rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Salute

A che punto siamo con il suicidio assistito in Emilia-Romagna

È la prima regione d’Italia ad aver definito tempi e procedure chiari per chi vuole accedere al "fine vita", ma continua a mancare una legge che riconosce pienamente quello è che un diritto. Un articolo guida per capirci meglio

QUI PER ISCRIVERSI AL CANALE WHATSAPP DI BOLOGNATODAY

L'Emilia-Romagna è diventata la prima regione in Italia che garantisce a una persona il diritto di togliersi la vita attraverso il suicidio assistito, ovvero l'auto-somministrazione di un farmaco letale. Lo ha fatto con una delibera che fissa il percorso e i requisiti con cui il paziente può accedere al "fine vita", il limite di tempo per attuare la procedura e le linee guida per gli organi che devono valutare la richiesta. Negli stessi giorni dell’approvazione della delibera, l’Assemblea legislativa ha ricevuto anche la legge di iniziativa popolare promossa dall’associazione Luca Coscioni, che dovrà essere discussa. Come prevedibile, l'argomento della morte assistita ha acceso un dibattito politico e ideologico tra le forze politiche in Regione e non solo. Facciamo un po' di ordine per capire perché la delibera è una novità importante e che cosa ci si deve aspettare nei prossimi mesi.

Cos'è successo in Emilia-Romagna, punto per punto

Le regole stabilite dall'Emilia-Romagna riempiono il vuoto normativo che c’è in Italia - nonostante il suicidio assistito sia legale - e hanno lo scopo di garantire "al malato il diritto di congedarsi alla vita nel rispetto della sua volontà, autodeterminazione e dignità e nel rispetto dei criteri definiti dall'Alta Corte".

Le Regione ha stilato le linee guida a cui le Aziende sanitarie dovranno attenersi per gestire il percorso del suicidio assistito, dalla richiesta del paziente fino alla somministrazione del farmaco. In breve, la domanda deve arrivare a un'Asl regionale con tutta la documentazione sulla situazione sanitaria del paziente, tra cui l'attestato della sua volontà prodotto direttamente dalla persona. Entro 42 giorni la richiesta deve essere valutata dalla Commissione di valutazione di Area Vasta, il comitato tecnico-scientifico e che deve visitare il paziente, verificare le sue condizioni e la presenza di possibili alternative al fine vita e definire il modo in cui realizzare il suicidio senza aumentare le sofferenze del richiedente.

La Giunta regionale ha istituto anche il Corec (Comitato regionale per l'etica nella clinica) che deve fornire consulenze etiche e pareri sui singoli casi, con particolare attenzione riguardo a quelli più complessi dove ci può essere un conflitto di valori - per esempio tra la volontà del paziente e quella dei famigliari - oltre ad attività di formazione per il personale sanitario. Il Corec è formato da 22 tra medici, giuristi ed esperti di bioetica che rimangono in carica per tre anni.

L'accesso alla morte assistita è permesso soltanto se vengono rispettati tassativamente i criteri che la Corte Costituzionale ha fissato "per evitare abusi e arbitrii": il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile che causa sofferenze fisiche o psicologiche che ritiene insopportabili, è tenuto in vita da un trattamento di sostegno vitale ed è pienamente in grado di prendere decisioni libere e consapevoli. La procedura sanitaria è a carico del Servizio Sanitario Nazionale e quindi gratuita per il paziente.

Fine Vita: pro e contro a confronto. Intervista doppia a Zini e Zuntini | VIDEO

Sul piano politico la delibera non ha lo stesso potere di una legge, perché è uno strumento che può essere ritirato in qualsiasi momento da una giunta diversa da quella attuale. La legge arrivata in Assemblea legislativa è quella di iniziativa popolare dell'associazione Luca Coscioni, che ha raccolto 7mila firme e che deve essere discussa entro 12 mesi. Promulgando una delibera, la maggioranza guidata da Stefano Bonaccini sta cercando da un lato di dimostrarsi ricettiva sul tema del fine vita, e dall'altro rimandare il più possibile il momento della discussione della stessa legge che ha già causato una spaccatura nella Giunta in Veneto - e che verosimilmente creerebbe problemi interni anche al Partito Democratico in Emilia-Romagna. Sotto questa lente va interpretata la presentazione del disegno di legge del Movimento 5 Stelle (se a presentare una legge è un consigliere o una consigliera il tempo limite si accorcia da dodici a sei mesi, quindi entro questa legislatura) e l'intenzione di Forza Italia di fare ricorso.

