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Cronaca

Parrucchieri, barbieri ed estetisti chiusi da domani: "Si poteva evitare questa confusione"

Ultimo giorno lavorativo per saloni e centri estetici che dal 6 al 21 marzo abbasseranno le serrande come tutti gli altri negozi

Negozi chiusi e strade semi deserte, immagini già viste. Bologna è in zona rossa dal 4 marzo e ci resterà almeno fino al 21 marzo, ma parrucchieri e centri estetici lavorano fino ad oggi. Da domani, 6 marzo, anche loro abbasseranno le serrande consapevoli che, verosimilmente, uno stop di due settimane non sarà sufficiente.

La situazione epidemiologica è grave, con record di ricoveri e contagi, nessuno lo nega. Tuttavia si percepisce la stanchezza e lo sconcerto per la confusione iniziale riguardo all'inizio effettivo della zona rossa. Solo in un secondo momento, infatti, è stato annunciato che per queste categorie la chiusura sarebbe scattata dal 6 marzo, giorno di entrata in vigore del nuovo dpcm.

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Diversi di loro non vogliono neanche parlarne: l'amarezza è tangibile e ci sono gli ultimi appuntamenti da smaltire. "Dovevano chiudere prima, potevano svegliarsi prima – ci dice la titolare di un centro estetico in zona Saffi – non c'è molto da dire purtroppo, ma in questo momento sto lavorando quindi mi godo questi ultimi giorni al lavoro sperando che la zona rossa non duri troppo".

Farid del Barber Shop di via Mascarella già da giorni invece riceve pochi clienti, l'effetto della zona rossa si sente e la confusione sull'inizio effettivo delle chiusure non ha aiutato. "Oggi (ieri ndr) ho lavorato pochissimo, finora soltanto tre appuntamenti in tutta la giornata. Un altro giorno ancora e poi chiuderemo fino al 21, pazienza, ma penso sia molto meglio chiudere adesso perché altrimenti i contagi continueranno ad aumentare e questa pandemia non finirà mai", conclude.

"Sono stanca e sconcertata – si sfoga Michela Ronzullo del salone Malisè – non capisco perché si debbano chiudere le attività mettendo in ginocchio i commercianti e mandando nella disperazione persone che ogni mattina si alzano per andare a lavorare. Il problema non è all'interno dei negozi, bar o parrucchieri ma fuori. Per quel che ci riguarda, abbiamo sempre lavorato con gli appuntamenti e ci siamo messi in linea con la sanificazione e tutto il resto. Perché – si chiede – fino a due settimane eravamo 'liberi' in zona gialla mentre era evidente che fosse in arrivo un picco di contagi? Non sarebbe, forse, stato meglio lasciare tutti in zona arancione così da avere più controllo senza chiedere l'ennesimo sacrificio ai commercianti?".

"La verità è che – conclude – nonostante sia passato un anno, siamo punto e a capo. Come molti dei miei colleghi ho debiti e dipendenti che ora dovrò lasciare a casa in cassa integrazione e il problema, lo sappiamo, purtroppo non si risolverà in due settimane". 

Il timore infatti è proprio quello nonostante la consapevolezza che sia necessario chiudere tutto per evitare il peggio. "I contagi ci sono ed evidentemente la zona rossa era necessario farla – dice Elisa Bertuzzi di Bull Cut – ma non penso che chiudere due settimane serva. Ahimé penso andrà così per un mese, l'importante è che poi non si cominci con aperture e chiusure alternate perché questo ci penalizza. Ad esempio in questi giorni tanta gente era convinta che chiudessimo da giovedì e non da domani: questa confusione ci ha penalizzati, speriamo non succeda più".

"Secondo me noi non siamo il problema. Purtroppo la situazione è questa e accettiamo la chiusura, anche perché non abbiamo molta scelta – dice Leonardo Ciciariello del Machete Barber Shop – non penso però fosse necessario chiudere le barberie e simili perché lavoriamo da sempre in sicurezza: poltrone igienizzate, visiere, distanziamento. Avevamo tanti appuntamenti e abbiamo dovuto annullarli, penso che probabilmente si sia deciso di chiudere per limitare ancora di più gli spostamenti in zona rossa. Durante le vacanze di Natale si poteva uscire per andare dal barbiere-parrucchiere e quindi circolava molta gente".

"Comprendiamo benissimo la situazione – dice Giulia Damiano del centro estetico Mimma –, abbiamo clienti che lavorano negli ospedali e ci raccontano la realtà, li vediamo stremati, però l'istituzione della zona rossa si poteva comunicare con più anticipo così da creare meno caos. Ormai è passato un anno, non è accettabile. I commercianti, di tutte le categorie, meritano di non ricevere comunicazioni parziali perché la situazione è già abbastanza complicata per tutti, clienti e lavoratori. Dubito che torneremo a lavorare dopo il 21 – conclude – siamo pronti ad una eventuale proroga. La prospettiva non è delle migliori perché i costi fissi ci sono e gli aiuti sono pochi: durante il lockdown abbiamo avuto solo i famosi 600 euro, a dicembre ci hanno anche chiesto l'anticipo dell'acconto Iva, si dovrebbe fare di più per dare davvero una mano ai lavoratori".

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