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Cronaca Navile / Via della Selva Pescarola, 50

Navile: micro-aree per i Sinti, scintille in Comune tra nomadi e residenti

"Voglio vivere nella mia roulotte" si sfoga una donna, e i residenti: 'Sarebbe la ciliegina sulla torta della Bolognina'

"Siamo italiani, siamo persone come voi" e dunque "non da gestire. Non siamo mica animali". Silvia è un'abitante del campo Sinti di via Erbosa, a Bologna, che prossimamente sarà chiuso con la contestuale apertura delle annunciate due nuove micro-aree, in via del Gomito e via Selva Pescarola.

Ieri mattina del progetto si è parlato nel corso di una commissione in Comune (lunedì arriverà in aula la delibera) e Silvia ha preso la parola per ribattere ai residenti contrari al progetto micro-aree. Si tratta di aree da 45 metri per 25, recintate, allacciate alle utenze (da intestare alle famiglie) e ospiteranno ognuna 15 persone: visto che in via Erbosa ci sono ancora 55 abitanti, per i restanti 25 si individueranno altre soluzioni abitative così com'è stato per chi è già uscito (l'area contava 102 persone). Per i residenti intervenuti in commissione, le micro-aree rappresentano una minaccia.

Il refrain degli interventi si ripete e, più che altro, in realtà si sofferma su altro. "Non ce l'abbiamo con Rom, Sinti e Caminanti", giura Deanna Cantarelli, ma in quartiere ci sono già "problemi molto più gravi", come gli accampamenti abusivi. I Sinti "sono persone come noi", le fa eco Morena Roncagli, ma le micro-aree sarebbero "la ciliegina sulla torta" per chi vive in una zona con "problematiche molto importanti per la salute": dai camion delle cave al rumore degli aerei. "Sarebbe giusto dare loro delle case", sostiene Luca Ferrero. "Se parliamo di integrazione, sentir parlare di campi recintati riporta a brutte scene degli anni '30", arriva a dire Ferrero, che evoca il film "La vita è bella" di Roberto Benigni e parla esplicitamente di "lager". Poi tocca a Silvia, che vive in via Erbosa da quando l'area fu creata, negli anni '90, dopo l'assalto della banda della Uno bianca al campo di via Gobetti.

"Ho sempre vissuto e voglio vivere nella mia roulotte, perché volete farmi vivere in una casa? Sarebbe come far vivere uno di voi in roulotte. Non ce la farebbe", sottolinea la Sinta. "Io e mio marito abbiamo sempre lavorato, i nostri figli hanno frequentato la scuola e lavorano", racconta Silvia: "Siamo in buoni rapporti con gli anziani degli orti" e come ovunque "c'è il buono e il cattivo", tanto che anche tra chi ha una casa "c'è chi ruba i milioni".

Per Marco Lisei (Fi), quella del nomadismo "è una panzana" e le micro-aree sono "un privilegio": il forzista chiede di sospendere la delibera per far svolgere un Consiglio di Quartiere aperto. "La micro-aree non portano integrazione" e quelle ad hoc sui nomadi "sono leggi razziali", afferma Umberto Bosco (Lega nord). I residenti "sono esasperati e presi in giro", dichiara Gian Marco De Biase (Insieme Bologna). Seguendo le leggi, "il nostro compito è dare risposte a persone che liberamente hanno scelto un tipo di vita", replica Claudio Mazzanti (Pd). Molti temi citati dai residenti "non hanno nulla a che vedere" con il progetto, sottolinea l'assessore all'urbanistica Valentina Orioli.

"Tutelare le minoranze non significa assimilarle ad ogni costo", continua Orioli, sorpresa nel dover sottolineare che "i recinti non servono a non far uscire i Sinti. Sono gli stessi dei vostri giardini. O può entrare chi vuole?". Detto ciò, per Orioli la delibera si può licenziare, sapendo che "il confronto non e' mai mancato e non manchera'". Lisei non cede e fa votare la richiesta di stop, respinta da Pd e Con Amelia (a favore Fi, Lega, Insieme Bologna e M5s). Le aree saranno "assolutamente gestibili" e il Consiglio aperto si farà, assicura il presidente del Navile, Daniele Ara: convocarlo prima avrebbe portato "confusione e propaganda" e intanto il Quartiere ha incontrato "faccia a faccia" chi ha chiesto informazioni. (Dire)

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