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Parla Roberto Vecchioni: "Giovani, dovete protestare. Ma è un errore zittire chi non la pensa come voi" | VIDEO

Le mobilitazioni studentesche per la Palestina, la morte del figlio Arrigo e i pranzi con Dalla e Guccini a Bologna: il cantautore si racconta a BolognaToday

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"I giovani? Fanno bene a protestare ma sbagliano a non fare parlare chi la pensa diversamente". Roberto Vecchioni al Mast di Bologna per presentare il suo nuovo romanzo, Tra il silenzio e il tuono, edito da Einaudi, e si racconta a BolognaToday: dalle mobilitazioni per la Palestina passando per i pranzi a Bologna con Lucio Dalla e Francesco Guccini, fino alla dolorosa scomparsa del figlio Arrigo. E la sua filosofia di vita, maturata a 80 anni e dopo tanti successi: "Badare alle piccole grandi cose".

Roberto Vecchioni, Tra il silenzio e il tuono è il suo nuovo romanzo. Perché questo titolo?

Il silenzio e il tuono sono le due parti in cui tutti noi siamo divisi. Il tuono è il vivere e affrontare la vita, il silenzio sono i momenti in cui diamo spazio all'anima e meditiamo su quello che abbiamo fatto.

È un romanzo epistolare dove a scambiarsi le lettere sono un nonno e un ragazzo che vive la sua vita fino a diventare vecchio a sua volta.

Un romanzo epistolare ma un po' di verso dal solito, "strabico" se vogliamo dire, perché il nonno non risponde mai alle lettere ma ne scrive a sua volta ad altri personaggi reali o immaginari. In realtà sono lettere inviate a se stessi, il corpo che spedisce lettere all'anima, attraverso il tempo e fuori dal tempo.

Quanto è autobiografico?

Non c'è una cosa che non sia vera. Soprattutto ho lasciato spazio alle autoaccuse, ai momenti fulminanti in cui mi dico "dovevi fare un'altra cosa". Darmi delle colpe mi è anche piaciuto.

Inevitabilmente tocca anche la morte di suo figlio Arrigo, morto a 36 anni.

 Non potevo non raccontarla, ma ho scelto di farlo attraverso la metafora. Non la retorica, però. L'unico dolore che ho esaltato è quello che ha provato mia moglie. È lei che ha sofferto ancora di più quello che un genitore non dovrebbe mai soffrire. E anche quando, nel romanzo, mi trovo in ospedale, sono le cose che diventano oggetti del mio dolore: le piastrelle, i muri, i camici dei medici.

Qual è il suo rapporto con Bologna?

Un rapporto fantastico e dei grandi ricordi. È stata la città non solo per i concerti ma anche per il piacere di stare e pranzare insieme a Lucio Dalla e Francesco Guccini. Con loro cantavo nelle cantine e nelle osterie, anche con Claudio Lolli. Ormai mi sposto poco, ma fino a una ventina di anni fa ero spesso in città.

Nelle ultime settimane ha assistito e commentato le proteste di tanti ragazzi e ragazze che in tutta Italia si sono mobilitati per la Palestina. Anche qui a Bologna ci sono stati episodi di tensione e scontri. I giovani fanno bene a manifestare?

Io penso che i giovani debbano fare di tutto per esprimere la propria opinione. Non è una convinzione solo mia, ma universale. È giustissimo che vadano sotto qualsiasi ambasciata o tempio a dire la loro, purché non arrivino alla violenza. L'unica cosa che rimprovero loro è quando non permettono gli altri di non parlare. Anche se chi hai davanti ha idee opposte alle tue o sostiene uno Stato che non ti piace, va fatto parlare. Poi lo si può contraddire. Ma questo è un errore giovanile, che avrei fatto anche io alla loro età.

E invece dei giovani musicisti di oggi cosa ne pensa?

 È difficile rispondere perché i giovani sono tanti e diversi, così come i giovani musicisti. Oggi non ci sono i poeti o i parolieri di una volta, ma rapper bravissimi con la loro poetica e il loro modo di esprimersi più sintetico che è al passo con i tempi. Perché bisogna dire che il modo di comunicare è cambiato completamente, in tutto e non solo nella musica. I giovani di oggi non sono né meglio né peggio: sono giovani e basta. Hanno il loro slang, fanno le loro letture e guardano i loro film. Bisogna entrare nel loro mondo e starci dentro per capirli.

Qual è la filosofia di Roberto Vecchioni, 80enne che ha avuto una vita costellata di successi ma anche segnata da dolori importanti?

Badare non tanto alle cose grandi, illuminanti, cosmiche, ma a quelle di tutti i giorni: la famiglia, gli amici, i cambi del tempo e dell’umore, i passaggi umani. Cose piccole, ma in realtà grandissime.

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