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Salute

Il silenzioso grido del rumore: come riconoscere e prevenire il disagio e le conseguenze sull’udito indotte dall'ambiente

La tutela dell’ambiente e la sostenibilità dello sviluppo sono ormai da tempo al centro del dibattito collettivo. Cosa ne è invece di un particolare tipo di inquinamento molto diffuso ma ancora piuttosto trascurato come quello acustico? Eppure la EEA (European Enviroment Agency) identifica l'inquinamento acustico come una tra le cause di inquinamento di maggiore rilievo in Europa riportando sul suo sito differenti mappe che mostrano il livello di rumore generato dalle principali fonti che lo producono.

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday

Cos’è l’inquinamento acustico E’ definito inquinamento acustico un rumore che disturba, causando effetti nocivi sull’attività, sulla salute delle persone, degli animali e dell’ambiente circostante. Nel mondo frenetico in cui viviamo, clacson, motori, il brusio negli uffici e nei ristoranti che spinge a parlare ad alta voce e la musica ad alto volume, creano un vero e proprio malessere ambientale causato da rumore. A lungo termine, come l'inquinamento atmosferico, anche queste cause, comportano effetti irreversibili sull’udito e più in generale sull'ecosistema. Il disagio o addirittura le ripercussioni sulla capacità di sentire bene e l’aumento dei fastidi collegati indotti dal rumore sono oggi un problema assai frequente. I nostri “dintorni” rumorosi Una delle principali fonti di rumore è l'uso sconsiderato ed eccessivo di dispositivi audio ad alto volume, come gli auricolari e gli altoparlanti. L'ascolto prolungato della musica a volumi elevati attraverso cuffie o auricolari o più semplicemente in discoteca, può danneggiare irreparabilmente le delicate strutture dell'orecchio interno. I locali pubblici, i negozi, i ristoranti e gli uffici sono spesso ambienti in cui la confusione diventa invadente, rendendo difficile la comunicazione e creando uno stress acustico costante. Il nostro sistema uditivo non è progettato per sopportare livelli elevati di rumore a lungo, eppure la nostra società sembra spesso ignorare questa realtà. Le palestre, una volta considerate luoghi di benessere e salute, sono diventate spesso arene di rumore assordante. Il clangore incessante di pesi, le grida di incoraggiamento e la musica ad alto volume contribuiscono a un ambiente sonoro che può portare a gravi danni all'udito. È paradossale che un luogo dedicato al miglioramento della salute fisica possa invece infliggere danni significativi a un altro aspetto del nostro benessere. I numeri del problema Nel 2050 secondo i dati dell’Oms saranno 2,5 miliardi le persone nel mondo con deficit acustico e 700 milioni quelli che avranno bisogno di cure di riabilitazione uditiva. Il doppio di oggi. Ma anche ora sono in molti ad avere disturbi dell’udito. Si stima che ci siano più di un miliardo di giovani adulti a rischio calo uditivo permanente. Il guaio è che lievi perdite di udito causate dall’eccessivo rumore e dall’inquinamento acustico non hanno conseguenze immediate ma si sommano nel tempo portando a riduzioni della capacità uditiva fino alla sordità completa. Nasciamo con una capacità di ascolto basata sulle cellule sensoriali della coclea, la parte dell’orecchio interno che trasforma i suoni in impulsi nervosi riconoscibili dal nostro cervello. E’ dunque necessario preservarla al meglio. Queste cellule, infatti, se danneggiate, non si rigenerano. Esistono poi numerosi effetti collaterali prodotti dall’esposizione al rumore che non sono direttamente connessi con l’udito, come: l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione, dei disturbi al sistema nervoso e neurovegetativo (vertigini ed emicrania). Inoltre, un’elevata esposizione al rumore causa una diminuzione della normale capacità lavorativa e soprattutto può contribuire all’aumento degli infortuni sul lavoro, a causa della riduzione della percezione dei segnali di allarme, oltre alla diminuzione dell’attenzione. Decibel, i limiti di sicurezza Durante una conversazione le voci umane hanno un un’intensità di circa 65 decibel. Se si grida si sale a 80. Intorno ai 100 si hanno i primi disagi fisici e a 120 decibel c’è la soglia del dolore. La consapevolezza di questi limiti è fondamentale per iniziare a mitigare gli effetti indesiderati indotti dal rumore. I lavoratori e la normativa: D.L. 81 sulla sicurezza dei luoghi di lavoro Il decreto legislativo n. 81 del 2008, più noto come normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro, fornisce alcune prescrizioni riguardo l’igiene acustica dei luoghi. L’art 189 stabilisce innanzitutto che, per evitare danni all’udito, il limite di esposizione quotidiana non può superare gli 87 decibel (dB) o i 140 dB di picco. Quindi il datore di lavoro deve fare tutto il possibile per evitare l’esposizione dei lavoratori a rumori di questa intensità. Tra 85 e 87 dB scatta un vero e proprio allarme detto “valore superiore di azione”, per il quale vi è l’obbligo di usare dispositivi di protezione individuale (D.P.I.), sorveglianza sanitaria (una volta all’anno o diversamente indicato dal medico competente), segnaletica e regolamentazione per l’accesso a luoghi in cui si possono determinare queste punte sonore. Cosa possiamo fare I valori ottimali dei livelli equivalenti sonori ambientali e/o di esposizione al rumore consigliati dalla UNI EN ISO 11690-1:1998, riportato nel manuale Inail, “Metodologie e interventi tecnici per la riduzione del rumore negli ambienti di lavoro” sono i seguenti: a) ambienti di lavoro di tipo industriale, da 75 a 80 dB(A); b) per lavoro d’ufficio o di routine, da 45 a 55 dB(A); c) per compiti che richiedono concentrazione, da 35 a 45 dB(A). Nella progettazione di nuovi stabilimenti e nella bonifica di quelli esistenti il Manuale Inail descrive varie strategie legate alla geografia dei luoghi (lay-out), alla forma dei soffitti, fino all’insonorizzazione delle macchine. Per uffici, ristoranti e palestre, ad esempio, la tecnologia può fare molto. Ci sono soluzioni molto ingegnose e altrettanto efficaci: pannelli fonoassorbenti, e materiali fonoassorbenti, anche customizzati, applicati a pareti o soffitti. Si tratta di prodotti che intervengono sul riverbero (o eco), quindi sul rumore che si propaga all’interno di un ambiente confinato. La continua riflessione del suono crea un fastidioso rumore di fondo, tende ad “impastare” tra loro le parole con estrema difficoltà di comprensione e conseguente dispendio di energie psico-fisiche che comporta, nel caso si tratti di uffici, anche un calo del rendimento lavorativo. La creazione di spazi più silenziosi e la promozione di comportamenti consapevoli sono quindi fondamentali per preservare il nostro udito e proteggere la popolazione oggi molto esposta ai danni da rumore. Emanuela Ursino - Ufficio Stampa - Digital4Export S.r.l. e-mail: comunicazione@emanuelaursino.it

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