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Cronaca

Giornalismo locale, il grido di allarme del sindacato: "Troppi bavagli con il nuovo decreto, diritto di informazione ai cittadini a rischio"

L'associazione della stampa emiliano romagnola solleva il caso sull'ultimo provvedimento governativo dedicato alla diffusione di notizie di cronaca nera e giudiziaria: "E anche gli avvocati fanno elenchi di articoli più o meno graditi, ora basta"

Libertà di cronaca e dei cittadini a essere informati a rischio, anche in Emilia-Romagna. E' il grido di allarme che Aser, Associazione della stampa emiliano romagnola, lancia dopo i primi mesi di applicazione del decreto legislativo 188/2021, anche detto decreto sulla presunzione d'innocenza.

Un decreto che recepisce in ritardo la normativa europea in materia di giusto processo e garanzie per l'imputato, ma che nei fatti si sta trasformando -riferisce il sindacato dei giornalisti- in una vera e propria mordacchia per l'informazione, soprattutto locale, dal momento che la cronaca nera e giudiziaria sono le più colpite dalle limitazioni poste in essere dopo l'emanazione dalla norma.

"Attacco all'informazione, diritto dei cittadini a rischio"

"Anche in Emilia Romagna -chiosano i rappresentanti sindacali Aser- è in atto un vero e proprio attacco alla categoria dei giornalisti che, sull'onda della normativa sulla presunzione di innocenza, di fatto un silenziatore delle notizie diffuse dalle Procure, punta a limitare fino a quasi eliminarlo il diritto di cronaca e appunto la libertà di stampa".

Non solo. "A Bologna, tra iniziative pubbliche, prese di posizione ed elenchi di articoli di giornale catalogati come esempi del cattivo giornalismo, i giornalisti vengono accusati di spettacolarizzare i processi, di manipolare le notizie ad arte per aumentare la tiratura dei giornali, l'audience dei programmi televisivi e i lettori dei siti internet. Il tutto condito da proposte per limitare l'accesso agli atti dei processi e per punire (anche con multe) chi non rispetta determinate regole, tutto al limite della censura".

Per questo i giornalisti emiliano romagnoli dicono "basta a questa campagna discriminatoria nei confronti della categoria, con avvocati che passano al setaccio il nostro lavoro e procuratori che vorrebbero veder pubblicato solo quanto contenuto nei loro comunicati stampa dove le informazioni sono ridotte all'osso".

L'esempio, tra i più clamorosi, proviene da fuori regione. "A Genova -si legge ancora nel documento inoltrato dal sindacato- il presidente del collegio giudicante ha praticamente oscurato le riprese televisive al processo al ponte Morandi, un esempio di come limitare la stampa sia ormai una pratica più che diffusa".

Infine, l'appello: "Magistrati e avvocati pensino a fare bene il loro lavoro, all'informazione ci pensano i giornalisti che hanno carte deontologiche e organi deputati a vigilare sull'esercizio corretto della professione e a punire chi sbaglia. Non abbiamo bisogno di lezioni o consigli da parte di altre categorie che spesso hanno un unico obiettivo: limitare il diritto dei cittadini ad essere informati".

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