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Anna Matino

Direttore Responsabile

Di donne, di mimose, di viaggi che partono da casa

L'8 marzo, alla ricerca di un senso. Partiamo dai dati, dal lavoro nel nostro Comune e dal nostro orticello

Ha senso oggi la Giornata internazionale della donna? No. Se non andiamo oltre le mimose, le uscite tra amiche, gli auguri vuoti. Perché non abbiamo bisogno di parvenza di gentilezza e finta emancipazione. Gettano solo fumo negli occhi, insabbiamo il problema. Distolgono lo sguardo, laddove c’è necessità di attenzione. 

Tradotto. Se un giorno all’anno alle donne si regalano fiori e gli altri 364 vengono violentate, maltrattate, umiliate, discriminate, a che serve? Se allestiscono (tristissimi) spogliarelli maschili, come fosse un carnevale, un'inversione di ruoli per un giorno, senza rispetto da una e dall'altra parte, il divertimento dov'è?

Un senso a ciò che un senso non ce l'ha

Celebrare l'8 marzo ha senso, invece, se si fa occasione per ricordare che oggi, nell’anno 2024, ci sono ancora tanti, troppi, ostacoli da abbattere per superare il gender gap. 

Ha senso se serve a sottolineare quanto sia insensato il fatto che persistano disuguaglianze che alimentano un divario di genere, frutto di un retaggio culturale d’impronta maschilista e patriarcale. 

Ha senso se si prende coscienza dei funanbolismi richiesti per incastrare carriera-figli-anziani parenti da accudire-varie ed eventuali. Ricordando che i giochi di equilibrio non entusiasmano fuori dal circo.   

Ha senso se diventa una – e non la sola – occasione per accendere i riflettori su ciò che non va e ciò che si può fare. Ogni pretesto è buono, sì, se è occasione di dialogo, riflessione e fattiva riorganizzazione. 

Ripartiamo dai numeri  

Oltre le chiacchiere. Vediamo i numeri. Dati alla mano (qui il report completo), a Bologna - dove va anche meglio rispetto alla media nazionale -  le donne risultano guadagnare meno degli uomini. Il tasso di occupazione è più basso, più alta invece è la disoccupazione e l'inattività. Le imprenditrici sono una nicchia e le quote rosa in politica una minoranza. Se volgiamo lo sguardo altrove, non suona una musica diversa. Abusi, molestie, stalkeraggio, violenze. Non c'è partita se guardiamo i sessi di vittima e carnefice.

GENDER GAP BOLOGNA_QUALCHE DATO

Autonomia abitativa: l'accordo su alloggi e case rifugio

Cosa fa il Comune di Bologna 

Eppure, dicevamo, a Bologna va meglio che nel resto di Italia. Il Comune felsineo si muove sul tema. E' stato, ad esempio, tra i primi in Italia - ormai dieci anni fa - ad aver adottato un Bilancio di Genere, ovvero un processo per analizzare e valutare in che modo e in quale misura le scelte politiche producono o possono produrre effetti specifici sulle donne e sugli uomini in relazione ai diversi ruoli che questi esercitano nell’ambito delle dinamiche familiari, sociali, economiche e politiche. 

Dando uno sguardo all'ultima edizione del Bilancio - quella del 2023, relativa alle annualità 2021 e 2022 - offre una fotografia della situazione tramite la raccolta di dati disaggregati per genere e informa su alcuni progetti e programmi strategici in corso o conclusi dall’ente sulle pari opportunità e il contrasto alla violenza di genere.  

La redazione della successiva edizione del bilancio di Genere si configura come uno degli obiettivi contenuti all’interno del Gender Equality Plan 2024-2026 (GEP) con cui si intende promuovere la parità di genere attraverso la valutazione di impatto delle politiche pubbliche. 
Il Piano è composto da azioni strutturate su 5 ambiti di intervento, cosiddette Aree Tematiche: Equilibrio tra vita e lavoro e la cultura organizzativa;  Equilibrio di genere nelle posizioni di vertice e negli organi decisionali; Uguaglianza di genere nelle assunzioni e nelle progressioni di carriera; Integrazione della dimensione di genere nei programmi educativi; Misure di contrasto alla discriminazione e alla violenza di genere e divulgazione sui temi delle pari opportunità.

Quanta strada da fare

Ma se Bologna, con i suoi sforzi, e l'Italia, rimasta più spesso indietro, hanno ancora molto su cui lavorare, il resto del mondo come viaggia? Per farci una - parziale - idea basta il quadro tracciato proprio ieri durante l’incontro dal titolo “Quale occupazione per le donne?”, organizzato dai sindacati, da qui arriva la stima, tragica, secondo la quale al ritmo attuale ci vorranno 132 anni per raggiungere la parità totale sul lavoro tra uomo e donna nel mondo. E se si pensa che il lavoro e l'indipendenza economia sono essenziali per la libertà di un individuo - diritto inalienabile - ecco che questo proiezione si carica di tutta la drammaticità che si trascina dietro. 

"Io da sola non posso cambiare il mondo, ma posso lanciare un sasso sulle acque per creare molte increspature"

- Madre Teresa, umanitaria e Premio Nobel per la Pace-

Ogni viaggio, anche il più lungo, parte da casa

E quindi che fare? Da dove iniziare questo cammino lungo e tortuoso? Lì da dove parte ogni viaggio. Da casa.

Si parla tanto della necessità di estirpare una certa cultura retrograda partendo da scuole, amministrazioni e quant'altro. Bene. Ma nell'attesa sarebbe auspicabile che ognuno iniziasse a fare la sua parte. Seminando bene nel proprio orticello. A partire da se stessi e dall'educazione dei propri figli. L'eredità più grande che si lascia al mondo di domani, che si spera possa essere meno miope.  

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