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Cronaca

Budrio | Scrittrice si sposa per tutelare il figlio, la Chiesa attacca: 'Matrimonio nullo'

'Trovo una pagliacciata tutto ciò che ruota attorno a un contratto' aveva scritto Simona Vinci su Facebook dopo il fatidico sì. La scrittrice budriese sotto attacco del giudice del tribunale ecclesiastico. Il sindaco Pierini: 'Chi siamo per giudicare?'

La scrittrice budriese Simona Vinci, conosciuta per la pubblicazione di molti libri di successo, è stata duramente attaccata dal giudice del tribunale ecclesiastico Paola Cipolla dalle colonne del settimanale Bologna Sette. "Come i Brangelina pensavamo 'ci sposeremo quando anche i nostri amici gay avranno il diritto di farlo', poi loro si sono sposati per far contenti (e tutelare) i loro bambini. Noi la pensiamo allo stesso modo, ma ci siamo sposati per tutelare nostro figlio e perché le leggi dello Stato Italiano non garantiscono l'assistenza e la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie che purtroppo possono capitare a tutti. Per quanto mi riguarda non ho mai avuto il mito del matrimonio romantico e trovo una pagliacciata tutto ciò che ruota attorno ad un contratto". E' stata questa definizione che Simona aveva scritto su Facebook, quando, pochi giorni fa, ha detto sì al suo compagno, con il quale ha un figlio di tre anni: "Penso che una volta per sempre sognerebbe svincolare questo contratto dall'aspetto 'sessuale'. Una famiglia non deve per forza essere composta da madre, padre e figli, ma può benissimo essere un patto tra persone (amici, amiche) che condividono oneri, diritti e doveri per scelta e per affetto. Abbiamo optato per la separazione dei beni - aveva aggiunto - la spesa, alla faccia del business dei matrimoni sfarzosi è stata di 16 euro in marca da bollo. Non abbiamo invitato nessuno. Ci siamo sposati nella splendida sala consiliare del Comune di Budrio e il bellissimo bouquet di rose rosse in primo piano nella foto con la pergamena ricordo me l'ha regalato il sindaco". 

“IL MATRIMONIO E’ NULLO”. Come riferisce anche Budrio Next, la Curia bolognese non deve aver gradito quel post, cosicchè sabato scorso, sul settimanale diocesano è apparso il duro attacco: “Non si può decidere di sposarsi solo perché così si ottengono diritti e benefici che diversamente, non si avrebbero secondo la legislazione vigente - si legge nell'articolo - così tutto perde il suo senso, diventa un pro-forma, una farsa, una simulazione: per l’ordinamento italiano quel matrimonio è nullo, così come è nullo il matrimonio celebrato al solo fine di acquistare la cittadinanza. Il matrimonio è di più, molto di più. Il senso di celebrare il matrimonio non può stare nella ricerca di una tutela istituzionale”. Ovviamente il commento più ricorrente agli articoli non poteva che essere: 'Ma se il matrimonio è stato celebrato civilmente, che ruolo ha la Curia?'

"Sarebbe solo pretestuoso e ridicolo, se non denotasse anche arroganza e tentativo di prevaricazione: precisamente i motivi che dall'età della ragione (e nonostante un agnosticismo venato da un anelito spirituale) mi tengono lontana dall'Istituzione della Chiesa Cattolica e da certi suoi 'fedeli' intolleranti alle differenze e animati dalla smania di conversione all'unica verità plausibile, ossia la loro - ha commentato la scrittrice - mi sono sposata con un matrimonio civile e non religioso, dunque semmai è lo Stato Italiano che dovrebbe bacchettarmi e nel contempo spiegarmi perché mai, nel momento in cui di fatto un cittadino accetta di sottostare alle regole di un gioco che gli pare sbagliato o incompleto non possa affermarlo a chiare lettere. Se la mia provocazione può servire a sbloccare la discussione del DDL Cirinnà sulle Unioni Civili (e l'approvazione dello stesso) che il Premier Matteo Renzi ha promesso dall'inizio della sua legislatura ne sarò lieta. Lo chiede anche l'Unione Europea", poi ieri ha scherzato "oggi vado al matrimonio di un mio carissimo amico; in Comune per fortuna. Non so se oggi in chiesa sarei entrata in allegria. Prometto di fare la brava prima, dopo e durante la lettura degli Art. 143, 144 e 147, e di pensare solo all'aperitivo".

IL SINDACO PIERINI: 'CHI SIAMO NOI PER GIUDICARE?' Anche il sindaco di Budrio Giulio Pierini ha voluto dire la sua su questa vicenda. “Non esiste alcun elemento per mettere in discussione la regolarità del matrimonio - ha postato sul suo profilo facebook - allo stesso modo non possono essere messi in discussione i sentimenti e l'affetto che li legano. 'Chi siamo noi' per giudicare i progetti di vita di quella che era già una famiglia molto prima di martedì scorso? Piuttosto, le questioni giustamente poste da Simona riguardano l'inadeguatezza della legislazione italiana che, ancora oggi, nega diritti e opportunità in materia di unioni civili tra persone di sesso diverso e tra persone dello stesso sesso. Anche a Budrio abbiamo contribuito a questa battaglia di civiltà, istituendo il registro delle coppie di fatto. Io stesso, poi, ho dato la disponibilità a registrare matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all'estero".

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