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Cronaca Reno / Via Emilia Ponente

Legionella al Bellaria e al Maggiore, otto imputati: processo per frode

L'allarme scattò a ottobre 2010, i campionamenti portarono alla luce valori sballati: "Macchine in funzione mauale forse per evitare di cambiare la componentistica usurata"

L'allarme legionella esplose a ottobre 2010: al Bellaria e al Maggiore, a pochi giorni di distanza, i campionamenti che fatti periodicamente sugli impianti idrici portarono alla luce valori sballati. Per fortuna nessun paziente delle due strutture si ammalò, ma ora per quella vicenda ci sono otto imputati che devono rispondere di inadempimento e frode nelle pubbliche forniture.

Si tratta dei referenti delle tre ditte che avevano in appalto la gestione dell'impianto e che devono rispondere di inadempimento e frode nelle pubbliche forniture. A raccontare i fatti in tribunale due giorni fa, davanti al pm Roberto Ceroni, Gaetano Mirco, l'ingegnere che per l'Ausl (parte civile nel processo) che seguiva il globlal service in questione, di cui è capofila la Cofely.

Per anni le analisi sulla legionella avevano dato risultati nella norma, fino ai prelievi dell'11 e 18 ottobre 2010 i cui esiti arrivano il 22 ottobre per il Bellaria e il 26 per il Maggiore. Esiti fuori dal range 'normale' e che allarmano subito Mirco il quale, infatti, convocò immediatamente i referenti Cofely: spiegarono che qualche settimana prima, il 15 settembre, c'era stato un cambio nella ditta subappaltante, da Acel a Itaca, e che quest'ultima aveva avuto numerose difficoltà ad accedere ai macchinari che tenevano sotto controllo la legionella nei tubi d'acqua. Infatti, a Itaca le chiavi del lucchetto che proteggeva i macchinari, il pin e la password per gestire automaticamente gli impianti furono consegnati in ritardo e quando Itaca riuscì ad accedere alle macchine "si scoprì che erano state messe in funzione 'manuale' e non automatica", come di norma.

Probabilmente, spiega il dirigente Ausl, la scelta fu presa "per evitare di cambiare la componentistica usurata dei macchinari. Tanto che in quell'occasione approfondimmo lo stato degli impianti e verificammo che erano pessimi. Dovemmo cambiare numerosi pezzi". Dopo le scoperte del Bellaria e Maggiore fu attivata una bonifica, per evitare il rischio di contagio, e furono eseguiti controlli sugli impianti idrici di tutti gli ospedali della provincia, visto che il global service e' lo stesso, ma risultarono in regola. (agenzia Dire)

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