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Cronaca Fiera

Fiera, così il rilancio del distretto costerà alla città altri 3 ettari di suolo naturale

L'alluvione ha dimostrato che cementificare terreno aumenta il rischio idrogeologico. Ma un'area di circa sei campi da calcio verrà sacrificata per costruire edifici e attrarre nuovi investimenti. L'assessore Laudani: "Sbloccheremo 50 ettari di verde"

Nuovi padiglioni e parcheggi, il palazzetto della Virtus e un distretto dedicato alla ricerca e la cultura. Nuove colate di cemento, terreni scavati e alberi abbattuti per realizzare tutto questo. La Fiera di Bologna è pronta a espandersi verso nord, costruendo nuovi 70mila metri quadrati di aree espositive e di servizi. Supererà i confini del perimetro che fin dagli anni Duemila è stretto tra via Stalingrado, il centro storico e i binari della linea ferroviaria, e colonizzerà l’area fino al Parco Nord. Un allargamento che sarà “lento ma inesorabile”, aveva detto durante una conferenza stampa Antonio Bruzzone, direttore generale del gruppo BolognaFiere, essenziale per il rilancio del quartiere fieristico e lo sviluppo degli investimenti previsti dall’ultimo piano industriale (specialmente dopo la recente quotazione in Borsa). Ma insieme all’auspicata spinta economica, l’operazione che verrà concretizzata nei prossimi anni avrà anche un considerevole impatto ambientale su tutta la zona: il progetto, infatti, prevede il consumo di 30mila metri quadrati di suolo (3 ettari, pari a quasi 6 campi da calcio), con tutte le ripercussioni ecologiche che ne deriveranno.

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Il consumo di suolo e l'allarme sollevato dall'alluvione

Il consumo di suolo è un tema intorno al quale cresce sempre più la sensibilità delle persone e, almeno in apparenza, l’attenzione delle amministrazioni. Soprattutto dopo l’alluvione dello scorso maggio in Emilia-Romagna, che ha scoperchiato tutte le fragilità idrogeologiche del nostro territorio - compreso quello bolognese - e ha dimostrato che più l’area di un paese o una città è impermeabilizzata, più aumenta la probabilità che si verifichino allagamenti, esondazioni e gravi danni in caso di nubifragi resi sempre più violenti dalla crisi climatica. Il suolo è anche un’importante risorsa ecosistemica, grazie alla vegetazione che mitiga l’inquinamento e l’innalzamento della temperatura e favorisce la biodiversità. Ma secondo l’ultimo rapporto pubblicato dall’Ispra, il saldo del consumo di suolo netto a Bologna continua a essere fortemente negativo: tra il 2021 e il 2022 il capoluogo si è “mangiato” 14,23 ettari, che salgono a 118 in tutta la provincia. In totale, Bologna conta 4772 ettari di terreni cementificati, il che la rende la 18esima città italiana per quantità di suolo consumato. “Un terreno fertile è in grado di assorbire circa 90 tonnellate di CO2 e drenare milioni di litri di acqua – spiega a BolognaToday il direttore di Legambiente Emilia-Romagna Francesco Occhipinti –. Nel caso di terreni non agricoli, la capacità è minore ma il danno ecosistemico è comunque rilevante”.

Il "Distretto della transizione" e Stalingrado "green boulevard"

È indubbio che questo progetto abbia le potenzialità di rilanciare il ruolo della fiera, trasformandola in un quartiere multifunzionale a vocazione non solo espositiva ma anche commerciale, di intrattenimento e legata all’innovazione, a partire dalla nuova arena per le partite della Virtus e per i concerti (che prenderà il posto dell'attuale padiglione 35). Il distretto non si è mai ripreso dalla pandemia, e BolognaFiere spera di lasciarsi la crisi alle spalle attirando nuovi investimenti. Le scorse settimane il Comune ha approvato le due delibere che di fatto danno il via libera ai lavori. Anche per la giunta di Matteo Lepore, infatti, l’ampliamento della fiera è una palla da cogliere al balzo: serve per realizzare il progetto bandiera della “Città della conoscenza” che, grazie ai fondi del PNRR, punta a rigenerare Corticella e parte della Bolognina e di San Donato rendendoli il nuovo polo dedicato all’innovazione scientifica. Così, la porzione terra, arbusti e alberi a nord lascerà il posto a un padiglione polivalente e altri edifici (con i rispettivi parcheggi), che si specchieranno con il Tecnopolo e trasformeranno via Stalingrado un “Distretto della transizione digitale e delle nuove sfide globali” - tra cui, paradossalmente, quella del cambiamento climatico - e che sarà casa per aziende ed enti italiani e internazionali interessanti alla ricerca. “Una green boulevard”, suggerisce a BolognaToday l’assessore all’Urbanistica Raffaele Laudani: “Consumeremo suolo ma l’operazione complessiva ci permetterà di sfruttare nuove opportunità e ‘sbloccare’ 50 ettari di nuovo verde" (e non 5 come invece avevamo precedentemente indicato noi, in modo errato, ndr).

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L'ampliamento della Fiera - area

L'ampliamento della Fiera - la pianta

Parchi e boschi: impatto bilanciato?

Laudani fa riferimento ai tre parchi urbani che verranno realizzati intorno alle nuove costruzioni: nel progetto sono attualmente quantificati 20,9 ettari di "brani di verde" addomesticato, dotati di viali alberati, spazi ricreativi, tracciati ciclopedonali e uno scolmatore che raccoglierà anche le acque meteoriche prima di scaricarle nel vicino torrente Savena Abbandonato. Non è chiaro se la capacità ecosistemica dei parchi sarà migliore o peggiore degli attuali terreni, ma Laudani assicura che “tutte le valutazioni di sostenibilità ambientale sono state fatte. Se vogliamo cogliere le potenzialità del quadrante nord-ovest, l’ampliamento a nord va fatto. Gli interventi invasivi possono essere recuperati con altre operazioni, come il rimboschimento del Parco Nord previsto nel conferimento a BolognaFiere”. Una questione di saldo da bilanciare, quindi, come verrà spiegato anche ai cittadini durante i tre giorni d’incontri che l’amministrazione punta a organizzare a gennaio per illustrare i cambiamenti verso cui andrà il quartiere fieristico: “Capisco le preoccupazioni, ma non dobbiamo avere paura delle trasformazioni, altrimenti il rischio è di rimanere sempre fermi”.

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Espansioni e polemiche

Certo è che quello è forse il quartiere che più di tutti si sta espandendo a livello urbanistico: il Passante di Mezzo, il tram e le scuole Besta sono gli esempi principali. E anche gli aspetti su cui si concentrano maggiormente le critiche e le proteste della parte più ambientalista della cittadinanza e della politica, anche all’interno della stessa maggioranza: “Si sta cercando di rivendere un’espansione senza freni come un’operazione ecologica - è la critica mossa dal capogruppo in Consiglio di Verdi-Europa Verde Davide Celli, interpellato da BolognaToday -. Lascia a desiderare che il saldo ambientale venga visto come la verità assoluta, dato che, quando si tratta di clima, la CO2 non è l’unico parametro da valutare e non sempre è possibile verificare correttamente i dati dell’impatto delle nuove costruzioni sull’ecosistema”.

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