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Cronaca Gaggio Montano

Frana di Gaggio Montano, dopo quattro anni lavori finiti e argine consolidato

Attivata all’inizio di marzo 2018, si mosse un fronte terroso lungo circa 750 metri, largo tra i 100 e i 150. Fume a rischio occlusione, strada distrutta e ferrovia minacciata

Si sono conclusi a Marano di Gaggio Montano i lavori di sistemazione dell’alveo del Reno dopo la frana che interessò tutto il versante, minacciando ferrovia e strada nel 2018.

Ora a distanza di quattro anni sono terminati i lavori di consolidamento, realizzati con un investimento di 580mila euro. Un intervento, questo, che ha visto diverse azioni per migliorare l’efficienza del fiume, in particolare nell’area vicina al centro abitato, ridurre l’erosione e aumentare le difese delle sponde.

“Concentrato a valle, l’intervento- spiega Irene Priolo, assessore regionale alla Difesa del suolo e Protezione civile- fa parte delle opere previste per risistemare il piede della frana che ha investito il territorio di Gaggio nel marzo di quattro anni fa, interessando il versante per circa 750 metri e provocando danni al corso d’acqua, alla viabilità e ad alcune abitazioni”.

“Per dare un assetto definitivo a tutto il versante- conclude l’assessore- sono pronti a partire nella prossima primavera altri lavori di consolidamento e di opere strutturali del valore complessivo di un milione e 200mila euro”.

VIDEO| Frana di Gaggio, le eccezionali immagini riprese dall'alto

La frana di Marano

Attivata all’inizio di marzo 2018, la frana – lunga circa 750 metri, larga tra i 100 e i 150, con una profondità media di circa 10 metri e un volume complessivo di circa un milione di metri cubi di terra – in pochi giorni ha raggiunto l’alveo del Reno, distruggendo l’ex strada statale 64 Porrettana. Ha reso inoltre inagibili alcune case e coinvolto la linea ferroviaria Porretta-Bologna, in modo del tutto simile a quanto si era verificato nel febbraio 1996.

Solo gli interventi immediati ai piedi della frana, realizzati dall’Agenzia, hanno impedito la completa occlusione del fiume evitando la formazione di un lago “effimero”, che avrebbe potuto sommergere la ferrovia. L’Unione dei Comuni dell’Appennino bolognese è intervenuta sul corpo della frana per una prima regimazione delle acque e per ripristinare la viabilità, mentre Rete ferroviaria italiana (Rfi) ha messo in sicurezza la linea ferroviaria.

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