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Dagli effetti del covid sull'intestino, al trapianto di microbiota: a colloquio col Prof. Barbara | VIDEO

A Palazzo Re Enzo il congresso mondiale sulla sindrome dell'intestino irritabile diventa occasione per discutere sul tema a 360 gradi sul tema

In inglese si chiama IBS (irritable boewl syndrome), in italia è conosciuta come SII (sindrome dell'intestino irritabile) e Bologna è il suo centro: proprio in questi giorni, infatti, è in svolgimwnto a Palazzo Re Enzo il congresso mondiale a proposito di questa malattia che colpisce il 10% della popolazione. L'incontro riunisce i maggiori esperti nazionali e internazionali sul tema, con l’obiettivo di presentare alla comunità scientifica i maggiori progressi ottenuti negli ultimi anni nel campo di diagnosi, fisiopatologia e terapia dell’IBS.

«Torniamo con questa importante terza edizione più forti che mai, dopo lo stop forzato determinato dalla pandemia - spiega il prof. Giovanni Barbara, presidente e organizzatore del congresso (ordinario di Medicina Interna dell’Università di Bologna e Direttore delle U.O.C. di Gastroenterologia e U.O.C. di Medicina Interna, Malattie Neurovascolari ed Epatometaboliche dell’IRCCS Policlinico S. Orsola -. Insieme ai 43 maggiori esperti mondiali sul tema della sindrome dell’intestino irritabile, faremo da anello di congiunzione tra la ricerca e i pazienti, condividendo le novità e le esperienze più nuove che già a breve termine potranno dare risposte alle pratiche cliniche ed entrare a tutti gli effetti nei nostri ospedali. È bene riflettere sul fatto che spesso la qualità della vita delle persone affette da IBS (che sono ben una persona su dieci!) diventa molto carente a causa dei sintomi che la caratterizzano: prevalentemente dolore e gonfiore addominale con alterazione dell’evacuazione. Perché Bologna? A Bologna c'è una grande tradizione, questa è la culla della gastroenterologia italiana. A Bologna è nato il primo centro di gastroenterologia italiano e questa tradizione continua nel tempo». Ma non solo: «Bologna è l'unico centro dove è possibile effettuare il trapianto di microbiota presso una struttura pubblica. Consiste nel trasferire dei microbi presenti in un individuo sano nell'intestino di un soggetto malato. Questa pratica è un salvavita per i casi più gravi: per queste persone è risolutivo nel 95% dei casi e, in futuro, sarà probabilmente applicabile ad altre condizioni, come obesità e diabete".

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