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Fase 2, "Andràtuttinbici": al via la campagna dal basso per promuovere l'uso della bicicletta | VIDEO

Lo scrittore Enrico Brizzi a supporto della causa ha donato un racconto su Bologna e la bicicletta

Di motivi per preferire la bicicletta ad altri mezzi ce ne erano già tanti prima dell'emergenza coronavirus, ma adesso ce ne sono ancora di più. Nasce proprio da questa convinzione la campagna dal basso #andratuttinbicipromossa dalla Consulta Comunale della Bicicletta di Bologna e finanziata con i contributi di 400 cittadini, per promuovere l'uso delle due ruote nella fase 2. Spinta che arriva anche dal governo con gli incentivi per l'acquisto delle biciclette, che si aggiungono a quelli locali.

Da ieri, sulle fiancate di 48 autobus, in 15 grandi cartelloni stradali posti ai principali snodi della città e sui manifesti di 100 bacheche della città compaiono tre slogan: "Installa l’antivirus", "Dai Aria", "Dagli dei metri" e per tutti "Scegli la bici!" per raccontare i vantaggi della mobilità attiva post coronavirus. "Spostarsi in bici garantisce il distanziamento sociale – dicono dalla Consulta – fa bene alla salute, rafforza le difese immunitarie, mantiene l’aria pulita. Favorisce inoltre la vita all’aria aperta, concede più tempo per sé stessi e permette il ricostruirsi di relazioni interrotte dalla quarantena".

La campagna affissioni sarà solo l’inizio, il progetto andrà avanti almeno fino ad ottobre e online è ancora possibile donare su GoFundMe. Si vuole andare oltre, portando la campagna in radio e nelle aziende bolognesi, per sostenere, informare e aiutare chi vuole incentivare i dipendenti, per esempio, ad utilizzare la bici.

La piattaforma #andràtuttinbici, già online, ha infatti l’obiettivo di sostenere e rafforzare l’abitudine di chi decide per la prima volta di andare in bici. Il sito avrà come focus la città metropolitana di Bologna, ma con la possibilità di essere allargato ad altre città, per raccontarne i servizi e la community che pedala. Intanto la campagna realizzata è a disposizione gratuitamente per tutte le città e le amministrazioni che vorranno adottarla.

"Vogliamo spiegare a tutti che usare la bici, specialmente per spostamenti sotto i 5-10 km, non solo è possibile, comodo e convenientissimo nei costi, ma anche molto veloce – dice Simona Larghetti, presidente della consulta – soprattutto consente di mantenere il distanziamento fisico che evita il contagio da covid-19. La bici è il mezzo migliore per riprendere la vita dopo la quarantena, non solo per mantenersi in salute e aumentare le difese immunitarie, ma anche per salvaguardare l'ambiente dall’inquinamento, uno dei possibili fattori di rischio di questo virus".

Piste Ciclabili e corsie di emergenza

"Come consulta della bicicletta – continua Larghetti – abbiamo già chiesto al Comune di anticipare la realizzazione di alcune piste ciclabili comprese nel BiciPlan, il piano già approvato e in realizzazione dal 2021, in particolare su alcune direttrici come via Andrea Costa, via Murri, via Massarenti. Il Comune si è già impegnato e si sta lavorando in questa direzione".

Su alcune strade, come dice l'assessore alla Mobilità Claudio Mazzanti, è più facile intervenire con piste d'emergenza rispetto ad altre. È il caso di via Casarini, via Andrea Costa, via Saragozza e via Toscana. "Proprio oggi abbiamo avuto un incontro con il sottosegretario ai lavori pubblici – dice l'assessore alla Mobilità, Claudio Mazzanti  – e gli abbiamo presentato una serie di richieste per permetterci determinati lavori che alcune norme ad oggi creano problemi. Stiamo lavorando su questo, per vedere di anticipare con interventi emergenziali così da realizzare alcune piste ciclabili entro l'estate".

