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VIDEO | Nel Cas di via Mattei, dove vivono 200 migranti: "Qui non c'è distanziamento, siamo ammassati"

Dopo una lettera inviata la scorsa settimana a tutte le istituzioni, questa mattina la protesta

Camerate da dieci-dodici persone, bagni allagati, cibo non gradito, distanziamento inesistente. Sono questi i motivi per cui stamattina i migranti del Cas di via Mattei si sono uniti in protesta per denunciare le condizioni in cui vivono. Già la scorsa settimana, come spiegato da Clemente Parisi del Coordinamento Migranti, gli ospiti avevano inviato una lettera pubblica a Comune, Questura, Prefettura e gestori del centro ma non avendo ricevuto nessuna risposta, oggi hanno deciso di bloccare il Cas e alzare la voce.

"Gli ospiti del Mattei, al momento più di 200, vivono ammassati in camerate e intanto nessuno controlla la temperatura o li sottopone a tamponi. Spesso molti di loro vivono in queste condizioni per anni, in attesa del permesso di soggiorno, tempi che adesso a causa della pandemia si sono sempre più allungati. Non è possibile rispettare nessuna regola di distanziamento, la maggior parte di loro lavora all'interporto – prosegue Parisi – la richiesta è la chiusura del Mattei perché i ragazzi dovrebbero essere trasferiti in appartamenti sicuri vista la situazione sanitaria. È un rischio in primis per loro ma anche per tutta la cittadinanza, visto che i ragazzi entrano ed escono senza alcun tipo di controllo".

"Davanti all’assenza di risposte – si legge in una nota del Coordinamento Migranti –, oggi in tantissimi hanno deciso di uscire fuori e di gridare forte a tutta la città che non sono più disposti a vivere 'Rinchiusi e Sfruttati' come recitava lo striscione che hanno appeso sui muri del centro. Non sono più disposti a vivere in attesa di un permesso di soggiorno che non arriva mai, non sono più disposti a dover rischiare la salute per il covid o per le cure mediche che non ricevono, non sono più disposti a esser presi in giro con promesse che non vengono mai mantenute, non sono più disposti a restare in silenzio di fronte al razzismo che li ritiene essenziali solo quando si spaccano la schiena nei magazzini dell'Interporto per due soldi e con contratti brevissimi". 

"Oggi tutti hanno potuto vedere come si vive nel Centro Mattei – prosegue la nota –, oggi tutti hanno potuto vedere il desiderio di libertà e la determinazione dei migranti. Ora pretendiamo che sia istituito rapidamente un tavolo con Prefettura, Questura, Comune di Bologna e le cooperative che gestiscono il centro in cui portare le nostre rivendicazioni. Se la risposta sarà ancora una volta il silenzio o tarderà ad arrivare le proteste continueranno e si moltiplicheranno".

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