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Venere influencer, l'idea (al risparmio) di Stefano Accorsi

La Venere di Botticelli trasformata in "virtual influencer" che mangia la pizza fa parlare di sé da giorni. L'attore ironizza

La Venere di Sandro Botticelli "virtual influencer" che mangia la pizza nella campagna del Ministero del Turismo "Open to meraviglia" ha sicuramente raggiunto il suo obiettivo, quanto meno perché fa parlare di sé da giorni. 

Sul claim, nato da un’idea del Gruppo Armando Testa, ci mette "il carico" anche l'attore bolognese Stefano Accorsi, volto delle bellezze, ma di quelle emiliano-romagnole, che in un post sui social ha scritto "Mavelafacevoio la pubblicità! E ci risparmiavate anche qualcosa…", pubblicando una sua foto del 2018 mentre, in smoking, seduto a in piazza San Marco nei giorni della Mostra del Cinema di Venezia, mangia una pizza da asporto. Anche allora non sono mancate le polemiche poichè l'attore faceva notare come alle 2 di notte, e durante un evento così importante, non ci fosse un locale aperto, con attacchi da parte dell’Associazione Esercenti Pubblici Esercizi della Serenissima.

Le accuse alla campagna del MIT, guidato da Daniela Santanchè, vanno dalla mancata registrazione del dominio, alle immagini di una cantina, che si troverebbe in Slovenia, anche se gli autori parlano di "scorci fortemente rappresentativi delle bellezze del sud, del centro e del nord Italia", alla traduzione, spesso maccheronica e in poche lingue. all'immagine della donna un po' Barbie e un po' Chiara Ferragni, "ma meno famosa" come hanno ironizzato i comici Luca e Paolo, anche se la Venere dipinta da Sandro Botticelli nel XIV secolo non ha certo quello che si definirebbe il "fisico da modella", quindi una taglia 38-40, bensì di una figura femminile statuaria e che oggi sarebbe "curvy", ovvero dalle linee morbide, ma Santanchè dice che "uno degli obiettivi è avvicinare i giovani". 

E ancora, "virtual influencer", in inglese, mentre un deputato dello stesso partito di Santanchè (Fratelli d'Italia) ha presentato una proposta di legge sull'obbligo dell'uso della lingua italiana "per la promozione e la fruizione di beni e di servizi pubblici nel territorio nazionale".

E poi il costo, 9 milioni di euro, ma la Ministra assicura: "E' il costo della campagna che faremo in tutto il mondo". 

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