Dj Fabo (a sinistra) e Marco Cappato (a destra)

La legge nazionale che manca

La Costituzione riconosce che "nessuno può essere obbligato ad alcun trattamento sanitario contro la propria volontà" e che "la libertà personale è inviolabile". In Italia il suicidio assistito è legale non grazie a una legge ma a una storica sentenza della Corte Costituzionale emessa nel 2019 in seguito al "caso Cappato-Dj Fabo". Nel 2017 Marco Cappato, membro dell'associazione Luca Coscioni, aveva accompagnato in Svizzera Fabiano "Dj Fabo" Antoniani, 40enne cieco e tetraplegico a causa di un grave incidente stradale che da anni viveva con l'aiuto di un ventilatore artificiale e chiedeva di poter accedere il suicidio assistito. Alla fine del processo per istigazione al suicidio, l'Alta Corte ha riconosciuto che una persona che aiuta un'altra a togliersi la vita non è punibile nei casi che presentano i requisiti menzionati prima, e Cappato è stato assolto. Anche tante altre storie sono diventate dei casi nazionali di disobbedienza civile, come quelle di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby e Sibilla Barbieri.

Fine vita: "Mia madre in Svizzera per terminare una sofferenza insopportabile"

In assenza di una legge, molta discrezionalità viene lasciata alle Aziende sanitarie locali, che possono anche respingere le richieste di suicidio assistito. Come nel caso del marchigiano Antonio, che ha indetto una causa legale nei confronti dell'Asur delle Marche dopo che questa si era rifiutata di verificare le sue condizioni mediche per iniziare l'iter verso la morte assistita. Nonostante l’ordine del Tribunale a procedere, attualmente Antonio sta ancora aspettando il parere dell'Asur. In Emilia-Romagna, le linee guida fissate dalla Regione risolverebbero questo tipo di problema.

La raccolta firme promossa dall'associazione Luca Coscioni per una legge popolare sull'eutanasia legale

Le parole del fine vita

Il suicidio medicalmente assistito è l’atto in cui una persona, nelle sue piene capacità cognitive, fa richiesta e si auto-somministra un farmaco per togliersi la vita e porre fine alle proprie sofferenze. In Italia è possibile in determinate circostanze.

È diverso dall'eutanasia, che invece è l'atto da parte di un medico di procurare intenzionalmente e in modo indolore la morte di una seconda persona cosciente, che è in grado di capire le conseguenze delle proprie azioni e che ne fa esplicita richiesta. In Italia l'eutanasia è illegale.

I trattamenti di sostegno vitale, la cui presenza è uno dei requisiti per accedere al suicidio assistito, sono strumenti esterni, impiantati o terapie fondamentali per mantenere in vita il paziente come, ad esempio, ventilatori o pompe cardiache.

Un paziente può chiedere la sospensione dei trattamenti sanitari e può rifiutare le cure come la somministrazione dei farmaci, la nutrizione o l'idratazione artificiale anche se questo può causare in modo diretto o indiretto la sua morte. È una scelta prevista dalla Costituzione.

La sedazione palliativa continua e profonda avviene somministrando alla persona richiedente dei farmaci sedativi in quantità tali da annullarne la coscienza, con lo scopo di alleviarle sofferenze altrimenti intollerabili. Possono farvi ricorso persone affette da malattie in stadio avanzato e i cui sintomi sono altrimenti intrattabili.

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

BolognaToday è in caricamento