40° giorno dall'inizio del terremoto che con le sue ininterrotte scosse ha sconvolto l'Emilia. Oltre 1200 restano gli sfollati, quasi 2mila le repliche registrate, 27 i morti, ancora non conteggiati interamente i danni.
Ma analizzando i dati rilevati dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia pare proiprio che lo sciame sismico stia pian piano spegnendosi, perdendo via via che passano i giorni intensità e insistenza. Nella notte appena trascorsa - 29 giugno- sono tre le scosse registrate nella Pianura padana emiliana, di magnitudine 2.2 e 2.3, con epicentro sempre nel territorio modenese. Deboli anche le quattro repliche della giornata di ieri: la più forte non ha superato magnitudo 2.5 (si è avuta alle ore 19.33, con epicentro tra Concordia e Novi - MO).

Mentre il sisma decresce, prende nuova linfa l'idea lanciata dal Ministro della Giustizia Paola Severino di utilizzare i detenuti nei lavori di ricostruzione presso le zone colpite. Un'iniziativa "importante che permette di valorizzare una ulteriore possibilità di alternativa alla detenzione", secondo l'assessore regionale alle politiche sociali, Teresa Marzocchi. L'ipotesi tratteggiata dal Guardasigilli, è stata al centro di un incontro cui hanno preso parte, tra gli altri, la stessa Marzocchi, il vice capo del dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria, Luigi Pagano e il presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna, Francesco Maisto.

Secondo una prima ricognizione dell'Amministrazione penitenziaria, potrebbero essere circa quaranta i detenuti ospitati in Emilia-Romagna con i requisiti per svolgere un'attività di pubblica utilità nelle aree terremotate: persone che già hanno intrapreso un percorso di reinserimento sociale.

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