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Cronaca Centro Storico / Piazza Maggiore

200 maestre imbavagliate irrompono in Comune: 'Le leggi sull'assunzione parlano da sole'

Così hanno interrotto il consiglio comunale, chiedendo assunzioni immediate, le maestre dell'Adi

Imbavagliate e con striscioni alla mano le maestre dell'Adi sono tornate a protestare in consiglio comunale a Bologna. Dopo un'assemblea e un corteo silenzioso sono salite a Palazzo D'Accursio e, in circa 200, si sono sedute davanti all'ingresso mostrando striscioni contro l'Istituzione scuola e per chiedere immediate assunzioni. 'Le leggi sull'assunzione parlano da sole', recita uno dei cartelli mostrati, a denotare che non occorrono altre parole. Da qui la trovata delle rimostranti di presentarsi con le bocche serrate da nastro adesivo.

Dopo aver atteso per qualche minuto l'arrivo dell'assessore alla Scuola Marilena Pillati e di tutti i consiglieri comunali, ai quali hanno chiesto un incontro, le maestre spazientite, sono entrate in aula e hanno interrotto i lavori battendo forte le mani e chiedendo udienza. La presidente del Consiglio, Simona Lembi, ha infatti promesso un incontro con una delegazione di consiglieri subito e una con i vari gruppi consiliari in settimana. Ma Alessandra Cenerini dell'Adi, portavoce delle maestre chiede tutto il Consiglio comunale. Mentre Lembi ha fatto riprendere i lavori, la trattativa va avanti.

CASUS BELLI.  Le maestre delle materne e dei nidi di Bologna, sono tornate a protestare perchè contrarie alla nascita dell'Istituzione scuola. E, stavolta, chiedono di essere ascoltate e ottenere risposte sul loro futuro. Le insegnanti, che lamentano una promessa mancata da parte dell'assessore alla Scuola, Marilena Pillati, che "aveva detto che ci avrebbe incontrato entro il 15 maggio", hanno scritto una lettera ai consiglieri comunali spiegando le loro ragioni, e mettendo nero su bianco le "omissioni" e gli "errori" del settore scuola dell'amministrazione: "Una gestione piena di buchi neri e di gravissime scorrettezze ai danni delle insegnanti". Ai consiglieri, le maestre dicono di essere "costrette per l'ennesima volta a venire, nostro malgrado, in Consiglio comunale, a causa della totale chiusura dell'amministrazione nei nostri confronti". Gli argomenti sono sempre gli stessi: le assunzioni delle insegnanti e l'Istituzione. Una volta preso atto che i Comuni hanno vincoli nelle assunzioni e limiti di spesa da rispettare, le maestre sono convinte di vivere una "vicenda surreale". Recentemente sono "comparsi" tanti posti per le immissioni in ruolo nelle scuole dell'infanzia e nei nidi, dicono, e il motivo "è semplice: 26 insegnanti precarie da una vita, di fronte alla delibera del 15 ottobre, che presentava ancora solo sei posti per le assunzioni delle insegnanti, hanno presentato ricorso al Tar per mancanza di programmazione triennale obbligatoria del fabbisogno di personale". Ed è proprio dopo il ricorso, dicono, che "sono magicamente comparsi 300 posti di cui 158 per le insegnanti", che peraltro sono "solo il 50% della effettiva capacità assunzionale". Insomma, si legge ancora nella lettera ai consiglieri, "i posti c'erano" e l''Asp e l'Istituzione "propagandate per superare il precariato erano e sono pure invenzioni". Intanto, in marzo, è stato comunicato ai sindacati che le assunzioni delle insegnanti erano state spostate a settembre 2015, fatta salva la disponibilità di posti in quel momento, e verificato con il ministero della Funzione pubblica che il contratto scuola fosse compatibile con il concorso riservato. La richiesta del Comune al ministero della Funzione pubblica, rincarano le maestre, era del 14 gennaio, "ma il settore personale si era ben guardato dal sollecitare la risposta, peraltro scontata". Eppure, le insegnanti dicono di aver ottenuto quella risposta in tre giorni. Per concludere, il settore personale ha proceduto "in tutta fretta" a indire il concorso per gli educatori dei nidi, uscito il 30 aprile, "e delle insegnanti non si è piu' parlato. L'assessore doveva darci risposta entro il 15 maggio, ma non si è fatta viva", si arrabbiano le insegnanti, che restano convinte dell'inutilità dell'istituzione e oggi torniamo a ribadirlo in Comune".

(agenzia Dire)

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