"Alcune norme ci fanno tornare indietro di 20 anni – continua l'assessore - un esempio è quello dei doppi sensi ciclabili: da noi si fanno, ma loro li hanno normati in modo che dovresti cancellarne una parte di quelli fatti. Un altro tema sul tavolo è quello delle piste ciclabili d'emergenza, che Bologna già da alcune settimane ha deciso di voler tracciare.  

Il racconto di Enrico Brizzi "Bologna e la bicicletta"

Anche lo scrittore bolognese Enrico Brizzi supporter della campagna ha contribuito donando un suo racconto sul rapporto tra la città e la bicicletta. Lo riportiamo integralmente.

I vecchi dicevano che Bologna era un paesone, certi esaltati invece sostenevano che era una metropoli, ma secondo noi giovanissimi erano entrambe prospettive sbagliate: poche storie, Bologna era esattamente una città. Risultava grande e varia a sufficienza da essere colma di luoghi che ai nostri occhi apparivano misteriosi ed esotici; d’altro canto, l’evidenza che i grandi riuscivano a traversarla in bicicletta da una parte all’altra costituiva la prova regina del fatto che non era poi così sterminata. All’epoca l’unico spazio di libertà che ci toccava era il cortile, e anche se pedalavamo sotto la supervisione di un adulto restavamo confinati entro i limiti del quartiere. Solo in occasioni speciali ci si spingeva nel cuore del centro storico: raggiungere sulla nostra Atala ereditata da un cugino Piazza Maggiore, la fontana del Nettuno e l’ombra lunga delle Due torri rappresentava una gita di indubbio spessore, che prendeva nel ricordo i connotati di una vera e propria spedizione. Molti erano i luoghi della città fuori dalla nostra portata, e i loro nomi erano pronunciati dagli adulti con la compiaciuta noncuranza di chi ha vissuto grandi avventure. Chi si era spinto fino ai Prati di Caprara, alla Croce del Biacco o alla Selva di Pescarola pareva, ai miei occhi, portatore d’un carisma non troppo diverso da quello che ammantava i miei zii giramondo quando rientravano, abbronzatissimi  e soddisfatti, dai loro viaggi in autostop alla volta della Bretagna o di Istanbul, o da un turno di lavoro durato sei mesi a bordo delle grandi navi che facevano scalo a Ceylon e San Paolo del Brasile. Che le destinazioni fossero reperibili sulle mappe a fondo arancio e fitte di nomi che si trovavano in appendice a Tuttocittà oppure sulle tavole a grande scala dell’Atlante, per noi faceva poca differenza: si trattava di posti lontani, di cui faticavamo a immaginare l’aspetto, gli abitanti e le tradizioni, così ci domandavamo se mai saremmo riusciti a vederli coi nostri occhi. L’apprendistato durò anni, e a forza di spingere sui pedali vedemmo anche noi i quartieri più remoti, riuscimmo a compiere per intero il giro dei viali di circonvallazione; finalmente, dopo essere stati respinti più volte dalla rampa delle Orfanelle, conquistammo il Gran premio della montagna di San Luca. Scendendo verso via di Casaglia, ci avventurammo fuoripista sino a raggiungere un luogo magico, dal quale la città appariva distesa sotto di noi come un grande animale accoccolato in pace, alla cui spalle si stendeva una pianura fumigante di vapori mitici. Era quella, Bologna. La nostra città. Finalmente la vedevamo per intero, e sentivamo di volerle ancora più bene. Oggi che sono passati tanti anni, vogliamo continuare a essere orgogliosi di lei. Ci piacerebbe ancora più bella, più giusta, più pulita. E il modo migliore per propiziare il miracolo ha nuovamente a che fare con le due ruote: chiediamo piste ciclabili sicure, ché anche i ragazzini di oggi e quelli che verranno possano scoprirla, meravigliarsene, amarla. 

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