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Economia

Stop fiere, allestitori: "Non stacchiamo fattura da febbraio 2020. Inascoltati, per noi si è fatto zero”

"Bologna negli anni '80 è stata la quarta fiera d'Europa, sul territorio sono 35 le aziende specializzate nel settore fieristico, con 400 dipendenti e un fatturato di 150 milioni, ora siamo a meno 100%.. ci dicano se siamo sacrificabili o ci aiutino”

Capannoni vuoti, merce ferma da una anno con lo stop delle attività fieristiche e dei movimenti internazionali. Bologna Today ha incontrato i titolari di due aziende che si occupano di allestimenti fieristici, Massimiliano Carati di Staff S.r.l. di Zola Predosa e Domenico Gagliardi di Look S.r.l. di Osteria Grande. 

"Non possiamo fare il nostro lavoro, indipendentemente dalla curva epidemica, a noi non è stata data la possibilità di lavorare. Ci sono stati dei tentativi di riapertura i primi di settembre, abbiamo preparato alcuni lavori, poi Conte all'improvviso stoppò tutto. Quello che vivono i ristoratori adesso, noi lo abbiamo vissuto a febbraio e a ottobre".

"A me interessa portare avanti la mia azienda - dice Massimiliano Carati - ci ho lavorato per anni anche 12 ore al giorno, senza sabato e domenica, nei week end noi lavoriamo. Da questa regione mi sarei aspettato un'attenzione maggiore anche per i lavoratori, noi quando abbiamo potuto abbiamo dati anticipi sul Tfr, ora non c'è più niente da dare, come imprenditori invece siamo stati lasciati nelle mani delle banche che ci chiedono quando finisce questo periodo, il business plan, domande a cui non si può dare risposta". 

A livello nazionale, le imprese di allestimenti sono poco meno di 500, i dipendenti oltre 6.000, gli addetti per indotto 120mila, con un fatturato annuo di oltre un 1,5 miliardi di euro, ben superiore a qualsiasi quartiere fieristico. 

"L'Emilia-Romagna per la filiera degli allestitori non ha ancora fatto nulla. Non stacchiamo una fattura da febbraio del 2020"

"Ora chiediamo aiuti concreti, di parole ne abbiamo sentite abbastanza. La Regione Lombardia ha fatto già 4 bandi per gli allestitori, piccole cose, ma è sempre un segnale. Per l'allestimento di punti vaccinali ad esempio - spiega Gagliardi - è stato fatto un bando da 18 milioni al quale possono partecipare anche le aziende più piccole, nella nostra zero. Non stacchiamo una fattura da febbraio del 2020. Non c'è un segnale, tabula rasa - inoltre - Bologna negli anni '80 è stata la quarta fiera d'Europa, ma diciamo troppo spesso di essere bravi, forse i nostri amministratori vivono di ricordi, sono circa 15 anni che non è più così. Vorremo vedere anche, al di là del governo nazionale, anche segnali dalla nostra regione, riassumendo, l'Emilia-Romagna per la filiera degli allestitori non ha ancora fatto nulla, mi aspetto una sensibilizzazione, un'azione simbolica..." chiedono fatti o parole chiare "ci dovete dire se questo settore è sacrificabile, non facciamo più fiere? Saranno solo virtuali? In quel caso, non facciamo ulteriore debito con le banche, diteci 'chiudete', intanto alcuni miei dipendenti si sono già ricollocati, dopo aver aspettato la cassa integrazione per mesi, avremmo potuto chiudere quando c'era un po' di liquidità. Abbiamo passato la vita nelle nostre aziende, ora dobbiamo ricominciare da capo? Ora siamo in una galleria senza fine e intanto spendiamo, cosa vogliono fare di noi? Siamo stati chiusi, ma abbiamo pagato le tredicesime e le liquidazioni, condizione obbligatoria per la cassa integrazione, oltre e tutti i costi fissi di esercizio". 

