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Novembre d'arte: le mostre da non perdere a Bologna

Banksy, De Chirico, Roberto Ferri, i pittori di Pompei...fotografia e storia, palazzi e musei aperti per esposizioni da vedere assolutamente. C'è tempo tutto il mese

Un novembre ricco d'arte a Bologna. Sono diverse le mostre imperdibili, con anche qualche bella novità. Una su tutte la mostra "controcorrente" a Palazzo Albergati. 

Ecco le 10 mostre da non perdere a novembre a Bologna: 

1. "Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente"

Dall’11 novembre al 7 maggio 2023, Palazzo Albergati di Bologna accoglie le opere più provocatorie, anticonformiste e rivoluzionarie del nostro tempo: la mostra Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente propone un percorso espositivo che ruota intorno ai tre artisti più discussi ed amati degli ultimi anni. Una mostra che, attraverso l’esposizione di 60 capolavori, racconta alcune delle storie più estreme e trasgressive della public art italiana e internazionale, attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e i più influenti artisti italiani del momento, offrendo un panorama esaustivo e provocatorio sull’arte dei nostri giorni. Jago, Banksy e TvBoy hanno sovvertito le regole dell’arte, rifiutando di entrare a far parte di un sistema imbrigliato ed escludente; sono tre artisti hanno “creato un precedente” e fatto parlare della loro arte arrivando al cuore del grande pubblico.

Jago, Banksy, TvBoy e altre storie controcorrente si presenta, appunto, come una tripla monografica che mostra le opere più significative di ognuno di loro: dalla Girl with Baloon a Bomb Love di Banksy; Apparato circolatorio e Memoria di sé di Jago; la serie dei baci e quella degli eroi di TvBoy, oltre a pezzi iconici dell’artista come la coppia “modernizzata” che ha dato vita alla enorme opera che dà il benvenuto all’aeroporto di Roma Fiumicino oppure il Gino Strada con il cartello “stop war” comparso una notte di qualche mese fa sui muri di Milano. Circa 60 opere allestite in un percorso unico e sorprendente alla scoperta degli “enfants terribles” dell’arte, che non poteva che essere ospitata a Bologna, città della controcultura per eccellenza.

Un dialogo – suddiviso in 4 sezioni – che porta il visitatore a cogliere le corrispondenze esistenti tra i diversi orientamenti nell'elaborazione delle tendenze legate all’arte e alla street art europea che, in questo momento, è un punto di riferimento internazionale. La mostra, con il patrocinio del Comune di Bologna, è prodotta e organizzata da Arthemisia con la collaborazione di Piuma, Pop House Gallery e Apapaia. La mostra vede come sponsor Poema, come mobility partner FrecciaRossa Treno ufficiale e Cotabo, come media partner Urban Vision ed è consigliata da Sky Arte.

2. “De Chirico e l’oltre. Dalla stagione «barocca» alla neometafisica (1938-1978)”

Bologna dal 13 ottobre 2022, Palazzo Pallavicini ospita una grande esposizione interamente dedicata al padre della pittura metafisica, Giorgio de Chirico. La mostra dal titolo “De Chirico e l’oltre. Dalla stagione «barocca» alla neometafisica (1938-1978)” a cura di Elena Pontiggia e Francesca Bogliolo, è prodotta e organizzata da Pallavicini Srl di Chiara Campagnoli, Deborah Petroni e Rubens Fogacci in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico e raccoglie un prestigioso corpus di opere del pittore tra i più influenti e riconosciuti del Novecento italiano.

La mostra, patrocinata dalla Regione Emilia-Romagna, comprende oltre settanta opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma e ricostruisce due importanti momenti della pittura dechirichiana: la stagione “barocca” e la stagione neometafisica. La prima si sviluppa dal 1938 al 1968, quando de Chirico (che nel 1939 lascia Parigi e torna in Italia, dividendosi fra Milano e Firenze, prima di trasferirsi definitivamente a Roma) si ispira a Rubens e ai grandi maestri del calibro di Dürer, Raffaello e Delacroix. Le sue opere, che non sono realiste, vogliono creare un mondo ideale e irreale, una finzione più vera del vero: “noi amiamo il non vero”, e ancora “la realtà non può esistere nella pittura perché in generale non esiste sulla terra”, scrive lo stesso de Chirico. Le opere “barocche” dietro il loro apparente naturalismo sono ancora meta-fisiche (lett. “al di là della natura”), rappresentano una metafisica della natura, ovvero, una natura che in natura non esiste. In mostra sono presenti una serie di importanti autoritratti, come il famoso Autoritratto nudo del 1945 e l’emblematico Autoritratto nel parco con costume del Seicento del 1956. Qui l’artista indossa abiti antichi e si misura con i maestri del passato, dichiara la sua distanza dalla modernità e rifiuta i dogmi del Novecento, rivelandosi come primo artista post-moderno. Sono esposte anche altre opere fondamentali della stagione “barocca”, come Natura morta ariostesca, 1940; La pattinatrice, 1940 (il ritratto della moglie Isabella come allegoria dell’inverno); la terracotta Bucefalo, 1940 (uno dei primi esempi di de Chirico scultore); la serie di Villa Medici (esposta nel 1945 alla Galleria San Silvestro).

Il percorso espositivo continua con la stagione neometafisica relativa al decennio 1968-78, in cui de Chirico ritorna a dipingere gli emblematici manichini, le Piazze d’Italia e altri enigmi, con nuove elaborazioni e invenzioni. È evidente un mutamento di motivi e di significato rispetto alla visione nichilista degli anni Dieci. Reinterpreta con ironia e in forme più serene i temi del passato che si arricchiscono di colori più accesi, di un’accentuata ironia e di toni giocosi, anche se non manca qualche malinconia. Alla pittura pastosa della stagione “barocca”, sostituisce una pittura fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme e la mostra documenta questa stagione ultima dell’artista con alcuni capolavori come Ettore e Andromaca, 1970; Il sole sul cavalletto, 1973; I bagni misteriosi, 1974; Le muse inquietanti, 1974; Visione metafisica di New York, 1975.

3. "Image Capital": gli scatti di Armin Linke e della storica della foto Estelle Blaschke

"Image Capital" è la mostra del fotografo Armin Linke e della storica della fotografia Estelle Blaschke, curata da Francesco Zanot, che resterà in esposizione alla Fondazione MAST fino all'8 gennaio 2023. La mostra è suddivisa in sei sezioni – MEMORY, ACCESS, PROTECTION, MINING, IMAGING, CURRENCY – che raccontano il ruolo della fotografia come tecnologia dell'informazione. Una vasta selezione di interviste, video, immagini d’archivio, pubblicazioni e altri oggetti originali offrono agli spettatori una narrazione-esperienza tanto immersiva quanto stratificata sul ruolo della fotografia nella società contemporanea. L'esposizione sarà accompagnata da un programma di eventi e attività didattiche legati ai temi della mostra, con ingresso gratuito su prenotazione. Martedì-domenica ore 10-19; in occasione di eventi serali 10-22. 

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