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Economia

Tutto il cibo che buttiamo. E il paradosso: spreca di più chi fatica ad arrivare a fine mese

Spreco alimentare: chi butta più cibo e cosa sprechiamo di più. La fotografia scattata dall'Osservatorio Waste Watcher e il commento a BolognaToday di Andrea Segrè (Unibo)

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Buttiamo mezzo chilo di cibo ogni settimana. Sprechiamo soprattutto cipolla e aglio, insalata verde e vegetali, pane e latte con un dato in crescita rispetto ai numeri dell'anno scorso (ebbene sì, nonostante l'inflazione): ce lo spiega Andrea Segrè (Unibo) in occasione dell'11^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare (il 5 febbraio di ogni anno) attraverso i dati dell’Osservatorio Waste Watcher International: "Dentro questi 566 grammi settimanali di cibo buttato abbiamo la frutta e la verdura, il pane e il latte, alimenti ancora buoni che finiscono nella spazzatura. Lo spreco è esattamente questo: cibo ancora buono che finisce nel bidone. E non è tanto importante questo incremento, ma dove si è determinato: sono le fasce più deboli della popolazione, quelle più esposte all'inflazione alimentare a esserne interessate perché non solo acquistano meno, ma anche peggio. Cercano infatti alimenti che costano il meno possibile e che deperiscono presto, scelgono il cosiddetto junk food il cui prezzo a caloria è basso, ma lo è anche il valore nutrizionale".

Nel 2024 insomma, in Italia siamo improvvisamente più spreconi: si passa da 75 a quasi 81 grammi di cibo buttato ogni giorno pro capite nelle nostre case (80,9 grammi, per l’esattezza) e da 524,1 grammi settimanali nel 2023 a 566,3 grammi settimanali nel 2024. Si tratta dell’8,05% di spreco in più rispetto a un anno fa. Nel 2024 in Italia lo spreco alimentare costa ca 290 euro annui a famiglia, circa 126 euro pro capite ogni anno. 

Spreco alimentare Italia

Esattamente un anno fa proprio il professor Segrè aveva presentato a Bologna una app, lo Sprecometro, utile per monitorare gli sprechi di casa nell'ottica di migliorarsi. E dopo un notevole successo di download (è gratuita e ci si può logare con una identità fittizia) questo sistema diventa rilevatore di sprechi anche nei bar, pizzerie, ristoranti, e per le mense scolastiche e aziendali: "Questa novità che parte oggi - spiega ancora il docente -  consente di visualizzare l’aggregato di tutti gli sprechi registrati al di fuori dell’ambiente domestico, ampliando così la portata dell’applicazione e offrendo una panoramica completa sugli sprechi alimentari a livello più ampio". 

Un progetto a scuola per insegnare a non sprecare il cibo ai ragazzi

Aspetto particolarmente importante è la sensibilizzazione che dal 2024 verrà avviato nelle scuole italiane per favorire maggiore consapevolezza nel merito e la svolta culturale sul tema: dal prossimo anno scolastico 2024/2025, infatti, Sprecometro sarà al centro del progetto educativo promosso e organizzato da Camst group e curato dal team di progettazione di Sprecometro. Agli istituti scolastici verrà fornita l’app con una sezione a loro dedicata, nella quale gli insegnanti potranno iscrivere le proprie classi e iniziare così il monitoraggio alimentare. Saranno misurati automaticamente, in grammi, gli sprechi attuati dalle singole classi, e ne verrà valutato l’impatto, in termini di impronta idrica e carbonica, sull’ambiente. In base ai risultati ottenuti, agli insegnanti saranno poi forniti materiali informativi (video, schede e quiz) che potranno utilizzare per sensibilizzare i bambini sul tema per prevenire gli sprechi e potenziare le buone pratiche di educazione alimentare. 

