rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità

Ddl carni sintetiche: le voci da Bologna, tra scetticismo e provocazioni

Ristoranti vegani e Coldiretti diffidenti. Celli: “Un'alternativa agli allevamenti intensivi”. Gaigher "Tuteliamo la salute del consumatore"

L'Italia dice no alla carne coltivata, ma cosa ne pensano i bolognesi? I cittadini sono divisi sulla carne sostenibile: c'è chi la odia e chi la consumerebbe anche se fosse illegale. Qualche giorno fa è stata ritirata la notifica all'Unione Europea del Ddl sulle carni 'sintetiche', firmata dal ministro dell'agricoltura, Francesco Lollobrigida, e il ministro della sanità, Orazio Schillaci. Il disegno di legge, datato marzo 2023 e portato avanti dal governo, renderebbe illegale la produzione interna di carni 'in vitro'.

Le carni  sintetiche  sono costruite in laboratorio a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati. Per ora, questa tecnologia alimentare è ancora in fase di sperimentazione, ma qualora venisse approvata per il consumo pubblico e venisse accertata l'assenza di rischi per la salute dei consumatori, l'Italia si autoescluderebbe dalla produzione interna di questa alternativa più sostenibile alla carne.

Contrariamente a quanto riportato da molte testate nazionali, il governo non ha nessuna intenzione di gettare la spugna. "Il Ddl ha già ricevuto il via libera in Senato, è stato appena approvato in Commissione alla Camera e a breve verrà discusso e, io ritengo, approvato dall'Aula di Montecitorio", ha chiarito il ministro Lollobrigida in un post su Facebook martedì 17. Nello stesso commento rilasciato sui social, il cognato della premier Giorgia Meloni ha spiegato che la procedura è solo "una questione formale" e ha sottolineato la sua convinzione "di dover dare corso alle indicazioni dei Comuni, delle Regioni (tutte) e dei milioni di cittadini italiani che ci hanno chiesto esplicitamente di proteggere la nostra salute e la nostra economia", ha concluso il politico.

Alternativa agli allevamenti intensivi 

Bologna è stata brevemente sotto i riflettori per quanto riguarda il tema delle carni artificiali a causa delle dichiarazioni del consigliere comunale verde Davide Celli. Il politico aveva provocato una reazione da parte della stampa nazionale ad aprile, dichiarando: "Noi animalisti diffonderemo la carne artificiale, anche se vietata. Faremo azioni di disobbedienza civile."

A distanza di diversi mesi, Celli rimane della stessa opinione ed è convinto che la carne coltivata possa essere un'ottima alternativa alimentare. "Siamo sempre di più su questo pianeta, e con la carne in vitro potremo nutrire più persone. Quando mangiamo un hamburger di soia, l'impatto è quello, ma quando ne mangiamo uno di carne, le emissioni corrispondono a circa otto equivalenti di soia, perché allevando l'animale andiamo ad utilizzare più cibo", ha commentato l'ecologista. "La carne coltivata rappresenta inoltre un'alternativa agli allevamenti intensivi che fanno un uso spropositato di antibiotici e corrono il rischio di creare nuovi batteri immuni, dei super batteri, che possono causare molti danni", ha approfondito Celli. "Il futuro del nostro pianeta si gioca su cosa consumeremo e come lo produrremo. Quando mi hanno accusato di intralciare le imprese primarie locali, ho risposto che rimango favorevole a pratiche sostenibili che usano fertilizzanti organici e che percorrono sentieri ecologici contrapposti all'agricoltura intensiva", ha concluso il consigliere.

Sicurezza prima di tutto

Non tutto il mondo politico locale la pensa come Celli, non solo nel Consiglio Comunale ma anche in Regione. Nel novembre 2022, Stefano Bonaccini, presidente della regione Emilia-Romagna, affiancato da Alessio Mammì, assessore all'agricoltura regionale, ha firmato la petizione anti-cibo sintetico della Coldiretti, che invita le istituzioni a opporsi a qualsiasi atto legislativo che non proibisca la produzione di carni coltivate entro i confini italiani. Partendo da questo punto di riferimento, il consigliere del gruppo Pd di Bologna Maurizio Gaigher ha condiviso il suo punto di vista. "Bisogna mettere al primo posto la salute dei consumatori. Prima di inserire questi prodotti sul mercato, dobbiamo essere sicuri che ogni innovazione nel cibo non porti a danni alla cittadinanza", ha dichiarato il consigliere dem. "Io sono amante della cucina tradizionale", continua Gaigher, "ma come riportato dall'Oms, troppa carne può fare male ed è giusto che si cerchino alternative sostenibili per rispondere ai criteri ambientali senza penalizzare le imprese locali."

Cosa ne pensano i ristoratori

La posizione della Coldiretti sembra essere condivisa, almeno in parte, da realtà alimentari anche più di nicchia contrarie agli allevamenti e al consumo di carne e prodotti di origine animale. Bologna è ricca di ristoranti, locali e negozi che offrono pasti alternativi vegetariani e/o vegani che danno l'opportunità a una vasta clientela di scoprire gusti completamente nuovi con un minore impatto ambientale. "La nostra priorità è la consapevolezza alimentare. Per chi viene qui, cerchiamo di offrire pasti naturali e salutari", Annalisa e Francesco sono due dei tre gestori di Basilico Food, una realtà tutta bolognese che dal 2015 prepara pietanze volte alla creatività, alla salute e alla sostenibilità. "Non siamo contrari alla produzione delle carni coltivate, apprezziamo le intenzioni di ridurre le emissioni e non siamo contrari a un suo eventuale inserimento nel mercato, ma non siamo interessati ad introdurlo nel nostro menu perché sarebbe un prodotto industriale, incompatibile con la nostra idea di cucina e l'identità del nostro locale", hanno raccontato i proprietari del locale in Via Massarenti.

Sulla stessa linea di principio, Stefania Gaeta, proprietaria di Julienne, il ristorante vegano nel cuore di Via Murri. "Oltre all'aspetto industriale, non condivido la modalità di sostituzione. Piuttosto che cercare di replicare i sapori onnivori, preferisco scoprirne di nuovi combinando i tanti ingredienti vegetariani e/o vegani che esistono", ha raccontato la gestrice.

Parlando con alcuni operatori di ristoranti vegani,  sembra che una buona parte della comunità bolognese che dice no ai prodotti animali non farà la fila per mettere le mani su una bistecca da laboratorio. La carne coltivata potrebbe non incuriosire il palato di coloro che hanno detto addio alla carne da tempo.

Quale il possibile target delle carni sintetiche?

La target audience di questa innovazione alimentare molto probabilmente sarà composta dagli onnivori che vogliono ridurre il loro impatto ambientale senza dover rinunciare al ragù fatto in casa o a un panino alla mortadella. Sarebbe opportuno trovare una soluzione che limiti la pratica degli allevamenti intensivi che pongono rischi batterici, hanno un forte impatto ambientale e tolgono la dignità a milioni di animali. È difficile stabilire fin da subito l'impatto che questo nuovo prodotto potrebbe avere in città, ma se il Ddl del ministro Lollobrigida verrà approvato, la produzione sarà illegale in Italia, e nel caso i rischi per la salute non venissero verificati, anche il consumo e la vendita potrebbero diventarlo.

Solo il tempo ci dirà se questa nuova tecnologia ci avvicinerà a un equilibrio tra i bisogni alimentari del genere umano e un consumo sostenibile per il mondo in cui viviamo.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ddl carni sintetiche: le voci da Bologna, tra scetticismo e provocazioni

BolognaToday è in caricamento