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Economia

Crisi all'agenzia Dire, fumata nera azienda-sindacati: 15 giornalisti verso il licenziamento

Due giorni di sciopero. Il sindacato nazionale: "Basta finanziamenti pubblici a editori che poi licenziano"

Aser, l’Associazione della stampa Emilia-Romagna, esprime seria preoccupazione per quanto sta accadendo all’agenzia di stampa Dire. Nonostante quasi due anni di pesanti decurtazioni degli stipendi dovuti al ricorso agli ammortizzatori sociali, il 13 dicembre si è arrivati infatti alla firma di un verbale di mancato accordo tra azienda, Associazioni di Stampa e Cdr.

A fine settembre, l’azienda aveva convocato il tavolo sindacale mettendo sul piatto la procedura di licenziamento collettivo di 15 colleghi giudicata fin da subito irricevibile e immotivata dall’assemblea dei redattori e dalle associazioni di categoria. Dei 15 giornalisti interessati, due sono della redazione di Bologna  La Federazione nazionale della Stampa italiana – con una nota diffusa poco dopo l’infruttuosa conclusione del tavolo – si è schierata subito a fianco dei giornalisti dell’agenzia di stampa. «Basta finanziamenti pubblici a chi licenzia», si legge nella nota  della Fnsi che chiede al governo di azzerare i contributi pubblici agli editori che nonostante gli aiuti decidono di tagliare i giornalisti.

«Il 13 dicembre – rileva la Fnsi – si è conclusa con un mancato accordo al Ministero la procedura di licenziamenti collettivi avviata dall’editore della Dire, Stefano Valore, che lascerà senza lavoro 15 giornalisti nonostante le risorse che riceverà dal governo. All’agenzia, infatti, dal 2024 arriveranno oltre 2 milioni di euro l’anno per un triennio, grazie al decreto per i servizi d’informazione da parte della pubblica amministrazione. Un’importante iniezione di risorse che però non è servita a scongiurare questo attacco a tutta la nostra categoria. Insomma, da una parte ci sono milioni di euro dal governo, che gli imprenditori si mettono in tasca, e dall’altra si riduce l’occupazione senza se e senza ma».

Per la Fnsi «tutto questo è inaccettabile tanto più che il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, continua a battere cassa chiedendo più soldi per l’editoria anche in questi giorni. Gli editori – incalza il sindacato – pensino a investire e a creare occupazione con questi fondi invece di volersi sostenere solo grazie allo Stato. I soldi pubblici non possono essere dati a chi mette alla porta i dipendenti, lasciando famiglie nell’incertezza. Nella trattativa con la Dire sono stati solo i sindacati a proporre alternative ai licenziamenti mentre l’azienda, affiancata dalla Fieg, ha seguito caparbiamente la strada dei tagli e della riduzione del personale».

La Fnsi si è detta «sempre disponibile a collaborare con gli editori per uscire dalla crisi che attanaglia il settore però solo in presenza di una controparte che sia costruttiva e che non abbia come unico obiettivo quello di ridimensionare le redazioni, colpire il lavoro e sostenersi coi soldi dei cittadini senza mai investire o proporre progetti innovativi».

Oggi e domani (14 e 15 dicembre) i giornalisti della Dire saranno in sciopero: assieme alla Fnsi, l’Aser  li affiancherà in ogni sede perché questi licenziamenti sono immotivati e illegittimi.

La Federazione della Stampa ha  invitato il governo «a revocare ogni euro pubblico a chi licenzia. Da subito».

Da parte sua Aser auspica che la Regione e il Comune di Bologna si facciano parte attiva presso il governo e i parlamentari del territorio affinché  non vengano devoluti fondi pubblici alle aziende che licenziano i dipendenti. «È paradossale – sostiene Aser – che aziende che licenziano i dipendenti possano accedere a un bando che esclude dall’erogazione dei fondi le aziende che utilizzano ammortizzatori sociali

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