rotate-mobile
Cronaca Centro Storico / Via degli Agresti

Giornalisti in presidio: "Sciacalli e putt..? Non solo insulti, ma un modo per intimidire"

A decine i cronisti oggi in rivolta a Bologna, in risposta alle pesanti esternazioni dei leader 5 stelle, Di Battista e di Maio. Flash mob davanti alla Prefettura, e l'affondo dell'Odg regionale e dell'Aser

Circa una quarantina di giornalisti hanno presidiato stamane l'ingresso di via IV novembre della Prefettura, in polemica con gli insulti vergati nei confronti della categoria da parte dei leader 5 stelle Alessandro Di Battista e Luigi di Maio.

Gli epiteti sono stati scritti nero su bianco nelle ore dopo l'assoluzione di Virginia Raggi in un processo romano: oggi la risposta da parte degli organi di rappresentanza in Emilia-Romagna, e cioè il sindacato Aser, l'ordine dei giornalisti, l'Usigrai e la Uil regionali.

E proprio uno sta gli insulti, 'sciacalli', è stato utilizzato per una ironica forma di protesta-autodenuncia, da parte di alcuni giornalisti che hanno animato il presidio, di cui poi una delegazione è salita per un incontro con la prefetta Patrizia Impresa.

La stampa scende in piazza a Bologna



Quelli del viceministro Di Maio "non solo sono insulti pesanti in sè, ma sono anche un modo per intimidire i colleghi" chiosa Giovanni Rossi, presidente dell'Ordine emiliano-romagnolo. Per Rossi, questo non è altro che il preambolo di due provvedimenti già annunciati dal governo: l'abolizione dell'Ordine e l'abrogazione del fondo per il pluralismo. "Sono d'accordo che l'Ordine vada riformato" ammette, "ma non vorrei che dalla sua abolizione si passasse a un organo di vigilanza sotto il controllo governativo, cosa che oggi evidentemente non è". Quanto al fondo per il pluralismo "non sono risorse destinate certo ai grandi gruppi editoriali -continua Rossi- ma coprono le attività delle cooperative di giornalisti, della stampa delle minoranze, degli italiani all'estero e delle Onlus".

Per la presidente dell'Aser - Associazione stampa Emilia Romagna Serena Bersani "certe parole offensive e violente, dette da esponenti delle istituzioni fanno male, molto più che dette al bar" mentre per Giuliano Zignani di Uil Emilia Romagna, "gli insulti e le minacce pronunciate dal vice premier Luigi Di Maio e da Alessandro Di Battista sono un becero tentativo di minare l’articolo 21 della nostra Costituzione" e i provvedimenti miacciati rischiano di "buttare per strada lavoratori non solo giornalisti, ma anche i poligrafici e i tecnici".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giornalisti in presidio: "Sciacalli e putt..? Non solo insulti, ma un modo per intimidire"

BolognaToday è in caricamento