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Economia

Laboratori pronto moda cinesi sequestrati: "Tutele per i lavoratori sfruttati"

Ammortizzatori e permessi di soggiorno, così ci si muove per salvaguardare i lavoratori finiti nell'ingranaggio

Supportare lavoratrici e lavoratori, regolari e irregolari, vittime dello sfruttamento nella vicenda che ha portato nelle scorse settimane al sequestro di tre laboratori gestiti da imprenditori cinesi della filiera del pronto moda, in Comuni della pianura bolognese. Questo l'intento emerso durante il Tavolo metropolitano di salvaguardia del patrimonio produttivo della Città metropolitana di Bologna riunito venerdì scorso su richiesta delle organizzazioni sindacali confederali.

Al tavolo, presieduto da Sergio Lo Giudice, capo di Gabinetto del Sindaco metropolitano e delegato al Lavoro, hanno partecipato, insieme alle organizzazioni sindacali, i Sindaci Claudia Muzic (Argelato), Alessandro Ricci (Granarolo), Erika Ferranti (Bentivoglio), Stefano Mazzetti della Regione Emilia-Romagna, Vanni Salatti dell'Agenzia regionale per il lavoro e l'azienda Imperial Spa.      

Quale destino per i lavoratori (regolari e non)

"Nell’incontro è stata esaminata la vicenda, molto complessa, e sono state definite alcune linee di azione, a tutela dei lavoratori coinvolti" -riferisce l'amministrazione metropolitana, dettagliando che per i lavoratori regolari si verificherà la possibilità di attivare ammortizzatori sociali, pur in assenza di un soggetto giuridicamente titolato alla richiesta (i titolari delle aziende sequestrate sono attualmente assoggettati a misure restrittive).

Per quanto riguarda i lavoratori irregolari si auspica l’attivazione delle misure previste dall’art.18 del Testo unico sull’immigrazione, che prevede il permesso di soggiorno in caso di grave sfruttamento.

Al vaglio infine la possibilità di attivare il progetto Common Ground, per il sostegno a cittadini di Paesi terzi vittime di sfruttamento, già operativo nel Comune di Bologna.
 

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