Si spreca di più in città (al nord) e buttano più cibo le famiglie senza figli

Ma dove si sprecano di più alimenti? Ce lo dice sempre l'Osservatorio: di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%) e meno nei piccoli centri, sprecano di più le famiglie senza figli (+ 3%) e molto di più i consumatori a basso potere d’acquisto (+ 17%). Si spreca di più a sud (+4% rispetto alla media nazionale) e meno a nord (-6% rispetto alla media). Vale oltre 13 miliardi euro, per l’esattezza 13.155.161.999 lo spreco complessivo di cibo in Italia: un dato vertiginoso che include lo spreco a livello domestico (il quale incide per oltre 7miliardi e 445 milioni), quello nella distribuzione che vale circa la metà (quasi 4 miliardi €, per la precisione 3 miliardi e 996 milioni euro), oltre allo spreco in campo e nell’industria, molto più contenuto.

Spreco alimentare chi spreca di più

Il Rapporto Waste Watcher “Il caso Italia” è realizzato per la campagna pubblica di sensibilizzazione Spreco Zero su monitoraggio Ipsos/Università di Bologna Distal, diretta appunto dal professore di economia circolare e politiche per lo sviluppo sostenibile Andrea Segrè, ordinario all’Università di Bologna, e coordinato dal docente Unibo Luca Falasconi: "Sono dati che dobbiamo attenzionare con cura  perchè ci permettono di evidenziare la stretta connessione fra inflazione e insicurezza globale da un lato e ricaduta sociale dall’altro, fra potere d’acquisto in calo costante e conseguenti scelte dei consumatori che non vanno purtroppo in direzione della salute dell’ambiente, ma nemmeno di quella personale. Se in un primo momento l’effetto inflazione ha portato a misurare con decisione gli sprechi, prolungata nel tempo ha costretto i cittadini all’adozione di nuove abitudini ‘low cost’ per fronteggiare la crisi. Scegliere cibo scadente, meno salutare e spesso di facile deterioramento non comporta solo un aumento del cibo sprecato in pattumiera, ma anche un peggioramento nella propria dieta e nella sicurezza alimentare. Se la salute nasce a tavola, dal cibo scadente deriva l’aggravio dei costi sociali e ambientali. In definitiva: da poveri mangiamo e stiamo peggio, e sprechiamo persino di più. E questo circolo vizioso si riverbera sull’ambiente.  

Spreco alimentare effetti

Dal punto di vista socioeconomico, il ceto che si autodefinisce “popolare” (“mi sento povero e fatico ad arrivare alla fine del mese”) e che in Italia conta oltre 5,7 milioni di persone (oltre il 10% della popolazione!, dati Istat) presenta un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana. Le disparità geografiche sono evidenti, con il sud che registra un aumento del 26% di insicurezza alimentare rispetto alla media nazionale, mentre il nord e il centro mostrano scostamenti negativi del 14% e 7%, rispettivamente. L’’effetto inflazione comporta scelte eloquenti e l’acquisizione di nuove abitudini alimentari. Qualche esempio: 1 consumatore su 2 (49%) dichiara dii potenziare l’acquisto di cibo online, oltre 1 consumatore su 3 (39%) si butta sugli alimenti in promozione, e oltre 1 consumatore su 3 decide di autoprodurre il cibo (38%).

Cosa compriamo? 

Nella hit delle nuove scelte di acquisto l’attenzione si rivolge con più determinazione verso l’acquisto del cibo a ridosso di scadenza (32%) e di rifornirsi di legumi e derivati vegetali, a scapito del consumo di carne (31%). Perde terreno il cibo biologico, spesso troppo costoso per un ridotto potere d’acquisto (7%) e perdono terreno le grandi marche (11%). Si spreca soprattutto l frutta fresca, che svetta fra gli alimenti più gettatii nell’ultima settimana media dei consumatori (25,4 grammi), seguono cipolle aglio e tuberi ma anche il pane fresco (20,1 grammi), le insalate (13,8 grammi) e le verdure (13,2 grammi).

dati spreco

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