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Salute

Dai pronto soccorso ai Cau, così cambia la Rete dell’emergenza-urgenza

Approvate dalla Giunta regionale  le Linee di indirizzo per le Aziende sanitarie. Ora parola ai territori. Si va verso i Centri Assistenza e Urgenz ed equipe medico-infermieristiche che opereranno direttamente a domicilio

La riorganizzazione della Rete dell’emergenza/urgenza ai nastri di partenza: approvate dalla Giunta regionale  le Linee di indirizzo per le Aziende sanitarie. Saranno adesso queste ultime a definire l’organizzazione dei servizi sulla base del modello regionale, scelte che verranno approvate nei territori nell’ambito delle Ctss da sindaci e amministratori locali, restituendo un quadro complessivo alla Regione.  

"Questa riforma, che attueremo in modo graduale e progressivo - spiega l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini - cambierà, in meglio, i servizi di cura e assistenza ai cittadini nelle situazioni di emergenza-urgenza. Non vogliamo correre il rischio della desertificazione dei Pronto soccorso, né chiudere i presidi sul territorio, né tanto meno privatizzare, come altrove sta avvenendo a causa della mancanza del personale sanitario. Ai cittadini diamo la garanzia che in emergenza, cioè a rischio vita, verranno presi in carico in modo ancora più rapido ed efficace. Mentre, per i bisogni di salute a bassa criticità, i cittadini potranno fare riferimento alla rete di Centri di Assistenza per le Urgenze (Cau), che costituiremo in prossimità dei grandi Pronti soccorso, in alcune Case della comunità, nelle strutture sanitarie territoriali già oggi caratterizzate da una gestione pressoché totale di codici bianchi e verdi, e in alcuni poliambulatori dei medici di medicina generale, risparmiando tempo a parità di efficienza di prestazione e di sicurezza. Parliamo di una riforma completa del sistema che non ha precedenti nel nostro Paese”.

La riforma in 4 punti

  1. Si parte con il dedicare i Pronto soccorso ai casi più gravi, sgravandoli di attività che possono essere gestite più velocemente altrove.
  2. E poi la nascita dei Centri di Assistenza e Urgenza (CAU), distribuiti capillarmente sul territorio e in grado di rispondere, di norma giorno e notte, alla gran parte dei bisogni e delle urgenze a bassa complessità clinica e assistenziale espresse da parte delle persone.
  3. Inoltre, la creazione di equipe medico-infermieristiche, le UCA, che opereranno a domicilio del paziente; senza dimenticare il potenziamento della telemedicina, con 20mila postazioni informatiche già previste in tutta l’Emilia-Romagna.
  4. Infine, il potenziamento della struttura operativa del 118.

 Nuova rete Emergenza_urgenza: i punti della riforma nel dettaglio

Gli obiettivi

C’è un obiettivo  primario che si è data la Regione:  dare nuove risposte ai nuovi bisogni di cura, fronteggiando al tempo stesso la carenza di personale sanitario e l’incremento della domanda di prestazioni.

"Una trasformazione - dall’emergenza urgenza all’assistenza ospedaliera e territoriale - che - sottolineano da Viale Aldo Moro - vede l’Emilia-Romagna, forte delle sue avanzate competenze professionali e organizzative, di strutture all’avanguardia e di tecnologie innovative, prima Regione in Italia impegnata a ripensare l’organizzazione sanitaria, con un modello ambizioso che potrà appunto fare da apripista a livello nazionale".

La riforma, sintetizzata nel documento “Linee di indirizzo alle Aziende sanitarie per la Riorganizzazione della Rete dell’Emergenza Urgenza in Emilia-Romagna”, è stata dunque approvata in Giunta.

Tre le linee di intervento che le danno corpo: potenziamento dell’emergenza urgenza preospedaliera; introduzione del Numero unico europeo di emergenza (NUE 112) e del Numero europeo armonizzato (NEA 116117), con 3 Centrali operative che lavoreranno in stretta relazione e contiguità con le 3 Centrali 118; istituzione dei Centri di assistenza e urgenza (CAU) territoriali per le cure mediche non emergenti.

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