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Domenica, 28 Aprile 2024
Economia

Commercio, i negozi continuano a chiudere: canoni concordati come ricetta anti-crisi

Bologna tra le grandi città con la percentuale in maggior aumento di esercizi che hanno chiuso i battenti nell'ultimo anno (+24.5%). La proposta di Confabitare per incentivare le attività commerciali in tempi di magra

Girando per le strade delle nostre città è sempre più facile imbattersi in cartelli “ affittasi” o “vendesi” su saracinesche abbassate. “Una desertificazione commerciale” figlia della crisi, che colpisce in particolare i piccoli negozi, con un crollo del mercato delle locazioni e ben 600.000 locali rimasti sfitti nel 2013 in tutt’Italia. Gennaio 2014 conferma l’andamento negativo. E' la denuncia mossa da Confabitare, l'associazione proprietari immobiliari, che snocciola i dati allarmanti: "Analizzando l’incremento percentuale delle chiusure con riferimento al periodo 1° gennaio 2013 – 31/12/2013, rispetto allo stesso periodo dell’anno 2012. I numeri che ne emergono sono veramente allarmanti: Bologna conta il +24.5 %".

Il capoluogo felsineo ha così registrato nello scorso anno la percentuale di aumento maggiore per le attività commerciali chiuse, causa crisi. Al vertice della classifica, con il capoluogo emiliano troviamo Milano (+ 24,3%) e Torino (+ 23,8%).

Che fare, allora, per invertire la tendenza e ridare fiato al commercio ? Confabitare un’idea ben precisa ce l’ha: estendere gli affitti a canone concordato anche agli esercizi commerciali.
“La nostra proposta – spiega il Presidente nazionale Alberto Zanni – è semplice e concreta. Si tratta di applicare ai negozi la legge 431/98 sui canoni concordati, che dal 1998 è in vigore per le abitazioni. In sostanza, il proprietario affitta il locale a canoni più bassi ( mediamente il 20 - 30% in meno dei canoni liberi), in cambio di uno sgravio sull’IMU.

Traducendo in cifre, l’imposta sugli immobili commerciali scenderebbe dall’attuale 9,8 per mille (media nazionale) al 7,6 per mille che è l’aliquota media a livello nazionale per i canoni concordati relativi alle abitazioni”.
Controindicazioni ? Zanni non ha dubbi : “Certo i Comuni avrebbero un mancato introito di poche decine di migliaia di Euro all’anno, ma a trarne vantaggio sarebbe tutto il tessuto sociale. Avere negozi aperti significa posti di lavoro, più servizi e consumi, meno degrado. Con la nostra proposta dei canoni calmierati che presenteremo al Governo e a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, vogliamo porre un freno alla moria dei negozi e alla desertificazione dei nostri centri urbani".

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