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Pazienti rinchiusi e legati con il nastro isolante: sei indagati in una struttura assistenziale | VIDEO

La clinica socio-sanitaria, in provincia di Bologna, accoglieva pazienti con disturbi psichici. Ai domiciliari la direttrice della struttura

Sei persone, tutti dipendenti di una struttura socio-assistenziale privata della provincia di Bologna, hanno ricevuto una misura cautelare per i reati di maltrattamenti e sequestro di persona. 

Le indagini sono scattate in estate, quando un ex dipendente della clinica si è presentato in un comando dei Carabinieri per denunciare le condizioni a cui i pazienti della struttura, circa una decina (tra cui anche un minore) e tutti con problemi psichici di varia natura, erano costretti. L’uomo ha raccontato di trattamenti molto severi, e a corredo della sua testimonianza ha presentato anche una fotografia che ritraeva un paziente disteso a terra e legato con del nastro isolante. Dopo la segnalazione, i Carabinieri del Nas, insieme alla Compagnia di Borgo Panigale, hanno aperto le indagini: sentendo la testimonianza di altri ex dipendenti, i militari hanno ricevuto la conferma di comportamenti da parte del personale sanitario del tutto non idonei con le direttive regionali. Nello specifico, gli ex dipendenti della clinica hanno confermato l’utilizzo del tutto arbitrario della stanza di contenimento detta ‘camera morbida’, dove alcuni pazienti ritenuti particolarmente problematici venivano lasciati anche per giorni. Il trattamento, inoltre, era utilizzato anche come forma punitiva o addirittura preventiva nei confronti di determinati pazienti.

Intercettando le conversazioni dei dipendenti, le indagini dell’Arma hanno portato all’identificazione dei presunti colpevoli: nella giornata di ieri, venerdì 20 ottobre, sono state emesse sei misure cautelari nei confronti della direttrice della struttura e di altri cinque dipendenti. Per la direttrice, una donna italiana, è scattata la misura degli arresti domiciliari: secondo le indagini, infatti, sarebbe stata lei ad impartire le indicazioni ai suoi dipendenti. Dipendenti – per ora cinque, ma si parla già di un sesto indagato – che sono stati raggiunti dalla misura cautelare del divieto di avvicinamento alle persone offese. Nelle intercettazioni raccolte dai Carabinieri, i dipendenti sembravano essere consci dell’illegalità dei propri comportamenti, tanto da pensare ad alcune strategie per ‘depistare’ i militari: “Nel caso in cui vengano i NAS, tiriamo fuori quello che c’è in camera morbida, mentre un altro li distrae prendendo tempo” diceva uno dei dipendenti ad un collega.

L’utilizzo della camera morbida, come emerge dalle prime ricostruzioni, era utilizzata in modo del tutto arbitrario dal personale della clinica, e non solo su disposizione della direttrice. I pazienti della struttura, grazie all’aiuto dell’Asl di competenza, sono stati tutti riallocati in altre cliniche, mentre quella incriminata è stata chiusa e posta sotto sequestro per ulteriori accertamenti.

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