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Martedì, 30 Aprile 2024
Politica

Bonaccini in corsa per le europee, possibili elezioni anticipate in Emilia-Romagna

La candidatura del presidente regionale è ormai data per certa, anche se non ancora ufficiale. Ma Bonaccini rimanda tutto alle decisioni della direzione Pd

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Sembra ormai quasi certa la decisione di Stefano Bonaccini di candidarsi al Parlamento europeo. Scelta che, inevitabilmente, sconvolge gli equilibri della politica emiliano-romagnola. E che aprirebbe la strada ad elezioni anticipate (data papabile parrebbe quella del prossimo 24 novembre) per scegliere i nuovi vertici di Viale Aldo Moro. Il governatore emiliano-romagnolo non ha ancora ufficializzato la sua discesa in campo, che tuttavia viene data per sicura dagli addetti ai lavori. Con la candidatura alle elezioni europee si aprono prospettive nuove per lo scenario locale. E non solo.

Non tutti gli alleati del Pd favorevoli

La corsa per un seggio a Bruxelles da parte di Bonaccini pare ormai essere stata accettata dalle componenti della maggioranza in Regione. Anche se si registrerebbe qualche malumore da parte degli alleati del Pd. E non mancano le preoccupazioni, specie da parte di chi verrà ricandidato, per una campagna elettorale che seguirà da vicino quella – che si preannuncia infuocata – per le elezioni europee di giugno. E la sfida con il centrodestra, vincente praticamente dappertutto in Italia fuorché in Emilia-Romagna, sarà accesissima.

La road map verso il voto anticipato

Anche se c’è chi ancora spera in un ripensamento del ‘pres’, i giochi per la sua candidatura europea sembrano ormai fatti. Questa, in ogni caso, sarà la settimana decisiva. La direzione nazionale del Pd si riunirà domenica e annuncerà le candidature. Nel frattempo, in riunioni e chat, si è iniziato a dibattere per ‘post Bonaccini’. Ma prima è necessario approvare l’assestamento di bilancio tra fine giugno e inizio luglio. Per i dem è necessario incassare il via libera dell’Assemblea legislativa entro l’estate, perché con la candidatura di Bonaccini – che in ogni caso potrebbe restare al suo posto fino all’insediamento del Parlamento europeo - l'operatività del consiglio regionale sarà ridotta. La data più papabile per andare al voto è quella del 24 novembre.

Bonaccini rimanda tutto alle decisioni della direzione del Pd

Anche Bonaccini non si sbilancia. "Se avessimo già deciso, lo direi senza imbarazzo. Abbiamo la direzione domenica, stiamo discutendo e valuteremo", dice il governatore a margine di un incontro alla Bologna Business School. "Vedremo, non ho mai deciso nulla da solo, non ho mai chiesto nulla per me, vedremo quale può essere la cosa più utile per il Pd e per il centrosinistra. Stiamo discutendo, se avessimo già deciso lo direi senza imbarazzo", ribadisce. Se il futuro del governatore resta ancora, ma solo per pochi giorni, un'incognita, su questi quasi dieci anni di mandato in Regione, Bonaccini, esclusa la possibilità di un terzo mandato, è pronto a fare un bilancio. "Quello che ho fatto in questi anni è stato faticosissimo, ma è stato un orgoglio, dovessi smettere dovrei dire solo grazie per l'esperienza che ho potuto fare. Di una cosa sono sicuro e la sanno gli emiliano-romagnoli che mi hanno visto dalla mattina alla sera, dal lunedì alla domenica, sempre: non mi sono mai servito dell'Emilia-Romagna, credo di averla servita. Non so se bene o male, questo lo decideranno i cittadini nei loro giudizi, sono sicuro di averlo fatto", rivendica. "Tra un po' di mesi terminerei a prescindere la mia presidenza di Regione. Io il terzo mandato, se me lo avessero chiesto, l'avrei fatto molto volentieri, ma nessuno è indispensabile. Non ho dubbi che in futuro chi verrà dopo di me sarà certo meglio di me, saprà tenere questa regione ai massimi livelli di competitività", prosegue. "Abbiamo fatto un lavoro importante. Avere tenuto insieme il mondo del lavoro e delle imprese è una delle più grandi soddisfazioni. Penso che con quello che è accaduto, il terremoto, la pandemia e l'alluvione, il fatto che la stessa presidente del Consiglio abbia riconosciuto che siamo la locomotiva del Paese, è un bell'attestato, di non perfezione, chissà quanti errori ho fatto e abbiamo fatto, che questa terra ha saputo davvero risollevarsi ogni volta", conclude

Le funzioni del presidente dimissionario

Del ruolo di Bonaccini, in caso conquisti un seggio a Strasburgo, si è parlato anche nel corso di una recente seduta dell’Assemblea legislativa. Il sottosegretario alla presidenza della Regione, Davide Baruffi, rispondendo alla capolista di Forza Italia Valentina Castaldini , ha ricordato che "in base al vigente sistema costituzionale le dimissioni del presidenti comporta lo scioglimento del Consiglio". Pertanto, nei mesi che porteranno al voto, è il vicepresidente ad assumere le "funzioni del presidente dimissionario", con un potere però "affievolito". Ci si dovrà limitare all'"ordinaria amministrazione o affari correnti, affari che assicurano le continuità delle vita dell'ente, bilanci compresi, senza l'espressione di un indirizzo politico". In pratica, questo comporterebbe uno stop alle attività e alle discussioni dell’aula. In ballo resterebbero diversi importanti provvedimenti, tra cui la legge sul fine vita, il tema dell'autonomia differenziata, per non parlare delle grandi opere.

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