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Bologna FC: Sinisa nella “Hall of Fame” della FIGC

L’ex moglie di Mihajlovic ha donato una maglietta del Bologna con il numero 11 e una da allenamento al Museo del Calcio di Coverciano

Due cimeli dal grande valore sentimentale sono stati regalati dalla vedova Arianna al Museo del Calcio Italiano in occasione della nomina nella “Hall of Fame” della Federazione del compianto tecnico serbo. Una cerimonia toccante, che ha ricordato ancora una volta il grande spessore morale e professionale dell’indimenticabile Sinisa. “Ha lasciato un vuoto enorme”, ha dichiarato Arianna, visibilmente commossa. “È stato un uomo eccezionale sotto tutti i punti di vista, come marito e come padre. Aveva due grandi amori: la famiglia e il suo lavoro. Credo che non verrà dimenticato facilmente”

Cecchino implacabile sul campo, tecnico duro ma leale in panca

Sinisa si forma calcisticamente con la casacca del piccolo Vojvodina prima di approdare tra le fila della “sua” Stella Rossa. Due anni nella squadra con sede a Belgrado poi, nel 1992, il grande salto in Italia: Roma (1992-1994), Samp (1994-1998), Lazio (1998-2004) e infine Inter fino al ritiro datato 2006. Un totale di 445 presenze in tutte le competizioni, condite da 69 gol, la maggior parte dei quali disegnati dal quel suo mancino uncinato capace di fare innamorare intere generazioni di appassionati. Un sinistro chirurgico, divenuto nel tempo un vero e proprio marchio di fabbrica. Leader carismatico, nel suo palmares brillano anche una Coppa Campioni alzata al cielo nel ‘91 con la maglia della Stella Rossa, due Scudetti vinti con Lazio (‘99-’00) e Inter (‘05-’06), oltre a quattro Coppe Italia (due con la Lazio e due con l’Inter), una Super Coppa Uefa, una Coppe delle Coppe, tre Campionati di Jugoslavia e una Coppa Intercontinentale.
Una volta appese le scarpette al chiodo, comincia la sua avventura da allenatore come vice di Roberto Mancini all’Inter. La prima occasione da Head Coach, invece, arriva proprio grazie ad una chiamata del Bologna nel corso del lontano 2008, all’epoca guidato dalla famiglia Menarini. Salutato il club emiliano, passa al Catania nel 2009 e successivamente alla Fiorentina. Nel 2012 diventa CT della Serbia, mentre l’anno dopo torna in Liguria per allenare la Sampdoria, prima di sedersi sulla panchina del Milan nel 2015 e poi su quella del Torino dal 2016-2018. Infine, come se il tutto fosse già stato scritto dalla penna di un prestigioso romanziere, l’epilogo della sua carriera di nuovo sotto le Due Torri. Tre anni in rossoblù, questi ultimi, passati tra successi sul campo e una battaglia a muso duro contro una malattia infame. Il finale è noto a tutti, come resterà nel cuore di tutti il suo lascito, fatto tenacia e di straordinaria forza di volontà. 

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