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Cronaca

Caso Vannacci, scintille Lo Giudice-Fdi: "Partito fuori costituzione" "Parole eversive, si dimetta"

Il delegato al Lavoro della città metropolitana collega la nomina di Vannacci al partito di Meloni e si scatena la polemica

Il caso Roberto Vannacci, il generale dell'Esercito in servizio che ha edito un libro dai chiari contenuti misogini, omofobi e razzisti, accende la polemica politica anche a Bologna. I contenuti del libro di Vannacci portano il capo di gabinetto della Città metropolitana e delegato al Lavoro, Sergio Lo Giudice, a formulare una dura critica nei confronti di Fdi e il partito di Giorgia Meloni reagisce chiedendone le dimissioni. A riassumere lo scambio di accuse è la Dire.

"È un'indecenza assoluta che la presidente del Consiglio abbia affidato un incarico di prima responsabilità a un generale che si fa vanto di essere razzista, misogino e omofobo. Il partito della fiamma rimane così com'era definito mezzo secolo fa: un partito estraneo all'arco costituzionale", scrive Lo Giudice su Facebook.

Ma quest'ultimo passaggio non va giù ai consiglieri comunali di Fdi e a quelli metropolitani del gruppo Uniti per l'alternativa, che non prendono posizione sulle esternazioni di Vannacci ma mettono nel mirino Lo Giudice: le sue sono frasi "gravissime, al limite dell'eversione. Che queste parole vengano poi dal capo di gabinetto della Città metropolitana è ancor più grave".

Lo Giudice, ricordano i consiglieri di Fdi e Uniti per l'alternativa in una nota congiunta, "sta parlando del primo partito italiano, votato democraticamente da oltre sette milioni di cittadini, che esprime il presidente del Consiglio dei ministri". Queste affermazioni "arrivano da chi ogni giorno si permette di dare lezioni di collaborazione al centrodestra. Non può esserci alcuna collaborazione con chi afferma questo. Lasci il suo ruolo", concludono Fdi e Uniti per l'alternativa.

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