Nelle mani pezzi di carta infuocati, dalla bocca parole che giurano fedeltà al clan. Questo il rito con il quale i nuovi adepti entravano nella "famiglia" della mafia nigeriana. Poi violenza, pestaggi, un monito - come spiegato dal Procuratore - così da assaporare quello che sarebbe successo in caso di tradimento. Ovvero la morte.
"Giuro di essere leale e fedele all'organizzazione dei Maphite. Se domani deciderò di svelare questi segreti questo fuoco brucerà me e le cose che mi appartengono. Ovunque mi trovi i Maphite mi faranno a pezzi sino alla morte", queste le parole pronunciate durante il rito di affiliazione.
Il Procuratore Capo, Giuseppe Amato, e il capo della Squadra Mobile di Bologna, Luca Armeni, spiegano i dettagli dell'operazione "Burning Flame" che ha smantellato il clan di mafia nigeriana dei Maphite.
La "Famiglia Vaticana" - questa la denominazione dell'organizzazione nelle regioni Emilia, Toscana e Marche - si occupava principalmente di spaccio di sostanze stupefacenti (tra le quali anche eroina gialla), sfruttamento della prostituzione e tratta, truffe online e clonazione di carte di credito.
I fermi eseguiti dalla Polizia di Bologna, in collaborazione con i colleghi di altre province dell' Emilia-Romagna e di Bergamo, sono 19. Due le persone fermate sotto le Due Torri.