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Cronaca Centro Storico / Via delle Moline

Dehors, i ristoratori di via delle Moline protestano: "Come la pena di morte"

Tra chi chiude e chi lascia personale a casa, gli esercenti non si capacitano della decisione del Comune di restringere i dehors: "Il 2023 sarà un dramma"

Due nuove planimetrie per i progetti d’area per la concessione dei dehors. Le prime zone ad essere colpite da questo nuovo provvedimento da parte del Comune di Bologna sono state quella tra Largo Respighi e via delle Moline e quella di Via Belvedere-San Gervasio. “Meno tavolini e più qualità” ha dichiarato il sindaco Lepore nella conferenza stampa che ha annunciato i cambiamenti, indicando come obiettivo primario quello di preservare i contesti di pregio storico e artistico. Una scelta molto discussa nelle ultime ore: da una parte chi la sostiene, come i comitati del centro storico, dall’altra chi la attacca, come Confesercenti. 

Dehors, nuove regole: il parere degli esercenti di via delle Moline

“Io ho ricevuto una lettera che assicurava la proroga fino al 30 settembre – racconta Giovanni, cuoco e manager della trattoria Sorbole, in via delle Moline –. Non gratis, naturalmente: io la scorsa settimana ho pagato 500€ per il mese di giugno e a questa tariffa era applicato lo sconto Covid del 30%. Avevo anche richiesto di allargare il dehors presentando il progetto del geometra. Chi c’era prima di me lo aveva così, quindi pensavo non ci sarebbero stati problemi. A me però non l’hanno concesso perché avremmo tolto due posti auto ai residenti, anche se in realtà questi posti non sono per residenti. Quando ho chiesto il motivo, mi hanno risposto che prima, concedendolo al precedente proprietario, si erano sbagliati”. 

Giovanni, titolare della trattoria Sorbole-2

“Poi c’è stata questa sorpresa qui. Però il discorso secondo me è più ampio: io qui sono lo chef. Prima lavoravo in Irlanda e quando ero lì convinsi il mio capo a visitare Bologna. Io vivo qui da diciassette anni ma non ci ho mai lavorato. Mi è venuto a trovare e naturalmente a lui è piaciuta, così ha deciso di investire qui in Italia. Mi ha dato 2,5 milioni di euro per la gestione di questo locale, poi gli ho fatto comprare altri due locali, a San Donato e in via Belle Arti. Contando solamente questo locale e quello di San Donato eravamo sedici persone. Da ieri siamo meno della metà. Io ho subito tagliato il personale. Qui mi sono rimasti dodici posti all’aperto, che me ne faccio? Chi è che con quaranta gradi vuole mangiare dentro? Proprio ieri sono venute tre vigilesse che mi hanno obbligato a restringere i tavolini di 40 centimetri. Immediatamente ho contattato il titolare, comunicandogli cosa stava accadendo qui a Bologna, e subito abbiamo deciso di dare la disdetta al ristorante. A dicembre, in pratica, chiudiamo. Mi ha detto “con queste leggi non voglio averci nulla a che fare”. Io probabilmente tornerò in Irlanda, non ho problemi a farlo. 

Quello che però mi da fastidio è che con tutti gli investimenti che lui ha fatto e che avrebbe continuato a fare potevamo far lavorare cinquanta o più persone. Ora non più. Contando solo questo ristorante, fino a ieri eravamo in otto. Ora siamo quattro. Sembra che al Comune diamo fastidio. Abbiamo ridotto i tavoli fuori del 70%. Siamo passati da quarantaquattro posti a dodici: questo equivale alla pena di morte per i ristoranti. Solo una cosa non capisco: qual è lo scopo di tutto ciò. Da ieri ho dovuto lasciare i ragazzi a casa. Le ambulanze? Non è vero che non passavano. I mezzi per il soccorso passavano prima e passano tuttora. Sono venuti i vigili a maggio, hanno controllato ed era tutto a posto. Non abbiamo mai creato intralci a nessuno”. 

