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Cronaca

Processo Eutanasia: medico e sua madre accusati di aver spinto la "dipartita" di uno zio

Verso Giudizio per il dottore bolognese, verso l'archiviazione del caso invece per sua madre, che fece un'iniezione per cercare di dare una "dolce morte" allo zio malato, senza però riuscirci

A distanza di sette anni si cerca di far luce sul presunto caso di "eutanasia" avvenuto a Bologna nel 2006, che vede al centro un cardiologo bolognese - accusato di tentato omicidio volontario - e la sua anziana madre.
Sui due il sospetto di aver cercato di favorire la "dipartita" di uno zio malato, e in coma profondo, attraverso un'inizione letale, stratagemma però non andato a buon fine.

Partito l'avviso di fine indagine, che solitamente precede una richiesta di rinvio a giudizio. Alleggerita la posizione della donna, per cui il Pm Lorenzo Gestri ha chiesto l'archiviazione. La 90enne madre del medico e sorella dell'anziano, la 91enne nella ricostruzione precedente dei fatti, pareva invece quella che avesse praticato materialmente il tentativo di eutanasia dopo aver chiesto consigli al figlio.

"DOLCE MORTE" CON INIEZIONE. Era stato il Gup Pasquale Gianniti tempo fa a chiedere di riscrivere l'imputazione, perché il fatto era diverso da quello contestato. Allora il Gup respinse anche il patteggiamento richiesto dalla donna e il rito abbreviato per il medico. Secondo la ricostruzione che era stata fatta dal Pm Luigi Persico, poi passato alla Procura generale, il 3 febbraio 2004 la donna aveva tentato di provocare la 'dolce morte' del fratello settantenne praticandogli una iniezione di potassio cloruro nella sala rianimazione di una struttura sanitaria bolognese.

Un tentativo fallito e subito scoperto, e annullato, dai medici e dagli infermieri allertati dai segnali di allarme emessi dalla macchina di monitoraggio dei parametri vitali del paziente. L'uomo morì dopo circa sei mesi per cause naturali.

LA VERSIONE DEL MEDICO E DELLA MADRE. Nella precedente versione - basata sulle dichiarazioni del chirurgo e della madre - il ruolo del medico sarebbe stato marginale, ovvero quello di spiegare alla madre, che accudiva il fratello da anni malato e entrato in coma profondo e irreversibile dopo un disperato intervento chirurgico al cuore, gli effetti di una iniezione di potassio cloruro, strumento per l'eutanasia. Alla richiesta della madre di dove fosse reperibile - avevano raccontato - indicò la presenza nella valigetta di medico di sua proprietà, che lasciò nella casa della madre.

IL MEDICO NEGA SUO COINVOLGIMENTO. Ma in base alla perizia del consulente del Pm, il medico legale Corrado Cipolla d'Abruzzo, e alla testimonianza di un infermiere (ascoltato di nuovo dal Pm Gestri) che con molta precisione ha ricostruito l'episodio e ha indicato nel medico l'autore dell'iniezione, la ricostruzione dei fatti è stata modificata. "Questa è una vicenda molto dolorosa - si era limitato a dire il medico ai cronisti. Mia madre ha fatto una cosa gravissima, ma non l'avrei mai aiutata a fare una cosa del genere".


(Fonte Ansa)

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