anime dei propri fedeli. Che ospitino, anzi che organizzino dibattiti, sempre super partes, è ovvio, ma che aiutino i fedeli a capire da che parte stare". Perché in caso contrario, poi, "nessuno si venga a lamentare che i cattolici sono destinati all'irrilevanza in politica: ci siamo condannati da soli", ammonisce la presidente delle Acli di Bologna.

Del resto "qual è lo spazio per i cattolici, se non c'è più nemmeno nelle parrocchie? Come farà un giovane cattolico a decidere per chi votare, senza farsi tirare per la giacchetta da estremismi e populismi? Chi parlerà più della dottrina sociale della Chiesa?- si chiede Pazzaglia - dobbiamo quindi delegare ai partiti una formazione che, oltretutto, non fanno più? Forse dovremmo delegarla ai movimenti come le Acli, che la formazione la fanno, ma dobbiamo tenerci lontani dalle parrocchie? Ci ridurremo nelle catacombe? Scommetto che gli unici a obbedire a queste regole saranno proprio i cattolici: in fondo sono loro che hanno incarichi in parrocchia. Tutti gli altri troveranno il modo di spacciare santini elettorali sotto banco: aspetteranno i fedeli fuori dal cancello, tanto non hanno incarichi da perdere. Perché si fa presto a dire 'evviva le aperture della Chiesa', quando della Chiesa non ti importa nulla", attacca la numero uno delle Acli di Bologna

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