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Parla il primo cittadino / Crevalcore / Via di Mezzo Levante, 2233

Marelli: "Chiusura preoccupante anche per il paese. Mancati gli investimenti nel green"

INTERVISTA | Marco Martelli, primo cittadino di Crevalcore, parla della chiusura della storica filiale: "Ho il sentimento che sia il primo anello di una catena, sto sensibilizzando i cittadini sull'accaduto e l'amministrazione ora è al fianco dei dipendenti"

Una azienda punto di riferimento che chiude improvvisamente per ragioni di mercato. La Magneti Marelli ieri 19 settembre 2023 ha annunciato la chiusura della sua filiale di Crevalcore. In totale i dipendenti lasciati a casa dal lavoro sono 230. La storica impresa che produce collettori di aspirazione aria e di pressofusi di alluminio, entrambi componenti per motori, ha annunciato dopo un accordo a Roma con i sindacati e i vertici di chiudere definitivamente i battenti nel piccolo paese di provincia. Complici, anche e soprattutto, le svolte green legate alle auto elettriche, ora Crevalcore si ritrova senza un'azienda importantissima e produttrice di grande indotto fiscale. "Prima di mollare bisognava provarle tutte" ha detto il sindaco della città Marco Martelli in un'intervista a BolognaToday. 

Marelli a Crevalcore, chiude lo stabilimento: a rischio 230 posti di lavoro

Sindaco, Crevalcore perde la Magneti Marelli. Decisione davvero improvvisa?

"In verità sapevamo, noi come amministrazione, che c'erano delle difficoltà. Era già da più di due anni che ogni tanto personalmente mi sentivo con il sindacato per capire quale fosse la situazione. E le cose non sono mai state proprio idilliache, almeno nell'ultimo periodo. Non c'era ricerca, non c'erano nuove prospettive: l'azienda era ferma a produzioni che hanno risentito il passaggio del motore endotermico a quello elettrico. Il mercato stava - e sta - andando in un'altra direzione. Il fatto che già a suo tempo, nel 2018, la Fiat non abbia mai pensato a riconvertire l'impianto per integrare componenti elettriche era fattore di preoccupazione per l'azienda. Già da allora bisognava investire sul green, come hanno fatto altri marchi automobilistici. 

Quest'estate abbiamo partecipato all'incontro con l'assessore allo sviluppo economico e green economy, lavoro, formazione e relazioni internazionali Vincenzo Colla e i sindacati. Da quest'incontro sono emerse delle difficoltà, ma l'azienda contava di avere ancora mercato da sfruttare derivante dai paesi meno sviluppati rispetto all'Europa: parliamo di India o Brasile, per esempio, che non hanno ancora imposto delle leggi o dei limiti sulle auto elettriche e su quelle con il motore a combustione. Ieri 19 settembre le cose sono però precipitate. 

La decisione è stata maturata in un giorno, alla fine. Mi sono messo in contatto con l'assessore Colla e mi aveva riferito dell'incontro che si sarebbe fatto a fine settembre a Roma. Quando si sono incontrati i rappresentati dei sindacati con la dirigenza dell'azienda è stata inoltrata la comunicazione della chiusura della filiale di Crevalcore".

L'amministrazione - oltre agli incontri - ha fatto altro?

"Purtroppo parliamo di un'azienda privata. L'amministrazione ha parlato con la Regione, con la dirigenza, con i sindacati, con i dipendenti. Più di così non può. Ci siamo sempre messi a disposizione per qualsiasi intervento infrastrutturale, le porte sono sempre state aperte a tutti. Parliamo di un impianto che dava lavoro a 230 persone. In ballo ci sono fondi internazionali e interessi economici. Oltre a mediare o trovare accordi, poco si può fare". 

Pensa che sia stato un problema legato al nuovo sviluppo di auto elettriche?

"È chiaro che il futuro delle macchine europee è ormai l'elettrico. È stato stabilito. Il fatto è che la Fiat non ha le auto elettriche, si è appoggiata ad altre case automobilistiche. Questa è una scelta che io giudico scellerata e che ha preso Marchionne al suo tempo. Lui non credeva ai motori elettrici e invece l'Ue è andata in quella direzione. 

Secondo me ci sarebbero le condizioni per cominciare a creare dei componenti sostenibili e green. Anche con l'alluminio stesso ci sono delle parti del motore elettrico che richiedono una componentistica in quel materiale. Bisognerebbe iniziare a investire e cominciare a produrre. Ma invece hanno pensato bene di chiudere. Ho la sensazione che questo sia stato il primo anello a saltare e che a seguire colpirà anche altre sedi, come quella di Bologna. Lì si trova un po' il 'cervello' della Magneti Marelli. È dove si studiano e si programmano i progetti futuri e - da quello che so - non si sta buttando fuori niente, è tutto fermo. Il problema è che se a Crevalcore c'erano 'solo' 230 dipendenti, a Bologna c'è il rischio che 560 persone restino a casa dal lavoro". 

Quali ripercussioni sul territorio di Crevalcore?

"Questa mattina i lavoratori hanno fatto l'assemblea e ora si stanno preparando per fare un presidio permanente davanti all'azienda. Cercheranno in tutti i modi di non far uscire nessun tipo di macchinario in segno di protesta. Sto cercando di sensibilizzare tutta l'opinione pubblica del paese perché non è un problema solo dei dipendenti, ma dell'intera comunità. Un'azienda di quelle dimensioni in un paese di 13mila abitanti prende del posto. Anche il fatto che tutti i dipendenti non siano di Crevalcore - perché non lo sono tutti - non fa differenza. Mancheranno 230 persone che prendevano il pranzo, facevano la spesa, pagavano l'irperf e lavoravano per un'azienda che pagava le tasse al nostro Comune. C'è tutto un indotto che mancherà.

Una situazione simile è successa quando ha chiuso lo zuccherificio o quando ha abbassato le serrante l'Edilcoop, anni fa. Periodicamente purtroppo finiamo dentro a circostanze di questo tipo, si vede che è destino. Oltretutto erano i cinquant'anni della Magneti Marelli: la sede di Crevalcore è stata infatti inaugurata nel 1973".

Come pensate di reinserire le persone? Avete dei piani? 

"Appena ho saputo della notizia ho chiamato un industriale che sta aprendo uno stabilimento a duecento metri dalla Magneti Marelli. Si tratta di un impianto che recupererà la plastica di scarto, trasformandola in materiale riciclato con cui produrre altri beni. Ve ne avevo parlato in un'intervista precedente. Ho parlato con il proprietario del progetto ed è pronto di partire: conta di aprire nel 2024. Lo reputo una persona seria e di cui mi fido. Mi ha spiegato come non appena inizierà ad assumere personale darà la precedenza agli ex dipendenti Marelli. In totale saranno novanta le persone che saranno assunte. 

Entro trenta giorni inoltre l'azienda è obbligata ad aprire il tavolo di concentrazione nel quale verranno definiti gli ammortizzatori sociali, le buonuscite tutto quanto. Insomma, i dipendenti non saranno cacciati. Questo è l'ultimo atto di azioni di convincimento che già da tempo vedevano l'erogazione di larghi premi a chi si allontanava". 

Un suo commento personale sulla cosa?

"Il mio unico messaggio è che prima di mollare bisognava provarle tutte. Conto di fare in modo che il paese si metta al fianco dei dipendenti e li aiuti a portare avanti questa battaglia. Alla fine non sono sempre finite male le cose. Ci sono aziende che delle cose le hanno portate a casa e mi auguro che sia anche il caso della Magneti Marelli e dei suoi 230 lavoratori. Il nostro lo faremo". 

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