tavoli trattoria Sorbole-2

Dello stesso avviso il manager di un altro ristorante di via delle Moline: “Siamo passati da sessanta coperti a quindici. Io capisco lo scopo: vuoi ridare Bologna ai bolognesi. Però non è questo il modo. Via delle Moline l’ha pedonalizzata il Comune due anni fa. Il Mercato delle Erbe, Piazza Santo Stefano: tutte zone pedonalizzate. Non capisco davvero come ragionano. Sono tre zone in cui c’è un buon commercio, di alto livello, e sono tre zone altamente turistiche. Vorrei solo che ci venisse spiegato lo scopo. In giro per Bologna ci sono dehors selvaggi che fanno spavento, invece c’è accanimento verso le nostre zone. Nel corso degli anni abbiamo riqualificato una zona in cui c’era molto degrado, abbiamo speso quarantamila euro in due anni per tavolini, vasi e quant’altro, abbiamo fatto ripitturare a nostre spese i muri imbrattati con i graffiti. Ha fatto tutto l’associazione dei commercianti. Noi lo facciamo perché qui ci lavoriamo”.
Anche qui, come per il ristorante precedente, la limitazione dei tavolini si ripercuote sui dipendenti: “Per noi è un danno economico non indifferente. È ovvio che qualche lavoratore dovremo lasciarlo a casa. Ci stiamo già pensando, è naturale. Con il Covid le persone hanno cominciato a voler stare fuori, ora vaglielo a dire di mangiare dentro. Non ci mangiano mica. Spiegalo ai turisti: quelli del nord Europa appena vedono un raggio di sole si siedono fuori anche a febbraio. Queste scelte vanno contro la città e vanno contro al lavoro fatto negli ultimi venti anni. Bologna si è impegnata a diventare una città turistica: prima era impensabile incontrare degli americani qui, ora invece ci sono. E ora che facciamo, li mandiamo via?”.

Insegna via delle Moline-2

Le restrizioni non colpiscono solo i ristoranti ma anche le tavole calde come Beirut Snack, sempre in via delle Moline: “Avevamo quindici tavoli in più, ora ne abbiamo solo diciotto. Potevamo far mettere sedute almeno trenta persone in più. Non è la fine del mondo, ma questo è un problema specialmente per i weekend, quando il lavoro si intensifica e ci sono più persone”. Anche Pedram, che lavora qui, si chiede quale sia il motivo di queste restrizioni: “Non capisco. Il Comune ci aveva chiesto di lasciare tre metri e mezzo per lasciar passare i mezzi di soccorso e naturalmente noi abbiamo sempre rispettato questa richiesta, lasciando sempre più di tre metri e mezzo. Per ora non prevediamo tagli al personale ma è ovvio che queste restrizioni peseranno nel nostro bilancio, specialmente per quanto riguarda i fine settimana. Davvero, non capiamo il perché. Il Comune non ce l’ha spiegato”. 

Beirut Snack, via delle Moline-2

Largo Respighi, addio dehors e tavolini in strada: “Il 2023 sarà un dramma”

“Noi fino al 30 giugno avevamo le concessioni per alcuni tavoli aggiuntivi in Largo Respighi, accanto al dehors che abbiamo sempre avuto – racconta Luca, uno dei soci che gestisce il ristorante greco To Steki in Largo Respighi – e altri in Piazzetta Francesco Molinari Pradelli, qui di fronte. Dal 30 giugno ci hanno imposto di togliere questi tavoli aggiuntivi nella piazzetta, ora invece ci è arrivata la comunicazione che al 30 settembre dovremo togliere anche quelli in Largo Respighi, quelli accanto al dehors. Per noi è un bel danno. Il Covid è in parte stato sconfitto, anche se i contagi sono in aumento, ma la gente comunque preferisce stare fuori oggi come nel 2020. Le stesse direttive del Governo consigliano gli spazi aperti. E poi con questo caldo è anche comprensibile. Per noi è un gran danno”.

Luca, ristorante To Steki-2

Luca racconta che lui e i suoi soci faranno di tutto per evitare tagli al personale: “Noi già nel 2020 abbiamo fatto dei sacrifici per non mandare a casa nessuno. Ma parlo veramente di sacrifici. Non ce la sentiamo di lasciare le persone a casa e se dovesse ripresentarsi una situazione difficile saremmo disposti a farne nuovamente. Però non ti nego che degli esuberi ne abbiamo. Già rispetto a prima del Covid, nelle sale interne, abbiamo settanta posti in meno per la questione del distanziamento. Sono tre anni che ogni giorno perdiamo quelle settanta persone. Sono tante. In più adesso dovremo rinunciare ad altri sessanta, settanta posti dei tavolini esterni”.

Ristorante To Steki-2

“Se il meteo di ottobre e novembre fosse clemente avremmo fatto due mesi da Dio, invece dal 30 settembre dobbiamo togliere i posti. Ma soprattutto il problema si ripresenterà nel 2023. Sarà un dramma”.
Luca, al contrario dei suoi colleghi, sembra però avere le idee chiare sui motivi di questi tagli: “I parcheggi. Qui e lì ci saranno dei parcheggi in più, che siano auto o moto. Dal Comune sono stati clementi perché per gli ultimi due mesi, agosto e settembre, non pagheremo per i tavolini che abbiamo fuori, però io spero che ci ripensino. Se tu mi dici che gli spazi ti servono per il bene comune io lo capisco, però se è per far parcheggiare due macchine in più poi mi girerebbero le scatole a dover dire ad un ragazzo di passare da full time a part time perché non posso tenerti”. 

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