Capitolo ristori e "l'affaire" codici Ateco 

I ristori di aprile 2020 è arrivato anche agli allestitori (10% del fatturato dello stesso mese dell'anno prima), spiegano: "Il secondo doveva essere automatico, ma con i codici Ateco (una combinazione alfanumerica che identifica un'attività economica - ndr) sono arrivati al 14%, - in pratica - su 500 aziende, solo 55. Il nostro è un settore molto variegato -  spiega Gagliardi - va dall'ingegnere, al geometra, all'architetto e poi il disegnatore, il grafico, il pittore, il falegname e il fabbro, insomma 53 codici. Per il secondo ristoro, più interessante a livello economico, è stato stabilito di inserire gli Ateco, passando dall'Agenzie delle Entrate, che ha quindi ristorato solo le categorie indicate nel Dpcm".

"Il nostro è un lavoro che non è considerato stagionale, anche se dovrebbe esserlo, lavoriamo 8 mesi su 12, la forbice dovrebbe essere su base annua, facciamo anche il doppio del movimento di affari degli enti fiera, ma anche quelli non hanno preso nessun ristoro, sembrerebbe ancora tutto sulla carta, quindi non hanno ristorato tutta la filiera. E' stato strategico? - si chiedono - si parla sempre di 'fiera', ma sono dei capannoni vuoti, se non li riempi di contenuti, con il lavoro degli espositori e dell'indotto, appunto".  

E' la "visione del futuro" che preoccupa Gagliardi e Carati: "Siamo legati ai vaccini, non si chiede di fare le fiere, a fronte di una pandemia, ma se alcune attività hanno fatto il meno 33, vengano ristorati per quella percentuale, noi da febbraio abbiamo fatto meno 100%, ossia zero". 

"Facciamo fiere internazionali, in magazzino ho 350mila euro di bancali pronti, da montare al Cosmoprof - racconta Carati - sono fermi lì, se non ci sono i buyer, gli espositori non partecipano. Bisogna fare una netta distinzione fra Fiere Internazionali e fiere Nazionali, troppo spesso vengono associate alle fiere paesane che vivono dell’utente sul territorio".

Ordine del giorno approvato in Comune

Tramite la loro piccola azione di lobby è nato il gruppo spontaneo #Allestitorisinasce: "Gli allestitori, grazie all'impegnmo delle consigliere Gabriella Montera e Isabella Angiuli , hanno fatto votare un ordine del giorno in consiglio comunale a Bologna per affrontare il grave problema della categoria, oltre ad incontrare l'assessore alle attività produttive Marco Lombardo, che ha accolto con preoccupazione la nostra segnalazione  raccontano - Tra le richieste anche un tavolo di crisi regionale e la richiesta di sostegno attraverso l'istituzione di un fondo sociale e ovviamente indennizzi a fronte della perdita totale di fatturato. 

"Siamo riusciti a mettere in moto una macchina che gradualmente aveva iniziato a capire il nostro mondo che in realtà è sconosciuto ai più, poi è caduto il governo"

"Ci siamo attivati fin da aprile 2020 a contattare politici, sottosegretari e parlamentari, siamo riusciti a mettere in moto una macchina che gradualmente aveva iniziato a capire il nostro mondo che in realtà non si conosce, non abbiamo relazioni con il consumatore finale, siamo attori che lavorano dietro le quinte, quindi il cittadino non ha la percezione, va in fiera ma non si rende conto di quanto lavoro c'è dietro. Grazie alla sottosegretaria al ministero del lavoro, Francesca Puglisi, che per prima è riuscita a far inserire al ministro Dario Franceschini la voce 'fiere' in un fondo specifico del decreto Mibact, che ha stanziato inizialmente 5 milioni per il nostro settore con l’appoggio anche dell’On.Adelizzi. Siamo stati chiamati anche da diverse reti TV".

Perchè sotto il Mibact e non sotto il lavoro o l'economia? "E' una storia lunga - risponde Gagliardi - ma siamo riusciti a rientrare e a far promuovere le nostre istanze, a far sedere al tavolo del Mise, grazie all’On.Morani il settore degli allestitori, un lavoro enorme fatto di piccoli passi, visto che le nostre associazioni datoriali purtroppo hanno tempi molti lunghi. I ristori della prima trance del Mibact sono arrivati a molti, non a tutti, dicono per alcuni cavilli con Inps, poi è caduto il governo e se ne è persa traccia, tutto quello che è stato seminato è stato spazzato via. Ora aspettiamo il nuovo Dpcm ed è arrivato il momento delle risposte, non vogliamo più essere inascoltati". 

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