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L'archivio personale dello storico d'arte Federico Zeri arriva all'Unibo

Si riunirà alla preziosa fototeca e alla biblioteca d'arte, donate da Zeri all'Università di Bologna nel 1998, restituendo alla comunità scientifica un patrimonio unico

L'archivio personale dello storico d'arte Federico Zeri (1921-1998) arriva all'Università di Bologna. Un tesoretto con diverse migliaia di lettere inviate da oltre mille corrispondenti dagli anni Quaranta al 1998. L'annuncio è stato dato dall'ateneo .

 L'archivio personale, attualmente in corso di riordino, si riunirà alla preziosa fototeca e alla biblioteca d'arte, donate da Zeri all'Università di Bologna nel 1998, restituendo alla comunità scientifica un patrimonio unico.  

Inoltre in occasione del Centenario della nascita è stato bandito dalla Fondazione Federico Zeri un Assegno di ricerca di un anno, a cui contribuisce anche l'Accademia Carrara di Bergamo, per supportare una ricerca volta a indagare la figura di Federico Zeri e il suo lavoro di studioso. Particolare attenzione sarà dedicata alla costituzione della sua fototeca d'arte, agli anni della formazione, alle frequentazioni con Roberto Longhi e Bernard Berenson, all'esperienza nell'Amministrazione delle Belle Arti. Verranno approfonditi i rapporti dello studioso con musei e grandi collezionisti, in Italia e negli Stati Uniti, da cui sono scaturiti fondamentali cataloghi.

La preziosissima fototeca di Zeri

La fototeca di Federico Zeri è costituita da oltre 290.000 fotografie di opere d'arte e monumenti. Oltre alla serie Pittura italiana, la più significativa e consistente del fondo, comprende importanti sezioni dedicate a Natura morta, Scultura italiana, Archeologia, Architettura, Arti applicate, Miniatura
La storia della formazione della fototeca di Federico Zeri si intreccia con il percorso professionale e intellettuale del grande studioso.

Il 24 marzo 1947 Zeri scrive a Bernard Berenson confessando di avere una fototeca ancora ”esigua e disordinata”. Proprio in quell'epoca acquista chiarezza l'ambizioso progetto che sfocerà nella realizzazione ”del più grande archivio privato al mondo sulla pittura italiana”, come egli stesso lo definì.

Come per altri illustri esponenti della connoisseurship internazionale, da Bernard Berenson a Roberto Longhi, l'archivio fotografico era per Federico Zeri uno strumento di lavoro quotidiano e insostituibile per lo studio e l'analisi filologica delle opere. Ma era considerato al tempo stesso strumento fondamentale per la documentazione e la conoscenza del patrimonio.

Le fotografie che compongono il fondo provengono da musei italiani e stranieri, dagli archivi delle soprintendenze e della Fototeca Nazionale, da raccolte e collezioni private, case d'asta, restauratori, in parte acquistate e in parte donate allo studioso.

Sono in maggioranza stampe su carta in bianco e nero, di vari formati e tecniche: gelatine ai sali d'argento, albumine, aristotipi, stampe al carbone, collotipi, e in minima parte, stampe e diapositive a colori.

Diversamente dagli archivi di altri studiosi, nati quale naturale prolungamento della loro attività di ricerca, la fototeca di Zeri è andata formandosi secondo un progetto più ampio e articolato.

L'archivio conserva infatti, oltre alla ricchissima serie Pittura italiana (150.000 fotografie) che documenta l'area di ricerca privilegiata dallo studioso, importanti sezioni dedicate alla Scultura italiana (17.000), all'Archeologia (5.300), all'Architettura (8.800), al Disegno (12.700), alle Arti applicate (18.000), alla Miniatura (5.500). Argomenti che Zeri non approfondì nei suoi studi ma che mostrano l'ampiezza dei suoi interessi, l'instancabile curiosità e passione che lo animavano.

 In particolare, la serie Natura morta italiana ed europea (14.400 fotografie) presenta caratteri di assoluta eccezionalità. Si tratta di una raccolta unica per ampiezza ed esaustività, punto di riferimento imprescindibile per gli studi su questo genere pittorico.
 

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