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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

49 anni senza Giuseppe Dozza, il primo sindaco di Bologna

Partigiano e comunista, ha liberato i bolognesi dai fascisti e ricostruito la città dal nulla

Oggi 28 dicembre è il quarantanovesimo anniversario della morte di Giuseppe Dozza. Una figura storica, partigiano rosso e il primo sindaco di Bologna dopo la Seconda guerra mondiale. Sposò l'idea di amministrazione trasparente per infondere fiducia e senso di partecipazione nei cittadini. Amministratore equilibrato dalla storia straordinaria, ebbe un contributo fondamentale nella ricostruzione postbellica e nello sviluppo economico della città, che ancora oggi conserva il suo segno.

Le origini

Giuseppe Dozza nacque nel 1901 e dimostrò fin da giovane un forte impegno politico. Si unì alla Federazione giovanile socialista ancor prima di raggiungere la maggiore età nel 1918, e nel gennaio del 1921 aderì al Partito Comunista d'Italia appena fondato. Tuttavia, a partire dal colpo di Stato del 28 ottobre 1922 da parte delle camicie nere, i comunisti italiani furono oggetto di una crescente repressione, che portò all'arresto di Dozza in numerose occasioni. Nel corso della seconda metà degli anni '20, fuggì dall'Italia e si rifugiò in Francia e in Russia, dove trascorse vari periodi lavorando come funzionario del partito comunista, che ormai operava clandestinamente. Ritornò in Italia solo il 15 settembre 1943, stabilendosi a Milano, dove rappresentò i comunisti nel comitato di liberazione nazionale per circa un anno.

La Liberazione di Bologna

Il 9 settembre 1944, Dozza fece ritorno a Bologna e si unì alla lotta dei suoi compagni per liberare la città dall'occupazione nazifascista. Il 21 aprile 1945, le truppe dell'Asse si ritirarono, restituendo la libertà ai cittadini bolognesi. In quel momento cruciale, Dozza fu nominato il primo cittadino dai vertici del Cln. Nonostante le condizioni apocalittiche in cui versava la città, con problemi legati all'igiene, all'abitazione, all'alimentazione, alla salute e all'ordine pubblico Dozza non si arrese e, con grande determinazione, infuse nuova speranza nei suoi concittadini, incoraggiandoli a non cedere alla disperazione e a iniziare il processo di ricostruzione.

Gli anni della ricostruzione

Un anno dopo la fine del conflitto, si tennero le prime elezioni comunali a Bologna, e Dozza fu riconfermato sindaco. Durante i primi anni della sua amministrazione, furono introdotti due importanti strumenti di democrazia diretta: i Consigli tributari e le Consulte popolari cittadine. I Consigli tributari rappresentavano una combinazione tra l'esigenza di autogestione, il principio di "tassazione progressiva" (uno dei primi esempi in Italia) e il coinvolgimento dei cittadini nella raccolta delle risorse. Le Consulte popolari cittadine, invece, miravano a creare una presenza diffusa anche nelle zone limitrofe della città. Queste Consulte erano composte da rappresentanti di diverse categorie sociali ed economiche, tra cui imprenditori, operai, liberi professionisti, insegnanti, impiegati, agricoltori, artigiani e commercianti. Le loro assemblee affrontavano una vasta gamma di temi locali, dalla manutenzione stradale all'assistenza sociale, ma anche questioni riguardanti la pianificazione urbana e lo sviluppo economico.

L'impegno di Dozza nella lotta per l'autonomia locale fu un tratto distintivo della sua amministrazione, e Bologna divenne un simbolo di questa battaglia contro il centralismo. Contribuì anche alla rimozione del controllo di merito sugli atti degli enti locali e alla rivendicazione dell'autonomia finanziaria. L'attenzione dell'amministrazione Dozza si estese anche al mondo della cultura e all'Università, firmando convenzioni e accordi per sostenere la ricerca scientifica.

L'età d'oro

Nel 1956,  affrontò la sfida elettorale contro Giuseppe Dossetti, personalità iconica della Democrazia Cristiana. Tuttavia, Dozza mantenne la fiducia della città e della sua coalizione, composta dal suo partito, il Pci, e i socialisti. Nei successivi dieci anni,  la "seconda fase" del suo mandato come sindaco, caratterizzata da un forte spirito di squadra.

Favorevole all'introduzione dei quartieri cittadini per promuovere la partecipazione pubblica in città, attraverso  mediazioni spesso complesse, i consigli di quartiere divennero una realtà.

Nel 1962 per soddisfare le crescenti esigenze dei cittadini e compiere un salto di qualità nei servizi, il comune abbandonò l'approccio del "bilancio in pareggio" in favore del deficit spending keynesiano. Questa nuova strategia permise di aumentare gli investimenti comunali, generando un impatto positivo sull'economia cittadina e migliorando notevolmente la qualità della vita dei residenti. Durante questo periodo, furono avviate ambiziose progettazioni, tra cui la realizzazione della tangenziale, l’istituzione della zona Fiera e una rinascita della vita culturale della città.

La malattia

La carriera politica di Dozza fu interrotta dalla diagnosi di una grave malattia che lo costrinse a dimettersi nel 1966 e a ritirarsi dalla vita pubblica. Morto nel 1974, ha lasciato dietro di sé un'eredità monumentale , ovvero quella di prendersi cura di Bologna e dei suoi abitanti, continuando la sua opera di crescita e sviluppo. 

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